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12 marzo 2020 - Prima - Italia - Il Giornale
L’allarme di medici e poliziotti “Sos, siamo senza protezioni”
Fausto Biloslavo
Trieste, Roma, Genova, le mascherine per le forze di polizia scarseggiano e «vengono consegnate con il contagocce». L\'allarme arriva da Stefano Paoloni, segretario del sindacato Sap, che ieri ha scritto una lettera urgente a Franco Gabrielli, capo della Polizia. «Per le mascherine siamo ai minimi termini - spiega Paoloni del Sindacato autonomo di polizia al Giornale - Sto ricevendo segnalazioni di distribuzioni centellinate da Trieste, Roma e Genova. Nel commissariato del tribunale della capitale questa mattina (ieri per chi legge, nda) hanno consegnato due mascherine monouso». Paoloni ha preso carta e penna rivolgendosi al capo della Polizia che aveva promesso l\'arrivo di 50mila mascherine ogni martedì dall\'inizio di marzo e 200mila dalla prossima settimana.
«Ribadiamo la necessità di fornire quanto prima i dovuti dispositivi di protezione individuale a tutto il personale in servizio, considerato anche il rischio di relazionarsi con cittadini asintomatici» scrive Paoloni. A Trieste, il rappresentante del Sap, Lorenzo Tamaro, ha spiegato che «è stato centellinato il materiale protettivo perché le scorte erano scarse e tuttora non soddisfano le esigenze». La polizia locale di Milano denuncia attraverso il Giornale che «ogni pattuglia ha due mascherine, un kit e dobbiamo anche giustificarne l\'utilizzo». Alcuni vigili si sono comprati da soli le protezioni. Nelle carceri stanno distribuendo 100mila mascherine monouso.
Sul fronte sanitario Nursing up, sindacato degli infermieri, ha denunciato che in Piemonte «scarseggiano le mascherine di protezione» e in alcuni casi i camici sterili sono stati sostituiti da «sacchi di plastica normalmente adibiti alla raccolta rifiuti». A Bari «continuano ad arrivare segnalazioni da parte dei medici in servizio negli ospedali della provincia sulla carenza dei dispositivi di protezione individuale (mascherine, camici e occhiali), con personale già in quarantena per l\'esposizione non protetta». L\'ennesima segnalazione è di Filippo Anelli, presidente dell\'Ordine dei medici: «É come combattere in prima linea disarmati». Solo in Lombardia il fabbisogno minimo è di 300mila mascherine.
Il capo della protezione civile Borrelli rassicura sostenendo di avere fatto distribuire «1,1 milioni di mascherine». Ma i veri numeri sono stati svelati ieri dalla centrale di acquisto della pubblica amministrazione (Consip) che ha lanciato una gara per 170 milioni di mascherine, guanti e camici. Nei dettagli c\'è bisogno di 10.785.206 mascherine ad alta protezione FFp2 e Ffp3, per i sanitari in prima linea, forze dell\'ordine e servizi essenziali, ma sarà molto dura reperirle sul mercato. Il lotto 6 prevede l\'acquisto di 24.314.550 mascherine chirurgiche.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si è accordato con i cinesi, dopo che gli abbiamo donato 2 tonnellate di protezioni individuali il 15 febbraio, che oggi servirebbero come il pane. Da Pechino arriveranno in regalo 100mila mascherine ad alta protezione, ma poi ci venderanno altri 2 milioni di pezzi. «L\'Italia sta in queste ore comprando con i propri soldi ventilatori, tute e mascherine dalla Cina. Non riceve un regalo come vorrebbe far credere la propaganda del M5S» conferma il vicesegretario di Più Europa, Piercamillo Falasca. La città cinese di Liyang ha donato appena 2 mila mascherine protettive al sindaco di Como. L\'aspetto paradossale è la notizia dell\'agenzia statale Xinhua, che annuncia l\'arrivo di 4556 scatoloni pieni di mascherine e protezioni, che sarebbero indirizzati alla comunità cinese in Italia.
[continua]

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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14 marzo 2015 | Tgr Friuli-Venezia Giulia | reportage
Buongiorno regione
THE WAR AS I SAW IT - L'evento organizzato dal Club Atlantico giovanile del Friuli-Venezia Giulia e da Sconfinare si svolgerà nell’arco dell’intera giornata del 10 marzo 2015 e si articolerà in due fasi distinte: MATTINA (3 ore circa) ore 9.30 Conferenza sul tema del giornalismo di guerra Il panel affronterà il tema del giornalismo di guerra, raccontato e analizzato da chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo motivo sono stati invitati come relatori professionisti del settore con ampia esperienza in conflitti e situazioni di crisi, come Gianandrea Gaiani (Direttore responsabile di Analisi Difesa, collaboratore di diverse testate nazionali), Fausto Biloslavo (inviato per Il Giornale in numerosi conflitti, in particolare in Medio Oriente), Elisabetta Burba (firma di Panorama), Gabriella Simoni (inviata Mediaset in numerosi teatri di conflitto, specialmente in Medio Oriente), Giampaolo Cadalanu (giornalista affermato, si occupa di politica estera per La Repubblica). Le relazioni saranno moderate dal professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste. POMERIGGIO (3 ore circa) ore 14.30 Due workshop sul tema del giornalismo di guerra: 1. “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” - G. Gaiani, G. Cadalanu, E. Burba, F. Biloslavo 2. “Il freelance, l'inviato e l'addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” G. Simoni, G. Cuscunà, cap. B. Liotti

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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachi­stana, in coma dopo le spranga­te del fratello, non voleva spo­sarsi con un cugino in Pakistan. Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucci­so a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schiera­ta a fianco della figlia. Se Noshe­e­n avesse chinato la testa il mari­to, scelto nella cerchia familia­re, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Ita­lia. La piaga dei matrimoni com­binati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adole­scenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il busi­ness della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro. Non capita solo nelle comuni­tà musulmane come quelle pa­chistana, marocchina o egizia­na, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a par­te.

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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