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07 maggio 2020 - Il Fatto - Italia - Il Giornale
Sbarchi senza sosta, Lampedusa è al collasso
Fausto Biloslavo
Nuovi sbarchi a Lampedusa e nell\'agrigentino, che portano i migranti arrivati dal primo maggio a 604. Oramai sono 4.069 dall\'inizio dell\'anno rispetto agli 842 dello stesso periodo nel 2019. Ed i costi aumentano a causa della quarantena a bordo di navi ad hoc pagate dallo stato quasi 1 milione e 200mila euro al mese. A Lampedusa sono sbarcati nella notte fra martedì e mercoledì altri 156 migranti. Il sindaco Salvatore Martello ammette che «siamo costretti a lasciarli sul molo Favaloro perché non abbiamo una struttura libera. Ho chiesto di piazzare una nave di fronte al porto». Non sarebbe il caso che una volta al largo vengano trasferiti direttamente sulla terraferma?. Martello spiega che «l\'isola è in ginocchio. Come si fa a parlare di ripartenza?».
Uno sbarco fantasma è avvenuto ieri sulla spiaggia di Torre Salsa in provincia di Agrigento. Circa cinquanta migranti si sono dileguati e le forze dell\'ordine ne hanno intercettati una trentina. Una nuova per la quarantena arriverà di fonte a Pozzallo. La seconda dopo il traghetto Rubattino che ha ospitato 182 clandestini raccolti in mare dalle Ong in aprile. Per i primi 15 giorni sarebbe costata un milione di euro, oltre 350 euro al giorno a persona. Il senatore di Fratelli d\'Italia, Patrizio La Pietra, ha presentato un\'interrogazione al governo sulle spese. Il bando che scadeva il 24 aprile prevedeva un «importo complessivo stimato pari ad euro 1 milione 199mila 250 euro oltre Iva» stabilendo «una durata di trenta giorni dalla data di avvio dell\'esecuzione del contratto, salvo proroghe». E fra i vari servizi erano richiesti «cabine singole con bagno, pasti etnici, connessione wi-fi, regolamenti tradotti in almeno dieci lingue».
Al largo di Lampedusa è sempre in attesa il mercantile Marina con 78 migranti a bordo. L\'Ong tedesca Sea Watch coinvolge pure noi con la solita tattica pietista: «L\'armatore ci racconta che le persone soccorse dormono sul ponte, il cibo scarseggia e l\'equipaggio è allo stremo. Malta, porto di destinazione, e Italia, più vicina, continuano a non cooperare, negando l\'approdo». E da ieri un altro natante è alla deriva con 46 migranti partiti dalla Libia comprese donne in gravidanza e tre bambini. Alarm phone, il centralino dei migranti, intima il soccorso. Un aereo della missione europea di Frontex ha sorvolato i naufraghi e ieri sera era in zona una motovedetta maltese.
Nella speranza di tamponare l\'ondata di arrivi per l\'estate, la Guardia costiera ha sottoposto a «fermo amministrativo» l\'Alan Kurdi, che aveva portato in Italia 149 migranti poi trasbordati sul traghetto Rubattino per la costosa quarantena. «L\'ispezione ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo», ovvero i migranti, si legge in una nota della Guardia costiera. Un\'altra ispezione, con conseguente «fermo amministrativo», ha riguardato l\'Aita Mari della Ong basca «Salvamento Maritimo Umanitario», che in aprile ci aveva portato altri migranti.
Insomma, tutte le navi delle Ong verranno ispezionate e i talebani dell\'accoglienza protestano, come ha fatto Sea Eye, per le «molestie» e gli «abusi di autorità» messi in atto dalla Guardia costiera italiana su input del governo di Roma. Ma, sempre i talebani dell\'accoglienza, stanno rafforzando la flotta. I tedeschi di Sea Watch hanno raccolto 1 milione mezzo di euro. A Burriana, in Spagna, stanno ultimando i lavori di Poseidon, ribattezzata Sea Watch 4 e definita «la nave più attrezzata del Mediterraneo». La nuova ammiraglia dei«talebani» potrebbe salpare a breve.
[continua]

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18 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
L'Islam nelle carceri
Sono circa 10mila i detenuti musulmani nelle carceri italiane. Soprattutto marocchini, tunisini algerini, ma non manca qualche afghano o iracheno. Nella stragrande maggioranza delinquenti comuni che si aggrappano alla fede per sopravvivere dietro le sbarre. Ma il pericolo del radicalismo islamico è sempre in agguato. Circa 80 detenuti musulmani con reati di terrorismo sono stati concentrati in quattro carceri: Macomer, Asti, Benevento e Rossano. Queste immagini esclusive mostrano la preghiera verso la Mecca nella sezione di Alta sicurezza 2 del carcere sardo di Macomer. Dove sono isolati personaggi come il convertito francese Raphael Gendron arrestato a Bari nel 2008 e Adel Ben Mabrouk uno dei tre tunisini catturati in Afghanistan, internati a Guantanamo e mandati in Italia dalla Casa Bianca. “Ci insultano per provocare lo scontro dandoci dei fascisti, razzisti, servi degli americani. Una volta hanno esultato urlando Allah o Akbar, quando dei soldati italiani sono morti in un attentato in Afghanistan” denunciano gli agenti della polizia penitenziaria. Nel carcere penale di Padova sono un centinaio i detenuti comuni musulmani che seguono le regole islamiche guidati dall’Imam fai da te Enhaji Abderrahman Fra i detenuti comuni non mancano storie drammatiche di guerra come quella di un giovane iracheno raccontata dall’educatrice del carcere Cinzia Sattin, che ha l’incubo di saltare in aria come la sua famiglia a causa di un attacco suicida. L’amministrazione penitenziaria mette a disposizione degli spazi per la preghiera e fornisce il vitto halal, secondo le regole musulmane. La fede nell’Islam serve a sopportare la detenzione. Molti condannano il terrorismo, ma c’è anche dell’altro....

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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

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12 maggio 2020 | Tg5 | reportage
L'infermiera sopravvissuta al virus
L’infermiera ha contratto il virus da un paziente anziano nell’ospedale Maggiore di Trieste A casa non riusciva più a respirare ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale Il figlio, soldato della Nato, era rimasto bloccato sul fronte baltico dall’emergenza virus con l’appartamento pieno di medicine l’incubo del contagio non l’abbandonerà mai Due mesi dopo il contagio Svetlana è negativa al virus ma ancora debole e chiusa in casa

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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