image
Articolo
25 maggio 2020 - Il Fatto - Italia - Il Giornale
L’ospedale degli alpini saluta l’ultima paziente
Fausto Biloslavo
L\'ultima paziente salvata dal virus è stata dimessa sabato mattina dall\'ospedale degli alpini nella Fiera di Bergamo. Un caso del destino, alla vigilia del 24 maggio, il giorno della «Leggenda del Piave», l\'inno ai nostri fanti e agli alpini, che nel 1915 prendevano d\'assalto le linee austriache per liberare le terre irredente. Oltre un secolo dopo abbiamo combattuto un\'altra «guerra» contro un nemico invisibile e ancora una volta gli alpini sono stati in prima linea. In mimetica a trasportare le bare delle vittime di Bergamo, a sanificare le strade delle città infette, assieme alla protezione civile e col fiore all\'occhiello dell\'ospedale tirato su a tempo di record alla Fiera della città martire.
«L\'ospedale è stata una vittoria contro il virus non solo di noi alpini, ma del nostro popolo», sottolinea al Giornale Carlo Macalli, rappresentante delle penne nere a Bergamo. Carla Spelegatti, 71 anni, è stata l\'ultima paziente colpita dal Covid-19 a venire dimessa dalla struttura messa in piedi dall\'Associazione nazionale alpini, quando gli ospedali stavano collassando travolti dalla pandemia. Alle nove di sabato l\'hanno trasferita in una struttura riabilitativa. L\'ospedale da campo della Fiera di Bergamo conta 142 letti, la metà di terapia intensiva. Nel primo mese sono stati ricoverati e salvati 52 pazienti infetti, ma fra il turn over e quelli che non hanno avuto bisogno di venire intubati sono un centinaio i malati trattati nel gioiello degli alpini.
La storia di successo dell\'ospedale nato dal nulla inizia il 6 aprile. In dieci giorni l\'Associazione nazionale alpini mobilita un piccolo esercito solidale che costruisce l\'ospedale in quattro giorni di meno rispetto a quello cinese di Wuhan. «C\'era bisogno di risposte concrete - spiega asciutto Macalli -. La forza di volontà ha fatto il resto». Neanche un soldo chiesto allo Stato e all\'Europa, le risorse sono arrivate da imprenditori e lavoratori locali, una grossa banca grazie a una raccolta fondi di 800mila euro e pure da Papa Francesco che ha contribuito con 60mila euro.
Non è stato solo un esempio di efficienza e solidarietà, ma un mezzo miracolo che ha mobilitato in prima linea realtà agli opposti sotto il grande cappello egli alpini. Alla Fiera sono arrivati fra i primi medici, infermieri e rianimatori della squadra militare russa inviata dal Cremlino. Una grande Ong come Emergency non si è tirata indietro schierando 34 operatori, che hanno gestito una bella fetta della terapia intensiva. E fra loro ci sono veterani della «guerra» alla peste di Ebola in Sierra Leone. «Grazie Alpini. Grazie Bergamo per la tua forza», ha scritto il presidente della Regione Lombardia su Facebook, Attilio Fontana, il giorno dopo le dimissioni dell\'ultima paziente.
Qualcuno dirà che sono stati trattati pochi pazienti o che la struttura non serviva, ma sono proprio il lavoro di squadra lanciato dagli alpini, la grande mobilitazione e la solidarietà le «medaglie» di questo progetto, che non chiude i battenti. L\'ospedale delle penne nere inizia da oggi la trasformazione in un grande ambulatorio riservato ai pazienti Covid dimessi dal Papa Giovanni, il principale nosocomio di Bergamo. «Si tratta di spostare alcuni pannelli e poi procederemo con la sanificazione - spiega Sergio Rizzini, responsabile della struttura per l\'Ana -. Verranno trattati una decina di pazienti al giorno». E se il nemico invisibile rialzasse la testa l\'ospedale degli alpini tornerà a fare da baluardo, come le penne nere dal 24 maggio 1915 con la «Leggenda del Piave».
[continua]

video
29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.

play
12 maggio 2020 | Tg5 | reportage
L'infermiera sopravvissuta al virus
L’infermiera ha contratto il virus da un paziente anziano nell’ospedale Maggiore di Trieste A casa non riusciva più a respirare ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale Il figlio, soldato della Nato, era rimasto bloccato sul fronte baltico dall’emergenza virus con l’appartamento pieno di medicine l’incubo del contagio non l’abbandonerà mai Due mesi dopo il contagio Svetlana è negativa al virus ma ancora debole e chiusa in casa

play
05 febbraio 2015 | Porta a Porta | reportage
IN RICORDO DELLE FOIBE E L'ESODO LA PUNTATA DI PORTA A PORTA


play
[altri video]
radio

27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

play

[altri collegamenti radio]




fotografie







[altre foto]