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																				Artcolo 
																						20 giugno 2020  - Prima - Terrorismo - Il Giornale | 
																				
																					
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																				| La rivincita di Malala: uno schiaffo ai talebani la laurea a Oxford | 
																			 
																			
																				Fausto Bioloslavo I talebani le hanno sparato in testa perché le  ragazze non devono studiare, ma vivere come fantasmi sotto il burqa.  Malala Yousafzai ieri ha dimostrato agli integralisti sanguinari di  avere raggiunto l\\\'obiettivo, nonostante le pallottole. L\\\'eroina  pachistana, premio Nobel per la pace si è laureata alla prestigiosa  università inglese di Oxford in un corso di filosofia, politica ed  economia iniziato nel 2017. Le prime parole della neo laureata spiegano  tutto: «Difficile esprimere la gioia e la gratitudine che provo». Su  twitter ha postato due fotografie. Una con i genitori ed i fratelli  mentre taglia una torta di festeggiamento. E l\\\'altra sorridente, sporca  di panna e piena di coriandoli. Il testo del tweet è semplice, ma  efficace: «Non so cosa mi aspetta. Per il momento Netflix, leggere e  dormire». Tanti i messaggi di congratulazioni compresi quelli dello  scrittore Philip Pullman e dell\\\'astronauta Anne McClain. Chissà cosa  ne pensa Ehsanullah Ehsan, il portavoce dei talebani, che aveva  rivendicato l\\\'attentato a Malala sostenendo che bisognava fermarla in  quanto «simbolo degli infedeli e delle oscenità». Il terrorista si è  consegnato tre anni fa ai servizi segreti pachistani, ma lo scorso  febbraio sarebbe scappato tornando fra i tagliagole nella zona di  frontiera con l\\\'Afghanistan. Il 9 ottobre 2012 un commando talebano  aveva fermato il pullman che riportava Malala e altre ragazze dalla  scuola a casa nella valle dello Swat, allora infestata dai talebani. I  tagliagole cercavano proprio lei. La ragazzina, fin da quando aveva 11  anni, teneva un blog per la Bbc in pasthun, la lingua dei talebani, dove  si batteva per il diritto allo studio attaccando gli integralisti. A 15  anni volevano fermarla per sempre sparandole in testa, ma Malala è  miracolosamente sopravvissuta. In condizioni gravissime era stata curata  prima in Pakistan e poi in Inghilterra dove si è completamente ripresa  lanciandosi nella missione della sua vita in difesa dei diritti delle  donne e soprattutto allo studio nelle aree più retrograde del mondo  islamico. I talebani hanno addirittura minacciato di tornare a colpirla  per finire il lavoro. Malala ha trovato forza proprio nell\\\'attentato,  che l\\\'aveva ridotta in fin di vita. Nel 2013, per il suo sedicesimo  compleanno, ha preso la parola davanti all\\\'assemblea delle Nazioni Unite  indossando lo scialle che apparteneva a Benazir Bhutto, la premier  pachistana fatta saltare per aria dai terroristi della guerra santa.  Malala, dal pulpito dell\\\'Onu, ha lanciato un messaggio di coraggio alle  sue coetanee e un appello per il diritto allo studio di tutti i bambini e  le bambine del mondo. L\\\'anno dopo è stata insignita del premio Nobel  per la pace, la più giovane vincitrice dello storico riconoscimento  internazionale. La ragazzina che i talebani non volevano far studiare è  diventata una star con diversi libri come la sua autobiografia «Io sono  Malala», che ha avuto grande successo anche in Italia. Assieme ad  Anastacia, Stephen Hawking, Stevie Wonder, Kate Winslet, Bill Gates e  Melinda Gates, la regina Rania di Giordania, Jennifer Lopez, Meryl  Streep ha lanciato un programma globale un po\\\' utopistico per eliminare  la povertà estrema, combattere la disuguaglianza, le ingiustizie e  arrestare il cambiamento climatico. Malala si definisce pacifista e  socialista, ma la sua vera vittoria è proprio la laurea che i talebani  volevano impedirle di ottenere a pistolettate. | 
																			 
																			
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																							04 maggio 2010 | Spazio Radio | intervento  | 
																						 
																						
																							Terrorismo 
																								Tutti i nemici dell'America 
																								Rivoluzionari islamici nati su internet, terroristi della guerra santa fai da te, con qualche vacanza del terrore alle spalle in Pakistan, Yemen, Somalia o estremisti di destra sono i principali sospettati del fallito attentato a New York. 
																								 
																								
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