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06 agosto 2020 - Sito - Italia - Il giornale.it
\"\"Sono nata e morirò italiana...\". Un film celebra Alida Valli \"
\\\"Troppe volte, come la mia città, avevo cambiato pelle, ma sono nata e morirò italiana\\\", scrive Alida Valli nel suo diario. La città è Pola, dove nasce nel 1921 e non ha mai più voluto tornare dopo la fine della Seconda guerra mondiale e l’occupazione dei partigiani jugoslavi di Tito. Le sue parole rivivono grazie all’appassionata interpretazione di Giovanna Mezzogiorno nel film documentario “Alida” di Mimmo Verdesca selezionato al festival di Cannes. In vista del centenario della nascita della leggendaria attrice italiana, Venicefilm e Kublai Film hanno prodotto, in collaborazione con Istituto Luce-Cinecittà e la partecipazione di Rai Cinema, la pellicola che verrà presentata in anteprima mondiale al Festival Lumière di Lione in ottobre. Alida Valli è stata una delle attrici più celebri e amate del cinema e del teatro del ‘900. “Il cinema mi ha portato più volte sui luoghi della mia infanzia. A Pola ho sempre scelto di non tornare perché mi ricorda mio padre. Solo una volta nel 1941 mi decisi a visitarla, ci andai con mia madre”, racconta Alida con la voce di Mezzogiorno. Le immagini fanno vedere l’Arena, la perla dell’Istria di oggi e le riprese si insinuano nei vicoli e fra le case che ricordano il periodo italiano. “Da allora quante volte sarei potuta tornare e dare un’occhiata alla casa della mia infanzia e mettere ordine in un passato, che mi pesa dentro come un macigno”, racconta il diario di Alida. “L’Istria è una terra bellissima. Non mi sento una privilegiata per essermi risparmiata ciò che agli istriani è capitato alla fine della guerra con le foibe, l’allontanamento forzato, la confisca dei beni e spesso la morte. Seppure lontana io soffrivo con loro” dice la voce narrante. La grande attrice era diventata una star del cinema nel periodo fascista, ma poi Mussolini censurò i suoi film e Alida fu costretta a nascondersi ritrovando una nuova vita ad Hollywood. L’attrice ha lavorato con registi del calibro di Visconti, Hitchcock, Welles, Antonioni, Pasolini, Bertolucci, Argento in una carriera durata 70 anni. Nella clip per i lettori del giornale.it le parole di Alida sono pesanti come pietre: “Pola oramai non è più italiana e oggi i nuovi padroni della mia terra mi hanno fatto un’incredibile proposta. Non avendo più nessuno da esibire come eroe nazionale non gli è parso vero di offrire ad Alida Altenburger la cittadinanza onoraria di artista croata”. L’obiettivo inquadra il cinema Valli nella città dell’Arena. “Ho risposto che troppe volte, come la mia città, avevo cambiato pelle, ma sono nata e morirò italiana”. Il film documentario racconta per la prima volta la straordinaria vita di Alida Valli non solo attraverso le parole inedite delle sue lettere e diari. Il racconto della vita della grande attrice è impreziosito dalle testimonianze di Roberto Benigni, Bernardo Bertolucci, Charlotte Rampling, Vanessa Redgrave, Dario Argento, Piero Tosi, Marco Tullio Giordana, Felice Laudadio, Margarethe von Trotta. “In un periodo così difficile e incerto, la notizia della selezione ufficiale a Cannes Classics e l’anteprima a Lione è un forte segnale di speranza e fiducia ed è un grande onore per me” ha dichiarato il regista Verdesca, vincitore di due Nastri d’Argento per i suoi documentari sul cinema. I produttori, Alessandro Centenaro e Lucio Scarpa, porteranno “nelle sale nazionali e internazionali l’ambizioso documentario alle soglie del centenario della nascita di Alida Valli”.
[continua]

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachi­stana, in coma dopo le spranga­te del fratello, non voleva spo­sarsi con un cugino in Pakistan. Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucci­so a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schiera­ta a fianco della figlia. Se Noshe­e­n avesse chinato la testa il mari­to, scelto nella cerchia familia­re, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Ita­lia. La piaga dei matrimoni com­binati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adole­scenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il busi­ness della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro. Non capita solo nelle comuni­tà musulmane come quelle pa­chistana, marocchina o egizia­na, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a par­te.

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24 novembre 2015 | Rai 1 Storie vere | reportage
Terrorismo in Europa
Dopo gli attacchi di Parigi cosa dobbiamo fare per estirpare la minaccia in Siria, Iraq e a casa nostra

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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