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Articolo
08 agosto 2020 - Interni - Italia - Il Giornale
Che tristezza il ballo di gruppo della Marina
Le due compagnie schierate nella perfetta divisa bianca dei marinai con l\'arma d\'ordinanza e gli ufficiali con le sciabole sguainate fanno il loro effetto. E ricordano «Patria e onore», come sta scritto a caratteri cubitali alla Mariscuola di Taranto, dove i giovani volontari stanno provando il giuramento o hanno appena finito di urlare «lo giuro», poco importa. Al posto dell\'Inno d\'Italia, l\'alzabandiera, l\'impegno iniziatico e solenne di fedeltà di ogni unità delle Forze armate, gli altoparlanti cominciano a pompare Jerusalema, una delle canzonette di moda dell\'estate. La tenente di vascello che guida il corso schierato sotto il sole estivo fa capolino accennando ai primi passi di danza. Poi seguita da tutti i marinai. Come se fosse in spiaggia o in discoteca e non in un\'istituzione della Marina militare dove, si legge sul sito, la cerimonia del giuramento, anche senza parenti a causa del Covid, si «è comunque svolta in un clima solenne e d\'orgoglio». Non proprio, almeno nella parentesi non prevista di una sceneggiata da spiaggia ben poco degna della Marina.
Il tutto ripreso in un video che è finito su You Tube e ha fatto il giro dei social provocando commenti al vetriolo. La musica si alza e la tenente di vascello incita i giovani volontari di Marina a seguire l\'esempio. Sembra che alcuni siano titubanti, ma poi, uno dopo l\'altro, all\'inizio con passi un po\' incerti e alla fine sempre più decisi e a ritmo si scatenano in un improvvisato ballo di gruppo. Dopo un paio di minuti di danza applauso liberatorio dei ballerini della Marina e urlo in coro «primo», probabilmente il numero del corso che ha giurato fedeltà nelle scorse settimane.
Senza la divisa, le armi, le sciabole e a casa loro potevano fare quello che volevano ballando per ore, ma chi darà l\'esempio se pure i giovani che dedicano la vita alla patria si lasciano andare a una sceneggiata da discoteca? Dalla Marina gettano acqua sul fuoco parlando di «bischerata» e spiegano che su You Tube si trovano decine di video simili soprattutto di reparti in armi stranieri. In pratica mal comune mezzo gaudio, ma il Capo di stato maggiore, Giuseppe Cavo Dragone, avrebbe già fatto trasferire la tenente di vascello ballerina e avviato un procedimento disciplinare.
Il minimo se ascoltiamo le sue parole in video per i 102 anni della Marina lo scorso 10 giugno. Sullo sfondo la foto di Luigi Rizzo, soprannominato l\'«affondatore» per le imprese eroiche durante la prima guerra mondiale contro le navi austriache. E l\'ammiraglio che riferendosi agli eroi dei Mas dichiara: «Oggi li festeggiamo degnamente cercando di emularli ed eguagliarli». Non certo a ritmo di una hit dell\'estate. FBil
[continua]

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12 maggio 2020 | Tg5 | reportage
L'infermiera sopravvissuta al virus
L’infermiera ha contratto il virus da un paziente anziano nell’ospedale Maggiore di Trieste A casa non riusciva più a respirare ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale Il figlio, soldato della Nato, era rimasto bloccato sul fronte baltico dall’emergenza virus con l’appartamento pieno di medicine l’incubo del contagio non l’abbandonerà mai Due mesi dopo il contagio Svetlana è negativa al virus ma ancora debole e chiusa in casa

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26 settembre 2012 | Uno Mattina | reportage
I lati oscuri (e assurdi) delle adozioni
Con mia moglie, prima di affrontare l’odissea dell’adozione, ci chiedevamo come mai gran parte delle coppie che sentono questa spinta d’amore andavano a cercare bambini all’estero e non in Italia. Dopo quattro anni di esperienza sulla nostra pelle siamo arrivati ad una prima, parziale e triste risposta. La burocratica e farraginosa gestione delle adozioni nazionali, grazie a leggi e cavilli da azzeccagarbugli, non aiutano le coppie che vogliono accogliere un bimbo abbandonato in casa propria, ma le ostacolano.

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10 giugno 2008 | Emittente privata TCA | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /2
Negli anni 80 lo portava in giro per Milano sulla sua 500, scrive Panorama. Adesso, da ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha voluto visitare a Bolzano la mostra fotografica Gli occhi della guerra, dedicata alla sua memoria. Almerigo Grilz, triestino, ex dirigente missino, fu il primo giornalista italiano ucciso dopo la Seconda guerra mondiale, mentre filmava uno scontro fra ribelli e governativi in Mozambico nell’87. La mostra, organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti, espone anche i reportage di altri due giornalisti triestini: Gian Micalessin e Fausto Biloslavo.

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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