|
Articolo
19 agosto 2021 - Il fatto - Afghanistan - Il Giornale |
|
Il figlio di Massoud: “Noi non ci arrenderemo mai” |
«La resistenza continuerà e avrà successo» ha dichiarato martedì in un breve video notturno Ahmad Massoud, il figlio del leggendario comandante della valle «dei cinque leoni», che non fece mai entrare in Panjsher i sovietici prima ed i talebani dopo. per i nuovi padroni dell\'Afghanistan la vera spina nel fianco è la resistenza armata contro l\'occupazione dell\'Afghanistan nella valle del Panjsher a nord di Kabul. Il comandante Massoud fu la prima vittima dell\'attacco all\'America ucciso il 9 settembre 2001 da due terroristi di Al Qaida camuffati da giornalisti. Il giovane Massoud, in un appello alla Francia, ha spiegato che «noi, afghani, ci troviamo nella situazione in cui era l\'Europa nel 1940. Siamo soli, a resistere, ma non cederemo mai». Al suo fianco c\'è il vicepresidente, Amrullah Saleh, pure lui tajiko ed ex capo dei servizi segreti. Oltre ad essere stato portavoce di Massoud negli anni novanta quando combatteva contro il primo Emirato islamico. Il 17 agosto si è proclamato presidente ad interim citando la costituzione: «In caso di assenza, fuga, dimissioni o morte del presidente». Il capo di Stato Ashraf Ghani è scappato negli Emirati arabi con 169 milioni di dollari. Il ministro della Difesa del precedente governo, Bismillah Khan, anche lui arroccato nel Panjsher ha chiesto all\'Interpol di arrestare Ghani. Su twitter ha scritto: «Coloro che commerciano e vendono la loro patria dovrebbero essere puniti e arrestati». La resistenza nell\'ultima valle libera e anti talebana dell\'Afghanistan può contare su 3mila miliziani e campi di addestramento, ma soprattutto su tre battaglioni dei corpi speciali che non hanno ceduto le armi, blindati e qualche carro armato oltre a pezzi di artiglieria. In Panjsher è riparato anche Munib Amiry il capo dei commando di Mazar i Sharif, che era stato ferito. E altri ufficiali come il comandante di brigata Ahmed Saafi. Il «presidente ad interim» Saleh ha inviato un messaggio a tutti gli ambasciatori afghani nel mondo chiedendo di rispettare i suoi ordini. Molte sedi diplomatiche hanno già sostituito la foto di Ghani con quella del capo dello Stato provvisorio. «Anche a Roma rispondiamo al nuovo presidente fino a quando l\'Italia non riconoscerà un legittimo governo a Kabul» rivela una fonte diplomatica al Giornale. Una chat di addetti militari afghani nel mondo ha già raccolto adesioni da Roma, Mosca, Londra, New Delhi, Turchia. L\'ambasciatore ed ex generale Mohammad Zahir Aghbar, a Dushambe, in Tajikistan ha accusato Ghani di «tradimento della patria». L\'ex repubblica sovietica confinante con l\'Afghanistan è cruciale come retrovia della resistenza. Ma quello che conta veramente sarà l\'eventuale appoggio internazionale, che forse è stato già promesso segretamente da Francia e Inghilterra. Saleh ha lanciato un deciso appello alla resistenza: «Non mi piegherò mai davanti ai terroristi talebani. Non starò mai sotto lo stesso tetto con i Talebani. Mai. A differenza degli Usa e della Nato non abbiamo perso lo spirito combattivo. Unitevi alla resistenza». |
[continua] |
|
video
|
|
04 giugno 2010 | Tele4 | reportage
Intervista sul'Afghanistan la mia seconda patria
Un'intervista di Tele 4 in occasione del dibattito “Afghanistan: raccontare la guerra, raccontare la pace”, al Circolo della Stampa di Trieste,con la fotorgafa Monika Bulaj.
|
|
|
|
01 ottobre 2019 | Tg4 | reportage
I talebani alle porte di Kabul
GUERRA ALLE PORTE DI KABUL
A Maidan Shahr, cinquanta chilometri da Kabul, la guerra con i talebani è senza esclusione di colpi
L’artiglieria di fabbricazione russa dell’esercito afghano martella le postazioni dei talebani che controllano l’entroterra
Il comandante della quarta brigata spiega che è stata individuata una base del nemico, dushman
ed i suoi esploratori confermano via radio che l’obiettivo è stato centrato e distrutto
Non è semplice per gli occidentali arrivare a Maidan Shahr
Nel capoluogo provinciale la polizia ci porta subito in un’operazione notturna
Un avamposto governativo è sotto attacco e ha bisogno di fuoco di copertura
Il generale che comanda la polizia del Wardak sostiene con orgoglio che i suoi uomini hanno eliminato 540 talebani negli ultimi sette mesi
I numeri vanno presi con le pinze, ma anche l’esercito vuole farsi vedere attivo
Il comandate intercetta le comunicazioni radio del nemico
e ci scorta fino sulla prima linea appena a dieci chilometri da Maidan Shahr
I governativi controllano il capoluogo e a malapena l’autostrada numero 1
I blindati avanzano e pochi minuti dopo arrivano i primi colpi
Queste sono le immagini di un altro scontro il giorno prima
La provincia di Wardak è la porta d’ingresso di Kabul infestata dai talebani
|
|
|
|
07 giugno 2010 | Porta a Porta | reportage
Un servizio sulle guerre di pace degli italiani
Le “guerre” di pace degli italiani sono iniziate nel 1982, con la prima importante missione all’estero nel martoriato Libano, dopo il conflitto fra israeliani e palestinesi.
Oggi sono quasi diecimila i soldati italiani impegnati nel mondo in venti paesi. Oltre alla baionette svolgiamo un apprezzato intervento umanitario a favore della popolazione. Dall’Africa, ai Balcani, al Medio Oriente, fino all’Afghanistan non sempre è una passeggiata per portare solo caramelle ai bambini.
Nel 1991, durante la guerra del Golfo, un caccia bombardiere italiano è stato abbattuto dalla contraerea irachena. Il pilota Gianmarco Bellini ed il navigatore Maurizio Cocciolone sono rimasti per 45 giorni nelle cupe galere di Saddam Hussein. Quella in Somalia, è stata una missione sporca e dura, macchiata da casi isolati di torture e maltrattamenti. Al check point Pasta, a Mogadiscio, i paracadutisti della Folgore hanno combattuto la prima dura battaglia in terra d’Africa dopo la seconda guerra mondiale.
Alla fine del conflitto etnico siamo intervenuti a pacificare la Bosnia. Per il Kosovo, nel 1999, l’aeronautica militare ha bombardato i serbi effettuando 3mila sortite. Una guerra aerea di cui non si poteva parlare per opportunità politiche.
Dopo l’11 settembre i focolai di instabilità sono diventati sempre più insidiosi, dall’Iraq all’Afghanistan. Nel 2003, con la missione Antica Babilonia a Nassiryah, i nostri soldati sono rimasti coinvolti nelle battaglie dei ponti contro i miliziani sciiti. In sole 24 ore gli italiani hanno sparato centomila colpi.
Siamo sbarcati di nuovo in Libano dopo il conflitto fra Israele ed Hezbollah, ma la nostra vera trincea è l’Afghanistan. Con i rinforzi previsti per l’estate arriveremo a 4mila uomini per garantire sicurezza nella parte occidentale del paese, grande come il Nord Italia, al confine con l’Iran. Herat, Bala Murghab, Farah, Bala Baluk, Bakwa, Shindad sono i nomi esotici e lontani dove fanti, alpini, paracadutisti combattono e muoiono in aspri scontri e imboscate con i talebani o attentati. Dal 1982, nelle nostre “guerre” di pace, sono caduti 103 soldati italiani.
|
|
|
|
radio
|
13 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage |
Afghanistan
Kabul è libera
I talebani hanno abbandonato la capitale afghana nella notte, ma per strada si trovano i cadaveri dei militanti arabi legati ad Al Qaida. Entro a Kabul il 13 novembre, la mattina del mio quarantesimo compleanno, il regalo più bello.
|
|
14 novembre 2001 | Radio 24 | reportage |
Afghanistan
La musica che cambia
Nei negozi della capitale liberata non si vende più la cantilena dei versi del Corano, ma la melodiosa musica indiana, proibita dai talebani.
|
|
07 agosto 2008 | Radio24 | reportage |
Afghanistan
Taccuino di guerra - In pattuglia con i marines
Afghanistan, un'estate in trincea. In prima linea con i marines
|
|
18 agosto 2008 | Radio 24 | reportage |
Afghanistan
Taccuino di guerra - La battaglia di Bala Murghab
Afghanistan,un'estate in trincea.In prima linea con i soldati italiani
|
|
08 agosto 2008 | Radio24 | reportage |
Afghanistan
Taccuino di guerra - Cowboy road la strada dei kamikaze
Afghanistan, un'estate in trincea. In prima linea con i marines
|
|
|
|
|