|
Articolo
31 gennaio 2024 - Copertina - Ucraina - Panorama |
|
Nella morsa russa |
Il governo ucraino ha stanziato 427 milioni di euro per fortificare la linea del fronte lunga mille chilometri. Una somma record che dimostra, dopo quasi due anni di guerra, come i russi siano all’offensiva. Il generale in congedo, Giorgio Battisti, osserva che “nessuno dei due riesce a prevalere in modo definitivo sull’altro, ma l’iniziativa in questo memento è in mano ai russi anche se i risultati sono limitati in termini di guadagno di terreno. Gli ucraini, però, sono sulla difensiva su tutta la linea del fronte”. Uno stallo pericoloso con le truppe di Mosca che puntano a sfondare attaccando su almeno sette direttrici. Il nuovo zar, Vladimir Putin, canta già vittoria, ma di Pirro: i russi non occupano più del 20% del territorio ucraino. Olexandr Shtupun, portavoce dello stato maggiore dell’esercito a Kiev, soprannominato “Rambo”, ha, però, ammesso che “se consideriamo il numero di assalti e la pressione esistente sulle nostre unità, l’ultimo mese del 2023 è stato il più difficile per le truppe dall’inizio del conflitto”. Lo stesso presidente, Volodomyr Zelensky, ha annunciato il 20 gennaio, che “solo nell'ultimo giorno ci sono stati più di un centinaio di scontri, battaglie intense. La più dura è ad Avdiivka”. La città della regione del Donbass ed i dintorni fortificati resistono dall’inizio dell’invasione a pochi chilometri da Donetsk, la “capitale” filorussa che continua a venire bersagliata dall’artiglieria ucraina. Il 21 gennaio è stato colpito il mercato con proiettili di 155 millimetri che hanno causato 27 morti fra i civili. “L’obiettivo russo è chiudere la sacca attorno ad Avdiivka - spiega una fonte Nato - Se cade non sarà solo una vittoria altamente simbolica, ma la linea di difesa ucraina dovrà arretrare di almeno 20 chilometri”. L’esercito russo ha conquistato Marinka, ma preme su sette fronti a cominciare da Est sull’asse Kupyansk-Svatove-Kreminna puntando al fiume Oskil come linea di demarcazione. Dopo la caduta di Bakhmut, la Stalingrado ucraina, le truppe di Mosca puntano alla nuova linea di difesa a Chasiv Yar. Oltre Avdiivka stanno rosicchiando terreno attorno all’unico successo della controffensiva estiva degli ucraini che è arrivata fino al villaggio di Robotyne. Il 10 gennaio il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha spiegato con grande lucidità in Parlamento che “per esplicita ammissione delle autorità ucraine, il contrattacco, sviluppatosi soprattutto a sud negli Oblast (regioni nda) di Zaporizhia e Kherson, ha permesso di recuperare dall’occupazione russa solo poche decine di chilometri quadrati di terreno”. La controffensiva ha fallito "l’obiettivo finale che Kiev si era posta: raggiungere il Mare di Azov e interrompere la continuità territoriale tra Crimea e Donbass”. Crosetto ha fatto notare che “le principali difficoltà riscontrate sono da imputare alla presenza di vasti campi minati – l’intelligence ucraina stima in oltre 8 milioni il numero di mine impiegate dai russi a protezione delle proprie posizioni – e alla superiorità numerica e aerea delle forze di Mosca”. Le teste di ponte ucraine di fronte a Kherson, oltre il fiume Dnipro, altra linea di demarcazione russa, vengono martellate e subiscono pesanti perdite anche se uno scudo di droni riesce a tenere in parte a bada l’artiglieria nemica. La spina nel fianco degli ucraini è il blocco degli aiuti (60 miliardi di dollari) imposto dai repubblicani nel Congresso Usa. La criticità maggiore, che si riflette sul campo di battaglia, è la penuria di munizioni, soprattutto dei proiettili di artiglieria più utilizzati di 155 millimetri. Gli ucraini riescono a sparare 2mila colpi al giorno su tutta la linea del fronte, ma i russi rispondono con 10mila, un rapporto di 1 a 5. Il New York Times ha raccolto diverse testimonianze drammatiche di militari in prima linea, come l’ammissione di un vicecomandante di battaglione della 68ima brigata vicino a Kupiansk. “Ho due carri armati, ma solo cinque proiettili. La situazione non è buona” ammette l’ufficiale, nome in codice l’”italiano”. Yehor Chernev - vicepresidente del Comitato parlamentare per la sicurezza nazionale, la difesa e l’intelligence - è ancora più chiaro: “Adesso stiamo cedendo un po’ di terreno, ma se gli aiuti degli Stati Uniti continueranno a venire rimandati perderemo delle città”. Putin, che pensa di avere la vittoria in tasca, vuole conquistare tutto il Donbass. Al momento controlla il 95% della regione di Luhansk e gli manca il 30% di quella di Donetsk, ma potrebbe puntare anche su Zaporizhzhia. Quasi due anni di guerra sono costati, secondo stime occidentali, mezzo milione di morti e feriti (350mila russi e 150mila ucraini). Una montagna di sangue, ma “la Russia sembra in sostanza intenzionata a puntare a un conflitto di logoramento - ha dichiarato Crosetto - nella convinzione che, nel lungo periodo, le opinioni pubbliche occidentali si stancheranno e ci saranno defezioni tra i ranghi dei Paesi sostenitori di Kiev”. Per raggiungere l’obiettivo, le forze russe continuano a lanciare a ripetizioni sciami di missili e droni kamikaze sulle città ucraine. Il 29 dicembre ben 158, l’attacco più imponente dall’inizio dell’invasione. E adesso cominciano a venire utilizzati anche i missili nord coreani, che potrebbero venire forniti in grandi quantità. Una fonte della Nato a Mosca fa notare che “la Russia ha fortemente aumentato la sua capacità nell’industria bellica riconvertendo impianti industriali con turni di 24 ore su sette giorni disponendo direttamente di materie prime a basso costo”. E la Corea del Nord ha venduto ai russi 350mila munizioni di artiglieria, non sempre efficaci, ma che sono una quantità superiore alla capacità produttiva di un anno degli Stati Uniti. Per Crosetto “le sanzioni non hanno avuto effetto sulla crescita del prodotto interno lordo russo anche perché i prezzi delle materie prime che esportavano si sono alzati”. Gli ucraini reagiscono non solo con la fortificazione difensiva della prima linea, ma con una nuova tattica offensiva. “Vogliono portare la guerra dentro la Russia, più in profondità possibile con attacchi di droni su obiettivi strategici come le raffinerie - osserva una fonte Nato a Kiev - Hanno in cantiere un missile balistico di produzione interna e in vista delle elezioni per il Cremlino potrebbero aumentare i bombardamenti oltre confine”. L’ attacco del 21 gennaio ha centrato un terminal di gas russo sulla costa del Mar Baltico e installazioni militari nelle regioni di Smolensk, Tula e Oryol. In tre settimane gli ucraini hanno colpito quattro raffinerie con l’obiettivo di rallentare i rifornimenti alle truppe d’invasione. Un altro problema per gli ucraini è l’arruolamento di mezzo milione di uomini, ritenuto necessario dai vertici militari. A Kiev si susseguono manifestazioni di centinaia di persone che chiedono, al contrario, di far tornare a casa i loro cari da troppo tempo al fronte senza rotazione. Al di sotto dei 27 anni vai a combattere solo se sei volontario e basta iscriversi all’università per evitare di andare al fronte. Il risultato è che in alcune brigate tre reclute su dieci non sono in grado di affrontare la battaglia per anzianità, alcolismo o problemi fisici. Nonostante i metodi aggressivi di reclutamento e una legge in discussione in Parlamento, la classe politica è restia ad abbassare l’età o eliminare le scappatoie. Zelensky è in difficoltà con una flessione della fiducia, registrata dai sondaggi, del 22% in un anno. Il presidente di guerra si sente tradito da tutti, a parte un pugno di stretti collaboratori che sembrano sempre più asserragliati nel palazzo alle spalle di Maidan. Nonostante il serpeggiante “affaticamento” occidentale nei confronti dello sforzo bellico ucraino, Josep Borrell, Alto rappresentate Ue per la politica estera, continua ad affermare che “il sostegno europeo continuerà più forte che mai”. Il 2 e 3 febbraio i ministri della Difesa discuteranno dell’impegno a favore dell’Ucraina nell’incontro chiamato “Gymnich”, dal nome del castello che ha ospitato la prima riunione ministeriale sulla politica estera che il Consiglio europeo tiene ogni sei mesi. L’ultima settimana di gennaio la Nato ha lanciato un chiaro messaggio al Cremlino con Steadfast Defender 2024, la più vasta esercitazione militare da decenni con 90mila uomini di 31 Paesi. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, è convinto che Putin potrebbe dichiarare guerra alla Nato “nel giro di cinque-otto anni”. L’ammiraglio olandese, Rob Bauer, presidente del Comitato militare dell’Alleanza atlantica, sostiene che bisogna prepararsi a un conflitto con la Russia nel prossimo ventennio. A parte le previsioni allarmistiche da sfera di cristallo, sul campo di battaglia “i russi vogliono prendere il controllo almeno del Donbass - prevede Battisti - così Putin potrà annunciare che la missione è compiuta aprendo ad un cessate il fuoco”. Una vittoria di Pirro, che Kiev non accetterà: “Gli ucraini si fortificano per adottare una difesa attiva nel 2024 - sostiene il generale in congedo - con l’obiettivo di riprendere l’iniziativa nel 2025. La guerra continuerà, ma sempre più dimenticata”. Fausto Biloslavo Missili a spalla, droni kamikaze e visori notturni per un valore di oltre 1 miliardo di dollari, forniti dagli Stati Uniti all’Ucraina, non risultano tracciati, come previsto, e potrebbero essere stati rubati o venduti sul mercato nero. La denuncia non arriva da Mosca, ma fa parte di un rapporto dell’ispettore generale del Pentagono del 10 gennaio reso pubblico dal New York Times. La stima è che si sono perse le tracce di circa 40mila armi di alto valore tecnologico e facili da contrabbandare per le ridotte dimensioni. Il rapporto non spiega che fine abbiano fatto, ma secondo l’ultimo dato disponibile di giugno gli Usa avevano consegnato all’Ucraina quasi 10.000 missili anticarro Javelin, 2.500 terra-aria Stinger, circa 750 droni kamikaze Switchblade, 430 missili aria-aria a medio raggio e 23.000 visori notturni. Almeno il 60% di questo materiale bellico, passato per la Polonia, non è stato debitamente inserito nell’inventario elettronico che permette di “seguire” l’impiego delle armi. Sminamento, difesa agli attacchi cibernetici e ricostituzione della Marina militare di Kiev sono nuovi piani per l’Ucraina, che coinvolgeranno l’Italia. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato in Parlamento l’invio dell’ottavo pacchetto di aiuti militari nel 2024 specificando che “allo stato attuale pensiamo di fornire sistemi d’arma già in nostro possesso”, ma “in futuro, non possiamo escludere la necessità di svolgere un più efficace ruolo nazionale all’interno di Coalizioni” europee con specifici obiettivi. L’Italia ha manifestato interesse per la Coalizione “promossa dalla Lituania nel settore dello sminamento del territorio” e per formare nuove unità del genio che dovranno aprirsi un varco nei campi minati. L’ “Information Technology Coalition”, guidata da Estonia e Lussemburgo, servirà, con il possibile coinvolgimento italiano, a creare “una moderna infrastruttura di comunicazione con capacità di difesa agli attacchi cibernetici”. Gran Bretagna e Norvegia hanno proposto all’Italia la Coalizione marittima, che punta alla “ricostituzione della Marina ucraina”.
|
[continua] |
|
video
|
|
02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno.
Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca.
Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.
|
|
|
|
20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno.
Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".
|
|
|
|
03 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea ultimatum dei russi alle basi ucraine
|
|
|
|
radio
|
27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento |
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa
|
|
26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento |
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.
|
|
16 aprile 2014 | Radio IES | intervento |
Ucraina
Una nuova Crimea
|
|
|
|
|