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13 marzo 2024 - Interni - Italia - Il Giornale
Il terrorista palestinese vezzeggiato a sinistra e 5s
Anan Kamal Afif Yaeesh che viveva a L’Aquila, accusato di terrorismo internazionale, continua a trovare convinto appoggio negli ambienti filo palestinesi e anarco-insurrezionalisti.
A tal punto che ieri mattina una sessantina di attivisti, meno del previsto, si sono ritrovati al presidio indetto davanti al tribunale de L’Aquila dove i legali del palestinese, dietro le sbarre dal 29 gennaio, hanno chiesto la scarcerazione per evitare che venga estradato come vogliono gli israeliani.
Non solo: Yaeesh era il «cocco» di diversi parlamentari di estrema sinistra e grillini, che avevano presentato il 16 febbraio un’interrogazione contro la sua estradizione.
«Anan libero, Palestina libera» era lo slogan della manifestazione di ieri a L’Aquila. Su radio Onda rossa un certo Vincenzo, dei Cobas, ha spiegato in diretta che il nuovo mandato di cattura per terrorismo internazionale è «una provocazione bella e buona.
Quello che chiamiamo tanto fumo e poco arrosto». Il legale del palestinese, Flavio Rossi Albertini, ha sentenziato: «È un’evidente volontà dell’Italia di collaborare alla repressione dei palestinesi».
Vincenzo, dal presidio aquilano, ha annunciato che «ci sarà da muoversi e rimboccarsi le maniche in tutta Italia. Va smontata la provocazione, il teorema. Del resto siamo in guerra e l’Italia è schierata con il fronte israeliano».
La manifestazione di protesta è stata indetta dal Coordinamento aquilano per la Palestina. E hanno aderito l’Unione Democratica arabo-palestinese, i Giovani Palestinesi d'Italia, Yousef Salman (Presidente comunità palestinese Roma e Lazio), i Cobas, la Cgil Abruzzo/Molise, Sinistra italiana, Potere al popolo, Partito della rifondazione comunista, l’Anpi, un circolo Arci e altre associazioni.
Yaeesh è diventato un simbolo anche per gli antagonisti duri e puri, che sul sito Rivoluzione anarchica rilanciano manifestazioni, proclami e appelli a favore della liberazione del palestinese accusato di terrorismo. Il 4 marzo era stato organizzato un altro presidio, davanti al carcere di Terni, dove è detenuto. Una foto ritrae un grande striscione con su scritto «La resistenza non è un crimine, il genocidio sì. Ana Yaheesh libero, Palestina libera».
Al corteo di Milano del 9 marzo promosso dalla rete dei «Giovani Palestinesi» hanno aderito diversi collettivi e centri sociali cittadini.
La Liberazione di Yaeesh è stato uno dei cavalli di battaglia. «Se l'Italia dovesse decidere per l'estradizione, creerebbe un precedente per tutti noi palestinesi residenti in Italia - hanno spiegato i manifestanti - È importante insistere sul fatto che non collabori con Israele per quanto riguarda i prigionieri politici». L’aspetto più paradossale è che il 16 febbraio l’intergruppo parlamentare per la pace tra Palestina e Israele ha presentato un'interrogazione al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e al responsabile della Giustizia, Carlo Nordio, sulla vicenda di Yaeesh. Fra i firmatari Laura Boldrini e Ouidad Bakkali del Pd, Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi e Sinistra e la grillina Stefania Ascari. «La storia di Anan Yaeesh è segnata da un passato di resistenza politica in Cisgiordania e da anni di sofferenze e persecuzioni» si legge nell’interrogazione. Alla richiesta di sapere «su quali basi legali e motivi il governo italiano abbia aderito alla richiesta israeliana» di estradizione è arrivata ieri la risposta indiretta della dettagliata inchiesta per associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico.
[continua]

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10 giugno 2008 | Emittente privata TCA | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /2
Negli anni 80 lo portava in giro per Milano sulla sua 500, scrive Panorama. Adesso, da ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha voluto visitare a Bolzano la mostra fotografica Gli occhi della guerra, dedicata alla sua memoria. Almerigo Grilz, triestino, ex dirigente missino, fu il primo giornalista italiano ucciso dopo la Seconda guerra mondiale, mentre filmava uno scontro fra ribelli e governativi in Mozambico nell’87. La mostra, organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti, espone anche i reportage di altri due giornalisti triestini: Gian Micalessin e Fausto Biloslavo.

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26 agosto 2023 | Tgcom24 | reportage
Emergenza migranti
Idee chiare sulla crisi dagli sbarchi alla rotta balcanica.

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14 marzo 2015 | Tgr Friuli-Venezia Giulia | reportage
Buongiorno regione
THE WAR AS I SAW IT - L'evento organizzato dal Club Atlantico giovanile del Friuli-Venezia Giulia e da Sconfinare si svolgerà nell’arco dell’intera giornata del 10 marzo 2015 e si articolerà in due fasi distinte: MATTINA (3 ore circa) ore 9.30 Conferenza sul tema del giornalismo di guerra Il panel affronterà il tema del giornalismo di guerra, raccontato e analizzato da chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo motivo sono stati invitati come relatori professionisti del settore con ampia esperienza in conflitti e situazioni di crisi, come Gianandrea Gaiani (Direttore responsabile di Analisi Difesa, collaboratore di diverse testate nazionali), Fausto Biloslavo (inviato per Il Giornale in numerosi conflitti, in particolare in Medio Oriente), Elisabetta Burba (firma di Panorama), Gabriella Simoni (inviata Mediaset in numerosi teatri di conflitto, specialmente in Medio Oriente), Giampaolo Cadalanu (giornalista affermato, si occupa di politica estera per La Repubblica). Le relazioni saranno moderate dal professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste. POMERIGGIO (3 ore circa) ore 14.30 Due workshop sul tema del giornalismo di guerra: 1. “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” - G. Gaiani, G. Cadalanu, E. Burba, F. Biloslavo 2. “Il freelance, l'inviato e l'addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” G. Simoni, G. Cuscunà, cap. B. Liotti

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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