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04 aprile 2024 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
“Le linee del fronte ucraino presto potrebbero crollare” L’allerta dei generali di Kiev per la nuova avanza russa
Fausto Biloslavo
Il fronte ucraino potrebbe crollare sotto i colpi dell’invasore. I militari di Kiev lo ammettono per la prima volta. Le truppe russe stanno premendo su cinque direttrici d’attacco e in vista dell’estate sarebbe pronta una nuova mobilitazione di 300mila uomini smentita, però dal Cremlino.
Sui 900 chilometri di fronte le forze di Mosca sono preponderanti anche in termini di munizioni: ogni giorno gli ucraini sparano 2mila colpi di artiglieria ed i russi 10mila. E adesso gli invasori utilizzano in larga misura potenti bombe teleguidate per polverizzare le principali difese di Kiev.
"Non c'è nulla che possa aiutare l'Ucraina perché non esistono tecnologie in grado di compensare la grande massa di truppe che la Russia scaglierà contro di noi” ammettono con la testata Politico, ufficiali che erano al fianco del deposto capo di stato maggiore, il generale Valery Zaluzhny. “Noi non disponiamo di queste tecnologie e neanche l'Occidente le ha in numero sufficiente” spiegano gli ucraini. I russi, se punteranno ad un’offensiva con la bella stagione, saranno probabilmente in grado di "penetrare la linea del fronte e di distruggerla in alcune parti”.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha rivelato ieri, che “la Russia si prepara a mobilitare 300mila soldati” in più dal primo giugno. Il Cremlino ha subito smentito, ma il nuovo comandante delle forze armate ucraine, generale Oleksandr Syrskyi punta ad arruolare un numero uguale di uomini. Non a caso verrà abbassata l’età minima di mobilitazione obbligatoria da 27 a 25 anni, scelta poco popolare.
Dopo la caduta di Avdiivka, la roccaforte nel Donbass in mano ucraine da dieci anni i russi sono avanzati di oltre 20 chilometri e premono su altre quattro linee d’attacco. Più a sud da Marinka  stanno colpendo la roccaforte di Vuhledar da una posizione favorevole per evitare la disastrosa battaglia di carta armati dello scorso anno.  A nord di Avdiivka hanno superato Bakhmut e martellano Chasiv Yar dove concentrano 62mila uomini. Se la piccola cittadina cadesse i russi prenderebbero posizione sulle colline circostanti bombardando Kramatorsk, la linea del Piave ucraina nel Donbass assieme alla vicina Sloviansk. E ancora più a nord rischia di diventare insostenibile la pressione di 110mila uomini sul fronte più ampio di Kreminna. L’obiettivo è sfondare per riprendersi Kupiansk e puntare su Lyman, dove nel settembre 2022 i russi erano in rotta davanti alla controffensiva ucraina guidata dal generale Syrskyi preparato a lungo dalla Nato.
L’ultima direttrice d’attacco nella regione di Zaporizhia sta rosicchiando terreno, nel carnaio di Robotyne, ai pochi chilometri di avanzata ucraina della scorsa estate.
Alla difficile situazione sul campo si somma la continua offensiva russa dal cielo: solo in marzo sono stati lanciati 400 missili e 600 droni kamikaze. Non saranno i sei F 16 con piloti ucraini che arriveranno entro l’estate a cambiare le sorti del conflitto.
La strategia di Kiev sta puntando, di fronte alle difficoltà sul terreno, a colpire la Federazione russa in profondità. Gli obiettivi sono soprattutto raffinerie, centri nevralgici che garantiscano i rifornimenti alle forze d’invasione, depositi di armi e munizioni. Due giorni fa gli ucraini hanno colpito una fabbrica di droni kamikaze nella Repubblica russa del Tatarstan a 1200 chilometri dal confine. I velivoli senza pilota di Kiev sono arrivati per la prima volta così lontano. Da ottobre si registrano 18 attacchi in profondità su infrastrutture strategiche russe. Il Gur, il servizio segreto militare guidato da Kyrylo Budanov, sta pianificando anche colpi simbolici come la distruzione del ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia. Una strategia pericolosa, che rischia di provocare un’escalation. I russi, secondo la loro dottrina militare, potrebbero utilizzare in risposta armi nucleari tattiche rischiando di provocare a loro volta l’intervento di alcuni paesi Nato come la Polonia e l’Inghilterra.
[continua]

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