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Articolo
12 aprile 2024 - Prima - Italia - Il Giornale |
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Italia, 3mila soldati sul fianco Est Nato |
Tremila uomini, 1.100 mezzi terrestri, una nave da guerra e oltre 20 assetti aerei. La fotografia dell’impegno italiano sul fianco Est della Nato, la più esposta e delicata dopo l’invasione russa dell’Ucraina, è stata tratteggiata ieri dal generale Francesco Paolo Figliuolo a capo del Comando Operativo di Vertice Interforze, nel corso di un’audizione sulle missioni internazionali davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. In Europa è il fronte più caldo e i piani della Nato prevedono di schierare 300mila uomini se il confronto con i russi rischiasse l’irreparabile. In maggio la Polonia ospiterà esercitazioni Nato con 90mila soldati e i piani ipotizzano di schierarne altri 200mila nel giro di un mese se la partita si facesse veramente dura. Nel frattempo l’Italia fa la sua parte. Sul fronte dei cieli possiamo schierare un massimo di «300 militari e 12 aerei con schieramento a rotazione tra Polonia, Lituania e Romania» ha annunciato Figliuolo. Per ora siamo presenti nell’aeroporto di Malbork, a pochi chilometri dall’enclave russa di Kaliningrad, sul territorio polacco, con circa 220 militari e 4 caccia bombardieri Eurofighter. «Da inizio anno sono stati effettuati 8 decolli immediati reali, i cosiddetti Alfa-Scramble, per monitorare le attività degli aerei russi al confine dello spazio aereo dell’Alleanza» ha rivelato il generale. Gli ultimi il 29 marzo quando i nostri piloti, decollati assieme ai caccia polacchi, hanno intercettato due velivoli russi sul Mar Baltico. Una delle arre di contatto più delicate: «Nel dominio terrestre, va evidenziato l’impegno nell’area baltica per il potenziamento di una presenza avanzata» ha spiegato Figliuolo. L’ operazione Forward Land Forces con un contingente di circa 290 militari «a supporto di un’unità multinazionale a livello di reggimento, un Battlegroup, a guida canadese, schierato in Lettonia». Dall’ottobre 2022, pochi mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo assunto il ruolo di nazione guida di un altro gruppo di battaglia della Nato in Bulgaria. Al nostro comando abbiamo militari di Albania, Grecia, Montenegro, Nord Macedonia, Turchia e Stati Uniti. Il generale ha annunciato che diventerà una brigata con immissione di ulteriori componenti specializzate dell’Esercito e della componente ad ala rotante». Tradotto significa che manderemo sul fianco Est della Nato anche gli elicotteri. Due giorni fa «abbiamo formalmente concluso l’impegno del nostro sistema di difesa anti -aerea e anti -missilistica Samp-T in Slovacchia” ha rivelato Figliuolo. In Un gheria schieriamo 250 uomini dell’unità multinazionale. E aiutiamo Kiev anche nell’addestramento: «Nel 2023 sono stati effettuati 42 corsi in Italia a favore di 1420 ucraini». Il comandante del Covi è stato molto chiaro: «Il conflitto in Ucraina, entrato nel suo terzo anno, si conferma un evento spartiacque che ha scosso in profondità le fondamenta stesse del sistema internazionale». Il generale sottolinea che «con il proseguire della guerra cresce la volontà di rafforzare le politiche di difesa dei singoli Paesi e la postura di deterrenza delle organizzazioni internazionali di riferimento, la Nato e l’Ue». |
[continua] |
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23 aprile 2012 | Premio Lago | reportage
Il premio Giorgio Lago: Arte, impresa, giornalismo, volontariato del Nord Est
Motivazione della Giuria: Giornalista di razza. Sempre sulla notizia, esposto in prima persona nei vari teatri di guerra del mondo. Penna sottile, attenta, con un grande amore per la verità raccontata a narrare le diverse vicende dell’uomo.
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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachistana, in coma dopo le sprangate del fratello, non voleva sposarsi con un cugino in Pakistan.
Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucciso a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schierata a fianco della figlia. Se Nosheen avesse chinato la testa il marito, scelto nella cerchia familiare, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Italia.
La piaga dei matrimoni combinati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adolescenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il business della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro.
Non capita solo nelle comunità musulmane come quelle pachistana, marocchina o egiziana, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a parte.
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05 febbraio 2015 | Porta a Porta | reportage
IN RICORDO DELLE FOIBE E L'ESODO LA PUNTATA DI PORTA A PORTA
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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento |
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.
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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento |
Italia
Professione Reporter di Guerra
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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento |
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale
Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio
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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento |
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea.
Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.
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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento |
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.
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