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25 aprile 2024 - Prima - Italia - Il Giornale
E’ il giorno più lungo per le forze dell’ordine I numeri di Piantedosi: “Dall’inizio dell’anno già cinquemila cortei”
«Solo scudi, non manganelli» è l’ordine gridato ripetutamente al cordone di agenti, che martedì a Torino ha affrontato per l’ennesima volta un violento corteo filo palestinese. I poliziotti hanno stoicamente eseguito beccandosi calci, pugni, bastonate, sputi e insulti. La prova più dura arriva oggi con un 25 aprile ad alto rischio, soprattutto a Milano, dove l’estrema sinistra e i palestinesi si concentrano con un presidio in piazza Duomo decisi a dare battaglia a tutti dalla Brigata ebraica, al Pd. E appellandosi ai partigiani dell’Anpi per «non abbandonare la piazza in mano ai complici di guerra e genocidio: prendete le distanze dalla propaganda filo-imperialista e filo-sionista».
Dal Viminale trapela che «il mondo antagonista scenderà in piazza cercando lo scontro non per il 25 aprile, ma per il conflitto a Gaza». La Polizia conferma che a Milano l’attenzione è massima. Giovani palestinesi, Cobas, Potere al popolo, Cambiare rotta e altre sigle estremiste organizzano il presidio alle 13.30 con un manifesto rosso e due chiavi, simbolo della Nakba, il primo esodo dei palestinesi del 1948. Al Duomo convergerà il corteo ufficiale con la segretaria Pd, Elly Schlein, altri politici, l’Anpi, ma pure la Brigata ebraica dietro lo striscione «ora e sempre la democrazia si difende».
Per gli antagonisti «non possiamo permettere che ancora una volta questa giornata sia costellata di bandiere di Israele e della Nato». Per di più la Lega ha annunciato che il vicepremier Matteo Salvini «parteciperà ad una delle manifestazioni del 25 aprile» a Milano senza fornire dettagli. Il monito degli estremisti è chiaro: «Denunciamo la responsabilità politica di chi vuole strumentalizzare questa giornata per promuovere messaggi guerrafondai, equiparare l’antisemitismo alla strenua opposizione alle politiche criminali e genocide di Israele e affiancare la lotta partigiana ai soli schieramenti militari utili al disegno criminale imperialista e capitalista, come quelli in Ucraina». Ovviamente, in nome del 25 aprile e della resistenza, chiedono la «scarcerazione e la liberazione dei compagni Anan, Ali, Mansour e Luigi!». I primi tre sono i presunti terroristi palestinesi arrestati a L’Aquila.
Stefano Paoloni (tondo in basso), segretario generale del Sindacato autonomo di polizia (Sap), dichiara al Giornale, che «oggi sarà una giornata calda. Siamo preoccupati anche per le molte giustificazioni degli episodi di violenza. Viene data sempre più spesso disposizione agli agenti di utilizzare solo gli scudi e non gli sfollagente anche se sono strumenti di autodifesa.
Abbiamo diritto pure noi di tornare a casa interi dalle nostre famiglie».
Roma è un’altra piazza calda.
Nella capitale sono mobilitate 600 unità delle forze dell’ordine. Da ieri sera sono scattati controlli e bonifiche nella zona di Porta San Paolo. Alle 8.30 la comunità ebraica, presenza prevista di 200 persone, porta una corona d’alloro nel luogo simbolo della Resistenza.
Poco prima si sono dati appuntamento estrema sinistra, e movimento studenti palestinesi e i collettivi per una manifestazione dal titolo «antifascismo e antisionismo». A Firenze sono mobilitati un centinaio di agenti e anche Napoli è considerata a rischio con un corteo pro Palestina nel pomeriggio. Gli agenti sul campo confermano al Giornale che la tattica è sempre la stessa: «I professionisti del disordine, che non sono studenti, ma antagonisti anziani in servizio permanente effettivo, mandano spesso allo sbaraglio i ragazzini per farsi manganellare e rilanciare subito le immagini delle «violenze» della polizia sui social».
Nonostante l’alta tensione per il 25 aprile, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi (foto in alto) rispondendo a un’interrogazione parlamentare, sottolinea che «dall’inizio di quest’anno si sono svolte 5.050 manifestazioni con un aumento di circa il 40% rispetto al 2023». In realtà «le manifestazioni che hanno registrato criticità sono state appena il 2,3%. Una testimonianza della professionalità delle nostre forze dell’ordine, tra le migliori al mondo nella gestione del libero dissenso».
[continua]

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26 agosto 2023 | Tgcom24 | reportage
Emergenza migranti
Idee chiare sulla crisi dagli sbarchi alla rotta balcanica.

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06 giugno 2017 | Sky TG 24 | reportage
Terrorismo da Bologna a Londra
Fausto Biloslavo "Vado a fare il terrorista” è l’incredibile affermazione di Youssef Zaghba, il terzo killer jihadista del ponte di Londra, quando era stato fermato il 15 marzo dello scorso anno all’aeroporto Marconi di Bologna. Il ragazzo nato nel 1995 a Fez, in Marocco, ma con il passaporto italiano grazie alla madre Khadija (Valeria) Collina, aveva in tasca un biglietto di sola andata per Istanbul e uno zainetto come bagaglio. Il futuro terrorista voleva raggiungere la Siria per arruolarsi nello Stato islamico. Gli agenti di polizia in servizio allo scalo Marconi lo hanno fermato proprio perché destava sospetti. Nonostante sul cellulare avesse materiale islamico di stampo integralista è stato lasciato andare ed il tribunale del riesame gli ha restituito il telefonino ed il computer sequestrato in casa, prima di un esame approfondito dei contenuti. Le autorità inglesi hanno rivelato ieri il nome del terzo uomo sostenendo che non “era di interesse” né da parte di Scotland Yard, né per l’MI5, il servizio segreto interno. Il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, ha dichiarato a Radio 24, che "venne segnalato a Londra come possibile sospetto”. E sarebbero state informate anche le autorità marocchine, ma una fonte del Giornale, che ha accesso alle banche dati rivela “che non era inserito nella lista dei sospetti foreign fighter, unica per tutta Europa”. Non solo: Il Giornale è a conoscenza che Zaghba, ancora minorenne, era stato fermato nel 2013 da solo, a Bologna per un controllo delle forze dell’ordine senza esiti particolari. Il procuratore capo ha confermato che l’italo marocchino "in un anno e mezzo, è venuto 10 giorni in Italia ed è stato sempre seguito dalla Digos di Bologna. Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare, ma non c'erano gli elementi di prova che lui fosse un terrorista. Era un soggetto sospettato per alcune modalità di comportamento". Presentarsi come aspirante terrorista all’imbarco a Bologna per Istanbul non è poco, soprattutto se, come aveva rivelato la madre alla Digos “mi aveva detto che voleva andare a Roma”. Il 15 marzo dello scorso anno il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, che allora dirigeva il pool anti terrorismo si è occupato del caso disponendo un fermo per identificazione al fine di accertare l’identità del giovane. La Digos ha contattato la madre, che è venuta a prenderlo allo scalo ammettendo: "Non lo riconosco più, mi spaventa. Traffica tutto il giorno davanti al computer per vedere cose strane” ovvero filmati jihadisti. La procura ha ordinato la perquisizione in casa e sequestrato oltre al cellulare, alcune sim ed il pc. La madre si era convertita all’Islam quando ha sposato Mohammed il padre marocchino del terrorista che risiede a Casablanca. Prima del divorzio hanno vissuto a lungo in Marocco. Poi la donna è tornata casa nella frazione di Fagnano di Castello di Serravalle, in provincia di Bologna. Il figlio jihadista aveva trovato lavoro a Londra, ma nella capitale inglese era entrato in contatto con la cellula di radicali islamici, che faceva riferimento all’imam, oggi in carcere, Anjem Choudary. Il timore è che il giovane italo-marocchino possa essere stato convinto a partire per la Siria da Sajeel Shahid, luogotenente di Choudary, nella lista nera dell’ Fbi e sospettato di aver addestrato in Pakistan i terroristi dell’attacco alla metro di Londra del 2005. "Prima di conoscere quelle persone non si era mai comportato in maniera così strana” aveva detto la madre alla Digos. Il paradosso è che nessuna legge permetteva di trattenere a Bologna il sospetto foreign fighter ed il tribunale del riesame ha accolto l’istanza del suo avvocato di restituirgli il materiale elettronico sequestrato. “Nove su dieci, in questi casi, la richiesta non viene respinte” spiega una fonte del Giornale, che conosce bene la vicenda. Non esiste copia del materiale trovato, che secondo alcune fonti erano veri e propri proclami delle bandiere nere. E non è stato possibile fare un esame più approfondito per individuare i contatti del giovane. Il risultato è che l’italo-marocchino ha potuto partecipare alla mattanza del ponte di Londra. Parenti e vicini cadono dalle nuvole. La zia acquisita della madre, Franca Lambertini, non ha dubbi: “Era un bravo ragazzo, l'ultima volta che l'ho visto mi ha detto “ciao zia”. Non avrei mai pensato a una cosa del genere".

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16 marzo 2012 | Terra! | reportage
Feriti d'Italia
Fausto Biloslavo racconta le storie di alcuni soldati italiani feriti nel corso delle guerre in Afghanistan e Iraq. Realizzato per il programma "Terra" (Canale 5).

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radio

06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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