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29 aprile 2024 - Attualità - Attualità - Il Giornale
Quel fiume di denaro dal Medioriente che “influenza” le università americane
e università americane sono veramente libedella scienza Usa facendo chiudere un occhio pure sulle recenti proteste filo palestinesi.
Negli ultimi 24 anni il Qatar, che ospita la vecchia guardia di Hamas, avrebbe donato alle università americane 3,2 miliardi di dollari. Al secondo posto ci sarebbe la Cina con 1,7 miliardi e al terzo l’Arabia Saudita che ha elargito come «regalo» 1,5 miliardi. Emirati Arabi, Kuwait, Russia, Turchia e altri paesi sono tutti sotto il miliardo. Anche la Siria, prima della guerra civile avrebbe donato 1.364.792 dollari e l’Autorità palestinese poco più di un milione. Il condizionale è d’obbligo a causa dell’estrema difficoltà di reperire tutti i dati contabili e dal fatto che il centro studi Ncri, negli Stati Uniti, specializzato sul tema, ha ricevuto prestiti da Israele per analizzare l’ombra araba Y 1 ... sugli atenei Usa. Secondo il rapporto ufficiale del Dipartimento dell’istruzione americano le . università hanno ricevuto un totale di •. 47 miliardi donazioni dall’estero, ma per almeno 19 miliardi manca l’opportuna documentazione. In teoria va denun- "` " „y ' ' ciato all’autorità qualsiasi versamento che supera i 250mila dollari. I dati del Dipartimento dimostrano che su 22 miliardi di dollari «regalati», più del 50% arrivano da paesi autoritari e non democratici del Medio Oriente. Qatar, Arabia Saudita ed Emirati arabi avrebbero donato ai college americani 4,4 miliardi di dollari. Le università più beneficiate sono la Carnegie Mellon a Pittsburgh (1,4 miliardi), la Cornell (1,2 miliardi), la famosissima Harvard (894 milioni), il Mit, tempio della scienza, (859 milioni) oltre al College Station in Texas che ha incassato più di mezzo milione. Il Qatar ha donato alla Georgetown university 209 milioni di dollari. La Fondazione Heritage analizza, in un recente studio, i metodi di finanziamento dall’estero per influenzare gli atenei. Il primo è la donazione che non avviene sempre con grosse cifre, ma talvolta «arrivano piccole somme annuali per evitare i con in particolare quelle pubbliche, hanno creato fondazioni no -profit affiliate, che non hanno altro sco po se non quello di trasferire fondi direttamente all’università», si legge nello studio. Un altro metodo finito sotto la lente è il pagamento della tasse universitarie, che nel 57% dei casi sono saldate dall’estero, anche se non è chiaro quante rette ven gano pagate dai governi stranieri. L’unica certezza è che la New York university ha il 40% di studenti stranieri e in tutti gli Stati Uniti sono un milione. Molte università permettono l’apertura di sedi in paesi stranieri che utilizzano il loro nome prestigioso. In cambio vengono pagate somme importanti, un altro canale di influenza. «Quando le istituzioni cinesi operano negli Stati Uniti, servono il Partito comunista u _ I r scrive la fondazione Heritage - Quando le istituzioni statunitensi con campus stranieri operano in Cina, rispettano an che le regole comuniste».
Sei campus americani sono aperti in r Qatar, ma gli studenti Usa rappresenta ." no un’esigua minoranza. Solo un terzo degli iscritti alla New York university di Shangai viene dagli Stati Uniti. L’ultimo buco nero riguarda i fondi elargiti ai docenti per le ricerche, che spesso sono mazzette mascherate o leve di influenza. Questa valanga di soldi stranieri a cosa servono? Prima di tutto a mantenere rapporti con strutture discutibili come gli istituti Confucio legati a Pechino e ad ammorbi dire l’università nei confronti del paese donatore. Non solo: «Molti degli studenti coinvolti nelle pro teste contro Israele in seguito agli attacchi di Ha mas del 7 ottobre sono cittadini stranieri - sottolinea la fondazione Heritage - Nonostante le ripetute violazioni delle politiche universitarie (e in alcuni casi della legge) gli studenti coinvolti hanno subito poche o nessuna azione disciplinare».
[continua]