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05 giugno 2024 - Esteri - Italia - Panorama
In vacanza col pericolo
Venerdì 17 maggio un gruppo di turisti occidentali girava per il bazar di Bamyan, nel centro dell’Afghanistan. Il viaggio, incosciente, li aveva portati ad ammirare le nicchie, vuote, scavate nella roccia delle gigantesche statue di Buddha fatte saltare in aria e prese a cannonate da Osama bin Laden nel 2001. Uomini armati hanno preso di mira il gruppo uccidendo tre turisti spagnoli e ferendo altri otto occidentali e guide afghane. Del gruppo vacanze estreme facevano parte anche norvegesi, lituani e australiani. L’attacco è stato rivendicato dallo Stato islamico del Khorasan, la costola afghana del Califfato, che considera i talebani troppo mollaccioni.
“Morire in Afghanistan per turismo è assurdo. Viaggiare significa sapere apprezzare il mondo. Non è necessario andare alla ricerca di un posto pericoloso per provare il brivido della scoperta” commenta Nicola Minasi, a capo dell’Unità di crisi della Farnesina. E lancia l’allarme per l’Italia: “Di recente è emersa una forte tendenza da parte di alcuni privati che organizzano tour turistici di gruppo in zone sconsigliate, come nel caso di qualche settimana fa a Socotra, o da appassionati di “dark tourism”, turismo basato su viaggi in luoghi pericolosi o percepiti come tali”.
Una quindicina di turisti milanesi, bergamaschi, veneti e un riminese avevano scelto la natura incontaminata dell’isola yemenita, assolutamente sconsigliata dal ministero degli Esteri. L’aereo settimanale è saltato, secondo la Farnesina, “a causa del conflitto in corso” con gli Houti yemeniti che minacciano a colpi di missile Israele e le navi commerciali nel Mar Rosso. Niente di irreparabile, ma i turisti hanno cominciato a far girare appelli sui social, resi allarmanti dai media, chiedendo aiuto per il rimpatrio.
“È successo negli anni che siano saltati dei voli. Socotra è molto pubblicizzata da varie agenzie di viaggio come isola paradisiaca, ma non tutte informano i turisti sui rischi e conseguenze del viaggio, come non poter più entrare negli Usa con la semplice procedura on line (Esta). E’ un luogo sicuro, ma fa pur sempre parte dello Yemen anche se qualche turista neppure sapeva che ci fosse una guerra nel paese” racconta Eleonora Sacco, passione per i viaggi fin dai 18 anni. A Socotra ha lavorato a lungo come guida. “Si può andare ovunque nel mondo, ma devi essere consapevole di rischi e pericoli - sottolinea la blogger di viaggi - C’è gente che va in Somalia e ovviamente ha bisogno di una scorta armata. Mi chiedo se il gioco valga la candela quando metti a repentaglio anche vite altrui”.
Una serie di agenzie, in alcuni casi fai da te, pubblicizzano in rete viaggi ad alto rischio. “Afghanistan ring” è una proposta “a partire dai 4400 €” per il “ritorno nel paese più iconico e tormentato dell’Asia centrale”. Il viaggio dura due settimane e si dorme anche in “guest house molto basiche”. I mezzi di trasporto definiti “in sicurezza” sono Suv o Minivan.
Fra le tappe Bamyan dove è avvenuta l’imboscata ai turisti, Kandahar, capitale storica dei talebani infestata anche dai 23 gruppi terroristici segnalati nel paese dall’Onu. “L’apertura al turismo dei talebani segna un importante segnale di ripresa - si legge su una delle proposte di vacanze afghane - In questo contesto la destinazione si considera meta davvero imperdibile”.
Flavio Ferrari Zumbini, fondatore del blog “turismo estremo”, sostiene: “In questo momento andrei più volentieri in Afghanistan piuttosto che ad Haiti” in mano alle gang criminali. A Bamyan c’è già stato nel 2018 “partecipando alla maratona organizzata da una Ong con le ragazze afghane per dimostrare che lo sport è uno strumento di rivalsa”. Il blogger romano dei viaggi estremi sostiene di avere visitato tutti i paesi del mondo scrivendo un libro. “Nello Yemen non tornerei. In Hadhramaut, la regione infestata da Al Qaida, alla mia guida è partito un colpo per sbaglio che gli ha mozzato un dito. Il timore del rapimento c’era e se mi fosse capitato qualcosa non ne valeva la pena” sostiene il giramondo. “C’è tanta voglia di avventura. Il viaggio in un posto pericoloso, esotico, è una specie di status symbol, un distinguersi dalla massa - spiega Zumbini - Però qualcuno impazzisce per uno scarafaggio in stanza oppure se non trova l’acqua calda”.
Un’altra agenzia on line propone il Sud Sudan “alla scoperta di una zona geografica poco esplorata, misteriosa e affascinante”. Oltre la guerra civile al Nord, la Farnesina evidenzia che “la situazione è estremamente instabile in particolare a Bor e a Pibor, a causa dei combattimenti tra comunità”. Un’altra meta discutibile è il Somaliland, stato a rischio e non riconosciuto del Corno d’Africa. In rete trovi ancora tre posti per un viaggio in Iraq, a settembre, sconsigliato dalla Farnesina. E non dimentichiamo la Corea del Nord, che il blogger del turismo estremo reputa “destinazione pericolosa solo se tiri le uova sui poster di Kim Jong Un” il dittatore locale.
Un’agenzia propone il Libano visitabile, ma al sud gli Hezbollah si scontrano ogni giorno con gli israeliani, e la Siria non del tutto pacificata. Fra “le maestose rovine di Palmira” i tagliagole dello Stato islamico decapitavano i prigionieri. La “famosa cittadella di Aleppo” è stata devastata dal sanguinoso conflitto. Ogni mese arriva un report degli attentati a chiazza di leopardo dei gruppi jihadisti. Ovviamente l’agenzia riporta in neretto che “la sicurezza è una priorità”.
Il ministro plenipotenziario Minasi spiega che “i problemi sorgono quando si va in posti problematici ed i tour operator, o pseudo tali, non sono in grado di affrontare l’emergenza. In seguito al 7 ottobre (giorno dell’attacco stragista di Hamas nda) abbiamo riportato a casa, da Israele, 1200 persone con voli commerciali. In alcuni casi di viaggi-pellegrinaggi le agenzie si sono volatilizzate. Oppure hanno avuto il coraggio di chiedere perchè dovevano pagare il rientro”.
La Farnesina vuole coinvolgere gli influencer, in vista dell’estate, per lanciare il messaggio “viaggiare sicuri”, il nome del sito dove è meglio registrasi per qualsiasi tipo di viaggio. Non solo per le informazioni sui paesi delle vacanze, ma per la app scaricabile sul telefonino che permette all’Unità di crisi di localizzarti e inviarti allerte.
Alcuni viaggi estremi non costano poco, come i 45mila euro per “il Polo Nord ancora oggi meta di veri esploratori con grande spirito di adattamento, alla ricerca di un’esperienza profonda, unica”. Dopo la prima tappa alle isole Svalbard, il salto al Barneo ice camp sulla calotta polare artica da dove si parte con gli sci. “Non si tratta certo di un viaggio “comodo” - si legge nel programma - al Polo le temperature fanno registrare minime tra i -25° C ed i -45° C”.
Spesso il turismo estremo per ricchi è il meno intelligente. Un tragico esempio è la missione con l’artigianale sommergibile imploso la scorsa estate per raggiungere il relitto del Titanic a 3800 metri di profondità. A bordo 5 persone compreso un  imprenditore pachistano con il figlio, che aveva pagato 250mila dollari. Adesso un altro imprenditore ed ex astronauta, Larry Connor, vuole riprovarci con il nuovo sottomarino Triton, un investimento da 20 milioni di dollari. Per non parlare dell’avventura estrema in montagna: Garret Madison, alpinista americano, organizza spedizioni su vette mai scalate prima. “Un cliente ha acquistato un viaggio per la cima del monte Vinson, in Antartide pagando 200 mila dollari - ha raccontato - E’ l’ultima tendenza: i miliardari vogliono la loro avventura privata con gli amici”.
Molti siti delle agenzie dei viaggi pericolosi propongono anche mete, più o meno a rischio, in Africa. Lo scorso ottobre un turista inglese, un sudafricano ed il loro autista ugandese sono stati trucidati nel parco nazionale Regina Elisabetta al confine con il Congo, dove vivono i gorilla di montagna. I carnefici farebbero parte di un gruppo ribelle islamista.
Tutta l’area del Sahel è zona rossa per rapimenti, minacce jihadiste e bande criminali. “Chi si mette in pericolo, per la legge italiana, deve poi risarcire le spese del soccorso - fa notare Minasi - Questo principio vale anche per l’estero, ma finora non è mai stato applicato. Altri paesi lo fanno”.
Zumbini spiega sul suo blog: “Mi avventuro verso mete di viaggio pericolose, sconsigliate, remote, estreme. O anche in luoghi dove sono accaduti eventi terribili per cause naturali o umane”. Secondo il viaggiatore estremo “se cerchi la foto stupida per Instagram a Khartoum, rischiando la vita, la Farnesina non dovrebbe venire a recuperarti”. Nettamente contrario a far pagare allo Stato un riscatto in caso di rapimento si tutela con un’adeguata assicurazione che “preveda l’evacuazione medica”.
Sacco, la blogger di viaggi più attenta nelle destinazioni a rischio, ammette che “come guida il dispiacere è assistere, a volte, al completo disinteresse del turista avventuroso per la cultura locale. Il posto incontaminato diventa solo un palcoscenico da selfie. Non hanno il vero senso del viaggiare”.
Fausto Biloslavo
[continua]

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10 giugno 2008 | Emittente privata TCA | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /2
Negli anni 80 lo portava in giro per Milano sulla sua 500, scrive Panorama. Adesso, da ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha voluto visitare a Bolzano la mostra fotografica Gli occhi della guerra, dedicata alla sua memoria. Almerigo Grilz, triestino, ex dirigente missino, fu il primo giornalista italiano ucciso dopo la Seconda guerra mondiale, mentre filmava uno scontro fra ribelli e governativi in Mozambico nell’87. La mostra, organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti, espone anche i reportage di altri due giornalisti triestini: Gian Micalessin e Fausto Biloslavo.

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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachi­stana, in coma dopo le spranga­te del fratello, non voleva spo­sarsi con un cugino in Pakistan. Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucci­so a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schiera­ta a fianco della figlia. Se Noshe­e­n avesse chinato la testa il mari­to, scelto nella cerchia familia­re, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Ita­lia. La piaga dei matrimoni com­binati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adole­scenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il busi­ness della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro. Non capita solo nelle comuni­tà musulmane come quelle pa­chistana, marocchina o egizia­na, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a par­te.

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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radio

25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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