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26 luglio 2024 - Interni - Italia - Il Giornale
Ultima accusa sull’assegno unico Ma la misura è di Conte e Draghi
Ogni giorno una legnata da parte della Commissione europea, che viene strumentalizzata per attaccare il governo Meloni.
Sembra quasi una strategia, dopo il no degli europarlamentari di Fratelli d’Italia all’Ursula II. Prima la libertà dell’informazione e altre temi alimentati da bolle mediatiche. Adesso il deferimento alla Corte di giustizia Ue per l’«Assegno unico e universale per i figli a carico». Peccato che questa volta i governi «responsabili» siano quelli precedenti, Conte II e soprattutto Draghi, osannato come il massimo lume dell’Europa. Il ministro maggiormente coinvolto era Elena Bonetti, ex esponente del Pd, che aveva la responsabilità delle Pari opportunità e Famiglia. Ora è deputata di opposizione eletta nelle liste di Azione-Italia Viva.
Ieri la Commissione di Bruxelles ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia europea sostenendo che non sono stati rispettati i diritti dei «lavoratori mobili di altri Stati membri dell’Ue» per le prestazioni familiari. In pratica viene erogato l’assegno unico per i figli a carico non solo a chi è residente in Italia, al momento della domanda, ma bisogna esserlo da due anni. Una regola che vale per gli italiani, i cittadini europei oppure gli stranieri di Paesi extra Ue, a parte alcune eccezioni come i profughi di guerra dall’Ucraina.
Secondo la Commissione Ue, i due anni di residenza richiesti, sono una discriminazione in base ai regolamenti di equo trattamento di tutti i cittadini dell’Unione europea.
«Bisogna avere un radicamento sul territorio nazionale spiega al Giornale una fonte dell’Inps che eroga l’assegno In pratica da Bruxelles chiedono un’agevolazione per i cittadini comunitari. La contestazione non riguarda minimamente gli stranieri extra Ue».
Non stiamo parlando di noccioline se guardiamo i numeri totali. La spesa stimata per i il 2024 è di 20 miliardi. Da gennaio a maggio sono 6.158.863 le famiglie che hanno chiesto l’assegno per 9.756.844 figli.
Per ogni figlio a carico dal 7° mese di gravidanza fino ai 21 anni d’età si può ottenere il contributo che varia da un massimo di 175 euro a un minimo di 50 al mese, a seconda delle condizioni economiche del nucleo familiare. La norma dell’Assegno unico risale al 2021 e l’applicazione al 2022, governo Draghi, ma l’aveva messa in cantiere il Conte II. «La problematica era stata fatta presente ai precedenti governi, che non hanno colmato il vuoto normativo” spiegano dall’Inps. L’esecutivo Meloni ha ereditato il nuovo assegno e Bruxelles aveva prima aperto una procedura di infrazione lo scorso novembre per poi deferire, ieri, l’Italia alla Corte europea di giustizia. Non è un caso che la Cgil canti vittoria in nome dei «cittadini comunitari e non».
L’assegno per i figli viene erogato anche agli extracomunitari, che risiedono nel nostro paese da almeno due anni, non continuativi, «oppure in alternativa» devono «essere titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale». E avere almeno un permesso di soggiorno di lungo periodo.
Dall’Inps fanno notare che «diamo l’assegno a tutti, secondo i requisiti previsti senza alcuna discriminazione di nazionalità». Un esempio sono le 43.241 domande accolte di nati in Tunisia, che risiedono in Italia, per un totale di assegni familiari erogati che ammonta a 180 milioni di euro.
Il senatore della Lega, Claudio Borghi, esagera su X: «Nel caso non si fosse capito in pratica vogliono che diamo l'assegno unico anche a tutti quelli appena arrivati col barcone».
Il contenzioso sollevato dalla Commissione europea riguarda solo i cittadini comunitari, ma chi sbarca illegalmente in Italia e poi ottiene il permesso di soggiorno di lungo periodo trovandosi un lavoro, anche solo per sei mesi, può fare richiesta dell’assegno per i figli a carico.
[continua]

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12 maggio 2020 | Tg5 | reportage
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L’infermiera ha contratto il virus da un paziente anziano nell’ospedale Maggiore di Trieste A casa non riusciva più a respirare ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale Il figlio, soldato della Nato, era rimasto bloccato sul fronte baltico dall’emergenza virus con l’appartamento pieno di medicine l’incubo del contagio non l’abbandonerà mai Due mesi dopo il contagio Svetlana è negativa al virus ma ancora debole e chiusa in casa

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26 settembre 2012 | Uno Mattina | reportage
I lati oscuri (e assurdi) delle adozioni
Con mia moglie, prima di affrontare l’odissea dell’adozione, ci chiedevamo come mai gran parte delle coppie che sentono questa spinta d’amore andavano a cercare bambini all’estero e non in Italia. Dopo quattro anni di esperienza sulla nostra pelle siamo arrivati ad una prima, parziale e triste risposta. La burocratica e farraginosa gestione delle adozioni nazionali, grazie a leggi e cavilli da azzeccagarbugli, non aiutano le coppie che vogliono accogliere un bimbo abbandonato in casa propria, ma le ostacolano.

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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