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Reportage
19 agosto 2024 - Attualità - Israele - Il Giornale
“Gli israeliani troveranno pane per i loro denti”. A Nablus si infiamma l’altro fronte palestinese
Sullo sfondo di un minareto il bandierone palestinese sventola sulla collina che domina Nablus, la seconda città della Cisgiordania con 200mila palestinesi. I palazzi grigi si estendono a vista d’occhio, ma ci sono ancora quattro campi, oramai diventati quartieri fatiscenti, che ospitano gli eredi dei rifugiati del 1948. «La resistenza agli israeliani a Gaza è la stessa a Jenin o in questo campo a Nablus. Gli israeliani troveranno pane per i loro denti. Resistiamo al nemico come nella Striscia», tuona un miliziano vestito di nero con un fucile mitragliatore Ar-15 a tracolla, nuovo di zecca.
Assieme ad un altro giovane barbuto, con la stessa «uniforme» nera, presidia una delle strade principale di Balata, il campo polveriera di Nablus.
Ogni tanto scrutano lo spicchio di cielo sopra le nostre teste per vedere se passa qualche drone israeliano. «Combattiamo per la nostra terra in nome di Allah - ribadisce il miliziano -. Non solo per difendere i fratelli del campo, ma per tutta la Palestina». Sui fucili hanno i «santini» dei «martiri», come i palestinesi chiamano i combattenti eliminati dagli israeliani. Il campo è presidiato da squadre di palestinesi armati, che si scontrano, soprattutto di notte, con le unità israeliane. Balata è un dedalo impenetrabile di viuzze strette fra le case, dove passa a fatica un uomo. «Questo campo ospita 35mila persone che vivono in un quarto di chilometro quadrato - spiega in uno dei vicoli Shaker Badawi, responsabile del centro culturale - Ogni abitante vive in media in 7,5 metri quadrati, che includono case, vie, scuole e anche il cimitero».
Donne velate passano sotto i cavi volanti per l’elettricità e davanti ai murales con l’intero Israele dipinto dai colori palestinesi. Su una delle tre strade principali fioriscono bancarelle e negozietti dove si vende un po’ di tutto. In mezzo alla via del mercato è rimasta una palazzina di due piani sventrata dal missile di un drone.
«Era la sede di Fatah», il partito palestinese fondato da Yasser Arafat, che ha pure un braccio armato, le brigate dei martiri di Al Aqsa, la grande moschea di Gerusalemme con la cupola dorata. «Sono morti due combattenti delle brigate e cinque civili», spiega candidamente Badawi. Subito dopo spuntano i miliziani armati avvisati che un giornalista gira per il campo. A un tratto, come un fulmine a ciel sereno, scatta il tam tam dell’allarme: «Stanno arrivando gli israeliani». Un’ambulanza ci sfreccia davanti entrando nel campo a colpi di sirena. «Meglio andarsene in fretta.
Prima dei soldati arrivato gli agenti sotto copertura, che sembrano palestinesi. E spesso usano le ambulanze per infiltrarsi nei campi», spiega Nasser Arafat, la nostra guida.
La città vecchia di Nablus è un altro campo di battaglia. Fra le sue volte basse e le stradine ferme a secoli fa si sono nascosti i gruppi di fuoco palestinesi più pericolosi. Ogni angolo è tappezzato con le foto dei «martiri», come la banda del Leoni, tutti giovanissimi e ricercati numero 1, che gli israeliani hanno fatto fuori nella città vecchia.
Ad 11 chilometri da Nablus il villaggio di 3mila palestinesi di Jit è stato assaltato la notte di Ferragosto da dozzine di coloni mascherati del vicino insediamento di Eli. «Avevamo finito di cenare quando hanno lanciato nel salotto delle bombe molotov. Abbiamo dei bambini piccoli e poteva essere una strage», racconta Moamiyha Siddeh fra i resti carbonizzati di poltrone e divano. Circa 200 metri più in basso è rimasta la carcassa di una macchina data alle fiamme. «I coloni hanno dato fuoco anche ai campi e non vogliono che piantiamo gli olivi sulla nostra terra», protesta inferocito Hassan Avnan. Gli assalitori erano armati e dal megafono della moschea è stata chiamata la mobilitazione. Rasheed al-Seda, 23 anni, è rimasto ucciso con un proiettile alla nuca. I suoi amici non parlano e piangono attorno alla tomba con i colori palestinesi, un mitra finto e le bandiere delle brigate Al Aqsa. Oltre 2,7 milioni di palestinesi vivono n Cisgiordania dove si sono insediati mezzo milione di coloni diventanti più aggressivi dopo il 7 ottobre.
Il sole non è ancora calato ma a Nablus, proprio sopra la città vecchia, sono arrivati i soldati israeliani in assetto di guerra a caccia di qualche ricercato palestinese. Ibtisam Ratrout, leader velata dei quartieri antichi, non ha dubbi sullo scenario con la minaccia della rappresaglia iraniana: «Se continuiamo così rischiamo la terza guerra mondiale».
[continua]