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06 novembre 2024 - Esteri - Canada - Panorama
Troppo fiacchi per la Nato
“L’esercito che abbiamo adesso non è pronto a contrastare le minacce che vediamo arrivare” sono le brutali, ma schiette parole del generale Wayne Eyre all tv canadese, poco prima di lasciare, in luglio, il ruolo di capo di stato maggiore della Difesa.
Il Canada nonostante sia uno dei fondatori è il ventre molle della Nato? “Il continuo sotto investimento (del paese) lascia i suoi obblighi insoddisfatti e indebolisce la difesa complessiva sia dell'Alleanza nel suo insieme che del continente nordamericano. I canadesi meritano di meglio” sono convinti Wilson Beaver e Elizabeth Tarr, analisti dell’Heritage foundation, centro studi Usa. E aggiungono impietosi: “Le priorità di Trudeau (il primo ministro canadese nda) per il ministero della Difesa sono state "costruire un team inclusivo e diversificato" dando priorità all'eliminazione di "razzismo anti-nero, pregiudizi LGBTQ+, pregiudizi di genere e supremazia bianca””. Secondo gli analisti “il primo ministro Trudeau avrebbe fatto meglio a spendere le risorse per rafforzare la prontezza militare del Canada e garantire che il paese potesse difendere se stesso e i suoi alleati”.
L’accusa principale a Justin Trudeau, il capo di governo più politicamente corretto della Nato, è di fregarsene dell’obbiettivo di spendere il 2% del prodotto interno lordo per la Difesa. Il Canada, peggio dell’Italia che nel 2024 ha dichiarato l’1,49%, è fermo all’1,37%. Solo dopo il summit della Nato di luglio a Washington ha promesso un piano per raggiungere il 2% appena nel 2032, ma senza indicare nei dettagli i passaggi necessari. Il budget per le Forze armate è di 30,5 miliardi di dollari, ma nonostante sia il sesto paese della Nato come Prodotto interno lordo è il 27imo nella spesa per la Difesa. Solo nel 2030 dovrebbe arrivare all’1,7% secondo le promesse governative.
In maggio 23 senatori degli Stati Uniti hanno inviato una lettera al primo ministro canadese ribadendo la loro “preoccupazione e profonda delusione”. Il Canada è protetto dall’ombrello del Norad, il comando aereo spaziale americano contro minacce missilistiche e di aviazioni ostili. Non a caso investirà 38,6 miliardi di dollari, fino al 2042, nella modernizzazione del sistema integrato di difesa.
“La gente si preoccupa poco delle minacce esterne confidando nello zio Sam che ci salverà sempre - spiega a Panorama una fonte all’interno del sistema governativo canadese - Il problema non è solo spendere di più, ma il Canada risulta totalmente impreparato a combattere. Cosa accadrebbe se la Russia ci attaccasse dall’Artico?”.
Lucio Martino, uno dei migliori esperti italiani del Nord America, fa notare che il Canada è “il secondo paese per estensione territoriale sull’Artico dopo la Russia. Da un punto di vista strategico investono su questo fronte”. Il ministro della Difesa Bill Blair ha dichiarato che il Canada acquisterà fino a 12 sottomarini a propulsione convenzionale, in grado di operare sotto il ghiaccio.
I militari, però, fanno sapere a denti stretti che la situazione è disastrosa sia in termini di piani di mobilitazione in caso di conflitto, che di riserve di munizioni. Il generale Eyre aveva già denunciato queste carenze prima di lasciare il posto ad una donna, Jennie Carignan. Un rapporto interno, che è trapelato, evidenza come l’esercito sia così sotto finanziato che metà del suo equipaggiamento è considerato “non disponibile e inutilizzabile”. Il Canada, maglia nera assieme al Belgio, ha fallito anche in un secondo parametro Nato: il 20% di spesa in nuovi equipaggiamenti. "Il governo canadese è da tempo un'eccezione a livello internazionale nella sua riluttanza a lavorare in partnership con l’ industria della difesa nazionale” ha dichiarato la rappresentante del comparto, Christyn Cianfarani, mettendo il dito nella piaga. “La narrazione è che rappresentiamo l’anello debole della Nato - ammette Fen Hampson, docente di Affari internazionali alla Carleton University di Ottawa - Siamo chiaramente nel mirino dei politici americani”. E se tornasse Trump alla Casa Bianca per il governo canadese sarebbero tempi duri.
“Trudeau è indubbiamente un’anima woke (l’estremismo politicamente corretto nda) e strenuo difensore dell’Lgbt+ - spiega Martino - Però non collegherei questa mentalità alle spese della Difesa”. Da giovane il futuro premier si dipingeva la faccia di nero facendosi immortalare alle feste travestito da Aladin e attorniato da donne tipo harem. Quando gli hanno chiesto se  fosse una foto politicamente scorretta ha risposto: "Sì, lo era. All'epoca non la consideravo razzista, ma ora ne sappiamo di più".
Per la fonte di Panorama all’interno del sistema canadese “se ci fossero le elezioni domani vincerebbero a manbassa i conservatori guidati da Pierre Poilievre, molto vicino alle posizioni della vostra premier Giorgia Meloni. Trudeau governa da 9 anni e ha stufato soprattutto per l’economia che non va bene a cominciare dall’alta inflazione. La sua popolarità è al di sotto del 20%, la gente vuole un cambiamento”.
Nel paese il fronte anti Nato è marginale, ma rumoroso e appena può scende in piazza. La “Rete canadese per la pace e la giustizia” vuole uscire dall’Alleanza e sostiene che “le armi della Nato stanno prolungando la guerra in Ucraina e il genocidio a Gaza”.
Il Canada ha inviato in Europa 1600 uomini che guidano il battle group in Lettonia, sul fianco Est dell’Alleanza, composto anche da soldati italiani. Il nome dell’operazione, scattata dopo l’invasione russa dell’Ucraina, è “Rassicurazione”.
La vera sfida per il Canada si gioca nell’Artico, complice il riscaldamento globale, che aprirà una nuova rotta marittima fra i ghiacci. Russia e Cina si stanno espandendo nella regione vitale, ricca di risorse energetiche e minerarie, e hanno formato “una partnership strategica” sull’Artico. Pechino ha annunciato il progetto di  una “Via della seta polare” e la Guardia costiera americana, ha avvistato, il 28 settembre, navi militari cinesi e russe vicino all'isola di San Lorenzo nel mare di Bering, appena a sud del Circolo polare artico. Pierre-Hugues Boisvenu, ex senatore canadese, va giù duro: "Non possiamo più ignorare le minacce alla sovranità nazionale. Le potenze straniere stanno già mettendo alla prova la nostra determinazione, sia in aria tramite palloni spia, sia in mare con boe di monitoraggio. Siamo troppo dipendenti dagli Stati Uniti per la difesa artica: dobbiamo essere all'altezza delle nostre responsabilità come paese del Nord".
Il governo canadese ha messo in cantiere, oltre ai sottomarini, il varo di sei nuovi rompighiaccio, l’ “arma” navale più importante nell’Artico. Un investimento di 14,4 milioni di dollari con la società Chantier Davie Canada, che costruirà delle unità simili, per potenza, ai rompighiaccio nucleari russi Taymyr and Vaygach. Mosca detiene la flotta più forte. “Da un punto di vista strategico è cruciale che i canadesi controllino la loro fetta di Artico - sottolinea Martino - E’ interesse dell’Alleanza atlantica che non diventi un “lago” russo”.
Fausto Biloslavo Il Canada sostiene di avere “prove chiare e convincenti che gli agenti del governo indiano hanno intrapreso e continuano a impegnarsi in attività che rappresentano una minaccia significativa per la sicurezza pubblica”. Parole pesanti come macigni pronunciate dal primo ministro, Justin Trudeau, che hanno scatenato la crisi più grave fra Ottawa e Delhi, due capitali del Commonwealth. Tutto è iniziato lo scorso anno con l’omicidio, a pistolettate a Vancouver, di Hardeep Singh Nijjar, uno dei leader all’estero del separatismo Sikh. Il governo indiano lo considerava un “terrorista” e aveva più volte chiesto l’estradizione. L’inchiesta ed i servizi segreti hanno scoperto “attività” degli indiani più ampie con “tecniche di raccolta clandestina di informazioni, comportamento coercitivo, attacchi ai canadesi sud asiatici e coinvolgimento in oltre una dozzina di atti minacciosi e violenti, tra cui omicidi” secondo Trudeau. Il risultato è stata l’espulsione di sei diplomatici indiani, compreso l’Alto Commissario Sanjay Kumar Verma, l’equivalente di un ambasciatore. E Delhi ha fatto lo stesso come rappresaglia.
f.bil.

 
[continua]