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19 novembre 2024 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
Una soluzione alla coreana per il futuro dell’Ucraina
Mille giorni di invasione e almeno mezzo milione di morti e feriti da tutte e due le parti, ma molti di più sul lato russo della barricata, sono il tragico bilancio della guerra in Ucraina. Per mesi ho raccontato questo devastante conflitto combattuto con un uso spropositato di armi pesanti, missili e droni. In prima linea sul fronte ucraino nei posti peggiori da Bakmut ad Avdivka, puntini sulla carta del Donbass dove i soldati erano tutti morituri, che tiravano la monetina per i primi cinque in trincea, morti o feriti. Una mattanza con riflessi pesanti sui nostro conti e a livello globale che ha provocato un braccio di ferro epocale teso a spostare l’asse geopolitico da Ovest ad Est, dal mondo libero acciaccato e fragile, ma pur sempre democratico, alle autocrazie o al partito unico cinese.
Tutti buoni motivi, a cominciare dal massacro sul campo, per dire basta. Al contrario le ultime 48 ore di massicci bombardamenti russi, mai visti prima, puntano a mettere in ginocchio il sistema elettrico e di riscaldamento ucraino in vista dell’inverno. E non vale meno il colpo di coda del presidente Joe Biden sul via libera all’utilizzo dei missili Usa in territorio russo per compensare l’orda nordcoreana di rinforzo nella regione di Kursk, dove non molla la testa di ponte ucraina. Se andiamo avanti di questo passo ha ragione Donald Trump junior, che accusa il presidente uscente di «far partire la terza guerra mondiale» prima che il funambolico padre provi a sbrogliare la matassa.
In realtà potrebbero essere gli ultimi, sanguinosi, affondi, prima di sedersi attorno a un tavolo e trovare una via d’uscita. Biden al G20 in corso lancia l’appello per schierare tutto il mondo che conta «in difesa dell’integrità territoriale ucraina». Nella stessa assise il pragmatico sultano turco, Recep Tayyip Erdogan, l’unico ad avere ottenuto qualcosa di buono nel conflitto come lo scambio di prigionieri e il passaggio del grano per il Mar Nero, presenterà un piano di pace. I punti focali sono il congelamento della linea del fronte, la sospensione per almeno dieci anni dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ma forniture belliche per proteggerla e forze di pace nel Donbass che distanzino gli eserciti in lotta.
Mosca ha già risposto «niet», ma la musica potrebbe cambiare con Trump. Per gli ucraini significherebbe abdicare alla pace giusta, ma un congelamento in stile 38º parallelo non è un trattato di pace firmato con il sangue e definitiva rinuncia ai territori occupati. E soprattutto chi ci ha guadagnato dagli anni cinquanta ad oggi in Corea, il Sud prospero e moderno o il Nord affamato medieval-stalinista? Risposta fin troppo semplice e per il conflitto nel cuore dell’Europa è altrettanto ovvio che l’Ucraina con la ricostruzione e il cammino verso la Ue ne uscirebbe vincente. Non a caso l’Italia, dopo il terzo anniversario dell’invasione del prossimo febbraio, vuole organizzare una grande conferenza a Roma sul rimettere in piedi il paese che ha resistito all’orso russo. Al Cremlino resterebbe solo una vittoria di Pirro.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ieri ha giustamente visitato le prossime prede dei russi sulla prima linea nel Donbass, per decorare i valorosi, ma sfiniti, soldati ucraini che resistono con le unghie e con i denti. Però, pure lui, qualche giorno fa ha dichiarato: «Da parte nostra dobbiamo fare di tutto per porre fine alla guerra, l’anno prossimo, con mezzi diplomatici».
New York Resa dei conti nella corsa al Tesoro americano, dove il tutti contro tutti si potrebbe trasformare in un duello a due. La rosa di nomi per guidare uno dei dicasteri cruciali della prossima amministrazione di Donald Trump ha scatenato una durissima battaglia all’interno dello staff del presidente eletto e con il «first buddy» (il primo amico, così è stato soprannominato) Elon Musk, la cui influenza non piace al transition team.
La decisione sul segretario al Tesoro era attesa entro lo scorso fine settimana, ma ora il tycoon sta considerando alternative rispetto ai principali candidati, e avrebbe rallentato il processo di selezione per effettuare la scelta migliore (uno dei requisiti richiesti è l'impegno ad applicare i dazi). Trump ora sta valutando l’ex governatore della Fed Kevin Warsh, secondo alcune fonti del New York Times, e anche il miliardario di Wall Street Marc Rowan. The Donald li dovrebbe incontrare entrambi a Mar-a-Lago in settimana dopo aver avuto ripensamenti sui nomi in pole, l’investitore Scott Bessent e l’amministratore delegato di Cantor Fitzgerald (e alfiere delle criptovalute) Howard Lutnik. Secondo indiscrezioni in particolare quest’ultimo di recente avrebbe perso quota e inizierebbe a irritare Trump, che ritiene abbia manipolato il processo di transizione in suo favore.
Come riferisce Axios, il nome dell'ex governatore della Federal Reserve e del co-fondatore di Apollo sono emersi in seguito alla lotta intestina che si è scatenata all'interno dello staff del presidente-eletto su chi ricoprirà l’incarico. Bessent sarebbe ancora in fase di valutazione, pure come possibile candidato per guidare il Consiglio economico nazionale della Casa Bianca. La tensione fra i consiglieri del prossimo comandante in capo comunque è alta: nei giorni scorsi si è consumato un duro scontro fra Boris Epshteyn, il legale fedelissimo di Trump, e l’onnipresente Musk sulle nomine, il quale avrebbe contestato l'eccessiva influenza dell’avvocato sulle scelte per il ministero della giustizia e l'avrebbe accusato di fornire ai media dettagli sulla transizione. Il patron di Tesla, SpaceX e X sta cercando di usare il suo potere per il timoniere del Tesoro, posizione in cui vorrebbe Lutnick.
«Molti nella squadra non sono contenti», hanno riferito alcune fonti al Washington Post parlando di Elon, che sembra comportarsi come un «co-presidente», spingendosi ben oltre a quello che dovrebbe essere il suo ruolo e innervosendo l’entourage con la sua presenza costante.
Intanto il team di Trump sta valutando di fissare come priorità per il dipartimento dei Trasporti un allentamento delle regole per le auto senza conducente, come riporta l'agenzia Bloomberg, e se l’operazione avesse successo andrebbe ovviamente a diretto vantaggio di Musk, che spinge per il lancio del suo robotaxi. Sulla scia delle indiscrezioni riguardo la possibile mossa sulle auto autonome, Tesla è in crescita a Wall Street, con i titoli che guadagnano il 6,2%.
Sul fronte dell’immigrazione, invece, il tycoon ha fatto intendere di voler utilizzare l’esercito per le espulsioni di massa di immigrati privi di documenti dagli Stati Uniti. Commentando un post sul suo social media Truth di Tom Fitton, presidente dell’influente gruppo conservatore Judicial Watch, nel quale si riportava la notizia che il presidente eletto «utilizzerà risorse militari per combattere l'invasione di Biden», Trump ha risposto: «Vero». L’idea di utilizzare l’esercito al confine meridionale, peraltro, era già stata lanciata dall’allora candidato repubblicano in campagna elettorale, e ora ha intenzione di rispettare la promessa fatta agli elettori.
 
[continua]

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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
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SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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01 febbraio 2014 | MezziToni | reportage
Sulle barricate di Kiev
Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.

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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
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Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
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Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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