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04 luglio 2025 - Il fatto - Italia - Il Giornale
La Consulta boccia (a metà) i Cpr migranti Il Viminale: “Il loro uso resta legittimo”
Un colpo al Parlamento e una tempesta in un bicchier d’acqua. La Consulta boccia, a metà, i Centri di permanenza per i rimpatri e subito si scatena la bagarre politica. Il Viminale getta acqua sul fuoco specificando che la Corte non considera incostituzionali i Cpr (nella foto, una protesta al centro di via Corelli Milano) . La destra attacca sostenendo che i giudici si sono svegliati dopo 45 anni. Chiesa pro migranti e sinistra chiedono la chiusura dei centri.
Ieri ha visto la luce l’attesa sentenza 96 depositata dalla Corte costituzionale presieduta da Giovanni Amoroso. La Consulta ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale relative al «trattenimento per il tempo strettamente necessario presso il Centro di permanenza temporanea e assistenza più vicino, tra quelli individuati o costituiti con decreto del ministro dell’interno». Però ha individuato un «vulnus» sulla disciplina del trattenimento dei migranti nei Cpr, che «non rispetta la riserva di legge in materia di libertà personale».
Tradotto in parole semplici si basa solo su regolamenti e non su una norma primaria. Per questo la Consulta sollecita il Parlamento e il governo ad approvare una vera e propria legge. Tutto è iniziato con un giudice di pace di Roma, che ha sollevato la questione della costituzionalità relativa alla convalida
dei provvedimenti di trattenimento di stranieri in un Cpr. Il magistrato aveva evidenziato che il trattenimento si svolge secondo modalità e procedimenti non disciplinati da una norma di legge primaria. E lamentato una disparità di trattamento rispetto ai detenuti in carcere, che hanno precise garanzie.
Niente di incostituzionale, ha stabilito la Corte, ma ricade «sul legislatore il dovere ineludibile di introdurre una normativa compiuta (…) in un ambito particolarmente delicato, dove si intrecciano sicurezza pubblica, immigrazione e diritti umani”. E ribadisce che «l’iniziativa per colmarla non può che venire dal Parlamento, in un quadro normativo che garantisca certezza del diritto e dignità delle persone».
Il ministero dell’Interno fa notare che «la pronuncia della Corte costituzionale mette in luce una carenza risalente nel tempo senza tuttavia mettere in discussione la legittimità dell’utilizzo dei Cpr per il rimpatrio dei migranti irregolari ». Gli uffici del Viminale erano già impegnati nella redazione di una proposta di legge, che regoli i trattenimenti una volta per tutte.
Il deputato di Fratelli d’Italia, vicepresidente della commissione Affari costituzionali, Riccardo De Corato, fa notare «che dopo 45 anni la Consulta ha criticato i Cpr dicendo che non rispettano la libertà personale». Le radici dei centri risalgono agli anni Ottanta e la questione di legittimità costituzionale, comunque respinta dalla Corte, fa riferimento alle carenze risalenti fino dal Testo unico sull'immigrazione Turco-Napolitano del 1998, che aveva istituito i Cpr. I talebani dell’accoglienza cantano vittoria. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi dichiara che «la Corte Costituzionale conferma quanto abbiamo sempre sostenuto: i Cpr sono luoghi di coercizione fisica, in cui non si rispetta la libertà personale né gli standard minimi dei diritti umani». E aggiunge, convinto dell’automatismo, che «i giudici di pace non dovrebbero fare finta di niente e sospendere le convalide di trattenimento nei Cpr». Gian Carlo Perego, presidente della Commissione dei vescovi italiani, che si occupa di immigrazione, sostiene che «la Corte Costituzionale ha fatto emergere la disumanità nei Cpr attivi in Italia (9)». E lancia un siluro sul vero obiettivo: «E in quello, inutile, creato in Albania, che contrasta con alcuni articoli della Costituzione».
[continua]

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03 febbraio 2012 | UnoMattina | reportage
Il naufragio di nave Concordia e l'allarme del tracciato satellitare


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24 novembre 2015 | Rai 1 Storie vere | reportage
Terrorismo in Europa
Dopo gli attacchi di Parigi cosa dobbiamo fare per estirpare la minaccia in Siria, Iraq e a casa nostra

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10 giugno 2008 | TG3 regionale | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /1
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non dimentica i vecchi amici scomparsi. Il 10 giugno ha visitato a Bolzano la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” dedicata ad Almerigo Grilz. La mostra è stata organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti. Gli ho illustrato le immagini forti raccolte in 25 anni di reportage assieme ad Almerigo e Gian Micalessin. La Russa ha ricordato quando "sono andato a prendere Fausto e Almerigo al ritorno da uno dei primi reportage con la mia vecchia 500 in stazione a Milano. Poco dopo li hanno ricoverati tutti e due per qualche malattia". Era il 1983, il primo reportage in Afghanistan e avevamo beccato l'epatite mangiando la misera sbobba dei mujaheddin, che combattevano contro le truppe sovietiche.

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radio

03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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