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Articolo
08 settembre 2025 - Il fatto - Ucraina - Il Giornale |
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I raid sui luoghi simbolo Putin avvisa Zelensky: si pieghi o toccherà a lui |
Fausto Biloslavo Le fiamme ed il fumo che escono dal palazzo del governo a Kiev centrato dai russi, nel più massiccio attacco di droni e missili della guerra in Ucraina, sono un avvertimento mortale per Volodymyr Zelensky. “La prossima volta possiamo colpirti” è il messaggio del Cremlino. Il palazzo presidenziale si trova a poche centinaia di metri da quello dell’esecutivo, tutti e due vicini a Maidan, la piazza simbolo della rivolta che ha dato fuoco alle polveri. Il nuovo zar, Vladimir Putin, ha ordinato l’attacco senza precedenti e ravvicinato a Zelensky per due motivi: il primo come rappresaglia agli attacchi dei droni ucraini in profondità alle raffinerie russe che stanno creando problemi. Il secondo punta a piegare Zelensky ad accettare le condizioni capestro del Cremlino per arrivare ad una tregua. I realtà gli 810 droni o velivoli esca e 13 missili da crociera Iskander-K lanciati sull’Ucraina sono stati in gran parte fermati. Gli ucraini ne hanno abbattuti 747 e 4 missili, ma basta che il 10-20%, come sta accadendo in media, penetri le difese aeree per provocare danni non indifferenti. Si tratta di saturazione, come i missili iraniani lanciati su Israele. Oltre ai danni vanno calcolati i costi: la Russia sforna droni kamikaze, sulla base di quelli iraniani Shahed-136, che hanno un valore fra i 20mia e 50mila dollari. I più avanzati arrivano a 70mila dollari. Un missile intercettore terra aria può costare 3 milioni di dollari e le scorte finiscono presto a questo ritmo di attacchi. La fabbrica di Alabuga nel Tratarstan russo, sta aumentando la produzione ed i russi ne hanno messo in piedi un’altra. Secondo l‘intelligence ucraina sono in grado di produrre 6000 droni tipo Shahed al mese. Non solo: sia a Kiev che a Mosca stanno studiando droni guidati dall’intelligenza artificiale, che riusciranno a penetrare le difese avversarie volando sull’obiettivo in maniera autonoma. L’escalation è evidente e legata anche agli alti e bassi del negoziato. A luglio si era raggiunto un picco, come media giornaliera, di 250 droni russi lanciati sull’Ucraina. Non sono mancate punte, in sole 24 ore, di oltre 600 droni e missili in giugno, ma poi le aperture negoziali e l’incontro Trump- Putin in Alaska aveva fatto diminuire gli attacchi. Il presidente americano pensava di avere ottenuto una tregua più da Kiev che da Mosca sui bombardamenti con i droni alle raffinerie russe in profondità. L’incertezza del negoziato ha fatto riesplodere la guerra energetica con i droni. Il 3 settembre i russi ne hanno lanciati oltre 500 e una dozzina di missili. I numeri così alti sono dettati anche dai velivoli esca che si “sacrificano” per fare passare gli altri. Gli ucraini solo in agosto hanno colpito almeno 12 raffinerie paralizzando impianti che rappresentano oltre il 17% della capacità e nazionale russa corrispondente ad 1,1 milioni di barili al giorno. Nelle ore del massiccio attacco sull’Ucraina hanno annunciato di avere centrato, per la seconda volta, l'oleodotto Druzhba nella regione russa di Bryansk, che pompa il petrolio per l’Ungheria e la Slovacchia. Gli attacchi in profondità colpiscono anche nodi ferroviari e aeroporti bloccando, solo con gli allarmi, il traffico aereo pure di Mosca. Forse Kiev non è riuscita a rallentare di molto gli attacchi nel Donbass per mancanza di carburante o mettere in ginocchio l’economia russa, ma in varie zone del paese, a cominciare dalla Crimea annessa, c’erano lunghe code davanti alle stazioni di benzina durante l’estate. Non solo: le raffinerie sono state colpite dal nuovo drone Flamingo, una bomba volante con un carico esplosivo doppio rispetto a un missile Cruise. Il drone è fabbricato in Ucraina, ma ci sarebbe stato l’aiuto tecnico degli inglesi. Da gennaio gli ucraini hanno testato nuovi droni con un raggio d’azione di 2mila chilometri, che possono sganciare bombe da 250 chili e tornare alla base. Nel frattempo la produzione dei Flamingo arriverà in ottobre a 210 esemplari al mese. |
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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno.
Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".
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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno.
Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca.
Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.
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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.
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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento |
Ucraina
Una nuova Crimea
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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento |
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.
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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento |
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa
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