|
Artcolo
08 settembre 2024 - Il Fatto - Ucraina - Il Giornale |
|
L’arma “finale” degli F 16 Gli addestramenti a Kiev con piloti in pensione |
L’arma «finale» degli ucraini, oltre ai missili sempre più potenti e a lungo raggio, sono gli F-16. I cacciabombardieri occidentali stanno arrivando, ma scarseggiano piloti e tecnici per renderli veramente operativi e insidiosi. A fine anno sarà pronto il primo squadrone con una dozzina di aerei. Al forum Ambrosetti di Cernobbio esponenti di rilievo del Congresso americano hanno incontrato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, con un piano ardito. Il senatore repubblicano Lindsey Graham ha rivelato a Repubblica il progetto di impiegare veterani occidentali, volontari, per gli F-16: «Piloti in pensione, che non devono essere per forza americani, possono essere italiani o degli altri Paesi Nato». Sul terreno la Legione internazionale, fondata fin dalle prime settimane dell’invasione russa, ha arruolato fra le sue fila dozzine di ex soldati della Nato, non più in servizio, ma che si erano fatti le ossa sui campi di battaglia in Iraq e Afghanistan. «È vero che anche in Italia ci sono piloti in grado di far volare un F 16, ma è la mossa giusta? A parte l’aspetto giuridico del combattere in Ucraina sarebbe un motivo in più per Putin di puntare il dito contro il coinvolgimento della Nato», dichiara al Giornale il generale in congedo Leonardo Tricarico, che è stato capo di stato maggiore dell’Aeronautica. «Piloti provetti potrebbero aiutare, ma non sarebbe una carta definitiva per battere i russi. Contro il piccolo Milosevic abbiamo impiegato 900 velivoli al giorno ricorda Tricarico -. Dimensioni che l’Ucraina non potrà mai raggiungere, neanche lontanamente». Al momento è prevista la consegna di un’ottantina di F-16. I primi ad avere promesso i caccia sono quattro paesi europei: 30 dal Belgio, ma spalmati fino al 2018, 24 dall’Olanda, 19 dalla Danimarca e 9 dalla Norvegia. Il vero problema è che l’Ucraina non ha abbastanza piloti per farli volare perché l’aeronautica di Kiev era improntata su caccia di stampo sovietico. Prima di tutto devono imparare molto bene l’inglese e poi possono frequentare due scuole negli Usa, con una lista d’attesa di vari paesi non indifferente e in Danimarca. Il promesso centro di addestramento in Romania è ancora agli albori. In marzo la Raf inglese ha completato il primo ciclo di addestramento per 10 piloti ucraini, che poi sono passati alla scuola di volo francese per il programma avanzato di combattimento. Insomma, a fine anno, se andrà bene, Kiev potrà contare su una ventina di piloti. «Un conto è la propaganda, ma non attribuiamo doti salvifiche a pochi aerei (vecchiotti) e giovani piloti che dovrebbero affrontare piloti russi esperti con una schiacciante superiorità numerica», scrive nel suo editoriale, Pietro Batacchi su Rivista italiana Difesa. Oltre ai piloti c’è il problema dei manutentori. Batacchi fa notare che l’aeronautica americana «per portare un tecnico logistico F 16 alla qualifica top Level 7 ci mette dai 5 agli 8 anni. Per ogni F -16 servono dai 10 ai 15 tecnici». Gli ucraini, come hanno dimostrato con altro armamento occidentale, ci metterebbero molto meno, ma i russi hanno già minacciato che distruggeranno tutti gli F-.16. Non solo in cielo ma colpendo le basi ed eliminando in maniera mirata i piloti, soprattutto se ex Nato, i tecnici specializzati ed eventuali istruttori. In prospettiva è comunque un investimento addestrare gli ucraini. E sono coinvolti pure paesi che non hanno in dotazione gli F-16 come il Regno Unito e la Francia. Batacchi lancia l’appello al governo Meloni di fare lo stesso con «i blasonati centri di addestramento a Galatina e Decimomannu». Non è escluso che Zelensky a Cernobbio abbia trovato modo di parlarne con la premier italiana. |
[continua] |
|
video
|
|
20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno.
Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".
|
|
|
|
02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno.
Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca.
Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.
|
|
|
|
07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.
|
|
|
|
radio
|
27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento |
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa
|
|
26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento |
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.
|
|
16 aprile 2014 | Radio IES | intervento |
Ucraina
Una nuova Crimea
|
|
|
|
|