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Esteri
06 gennaio 2025 - Attualità - Ucraina - Il Giornale |
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Gli ultimi colpi prima dell’era Trump Il ruolo dell’Italia per l’ipotesi caschi blu |
Fausto Biloslavo Manca poco al 24 febbraio, terzo anniversario di guerra nel cuore dell’Europa, che ha provocato un milione fra morti e feriti sia russi (molti di più), che ucraini. Un mattatoio per fette risicate di territorio: ad oggi meno del 20% dell’Ucraina è occupato dagli invasori russi. La speranza che sia l’ultimo anno di guerra è paradossalmente dimostrata dall’aumento dei combattimenti per ottenere, da una parte e dall’altra, più carte e territorio sul tavolo delle trattative. Il presidente eletto, Donald Trump, ha ribadito, anche nell’incontro di sabato con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che vuole mettere fine alla guerra congelando la linea del fronte. Per questo, nonostante l’inverno, si è combattuto duramente negli ultimi mesi con un Natale di sangue e la prospettiva che il conflitto si intensificherà prima che Trump convinca ucraini e russi a sedersi attorno ad un tavolo. Le forze di Kiev, con un colpo di reni a sorpresa, hanno lanciato un contrattacco nella regione russa di Kursk occupata lo scorso anno. I soldati di Mosca aiutati dalla carne di cannone di 11mila nord coreani hanno ripreso il 40% del territorio perduto con il blitz a casa loro. Gi ucraini, però, continuano a mantenere il controllo della città di Sudzha diventata il quartier generale dell’ardita operazione nell’area di Kursk. L’area occupata servirà ad ottenere qualcosa in cambio dai russi, quando si arriverà al negoziato. La situazione è ben più drammatica sul fronte del Donbass, dove si teme il crollo davanti alla lenta, ma inesorabile avanzata russa. Una vittoria di Pirro, dopo tre anni di guerra, ma simbolicamente importante per lo zar Putin se l’armata di Mosca riuscisse a sfondare occupando tutta la regione contesa. Negli ultimi giorni i russi hanno issato la bandiera sui tetti dei palazzoni di periferia di Kurakhove sbrecciati dai combattimenti. L’intero fronte sud rischia di cedere fino a Zaporizhzhia, ma il vero obiettivo è sfondare a Pokrovsk e più a Nord, a Chasiv Yar. La strada per Kramatrosk e Sloviasnk, la linea del Piave Ucraina, sarebbe spianata ed i russi conquisterebbero tutto il Donbass. Però devono farlo in fretta, prima che entri in gioco Trump, che punta al terzo anniversario di guerra per congelare il conflitto. Una specie di accordo alla coreana sul 38imo parallelo con l’aggiunta di una moratoria di 20 anni su basi Nato in Ucraina. E forse la presenza di un contingente di caschi blu, come forza di cuscinetto, fra russi e ucraini con il ripiegamento delle armi pesanti. Trump punta sull’appoggio dell’Italia sulla sponda europea, che ha dato disponibilità all’invio di forze di pace, ma i russi ci vedono come “nemici” per le forniture di armi a Kiev. Sempre meglio che il nocciolo duro e puro, pronto alla guerra ad oltranza, composto da polacchi, paesi baltici e nazioni del Nord Europa, che hanno i russi alle porte. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ridotto al lumicino politico in casa, sogna che la Grandeur guidi l’appoggio militare all’Ucraina se gli americani verranno meno. Non è un caso che il 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Trump, arriveranno a Kiev i primi Mirage 2000 francesi, con piloti già pronti, in grado di lanciare i missili Storm Shadow/Scalp a lungo raggio per colpire la Russia. Prima del congelamento, il conflitto sarà sempre più devastante: fra sabato e domenica i russi hanno intercettato 61 velivoli senza pilota ucraini sul loro territorio, ma nell’ultimo mese hanno lanciato 2340 droni rispetto alla media precedente di 400. |
[continua] |
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01 febbraio 2014 | MezziToni | reportage
Sulle barricate di Kiev
Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.
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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno.
Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".
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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno.
Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca.
Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.
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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento |
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.
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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento |
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa
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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento |
Ucraina
Una nuova Crimea
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