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Reportage
04 marzo 2025 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
Tra i mutilati ucraini la rabbia per lo strappo Usa “Rischio guerra mondiale”
Kiev «La valanga di fuoco dell’artiglieria russa ci piomba addosso all’improvviso. La prima scheggia si conficca nella coscia sinistra. La seconda mi porta via di netto l’altra gamba e altre due entrano nella nuca» racconta Dmytro Kraslianskyi, 34 anni, mutilato all’inizio della guerra in Donbass. «Il fumo delle esplosioni avvolgeva tutto e c’era solo l’odore della polvere da sparo, della carne bruciata e del sangue - ricorda - Pensavo di morire». Nonostante le gravi ferite e l’amputazione traumatica temeva di più la fanteria nemica: «Ho cercato di prendere il mio fucile mitragliatore, ma ho trovato solo una bomba a mano. Se fossero arrivati mi sarei fatto saltare in aria». I commilitoni cercavano di tamponare l’emorragia. «Non c’erano abbastanza bende e ci hanno messo 14 ore per evacuarmi - spiega - Avevo le allucinazioni: una figura vestita di bianco che assomigliava a San Nicola mi teneva la mano». Dopo due volte in coma, 28 interventi chirurgici e un anno e mezzo in ospedale ha cominciato a ricostruirsi una vita.
«Ho una moglie, due figli e sono riuscito a mettere in piedi questo chiosco con i prestiti per i veterani» dichiara orgoglioso Dmytro a Borispol, dove vende la migliore carne alla brace della zona. La gamba artificiale lo fa zoppicare e le ferite alla testa hanno lasciato il segno nel modo poco fluente di parlare, ma gli occhi verdi sprizzano di vitalità. Sulla parete c’è la bandiera della sua brigata, la 72ima meccanizzata, che dà il nome al chiosco, BBQ’72.
I numeri sono impressionanti: la guerra ha provocato 380 mila feriti. I mutilati sarebbero fra i 125mila e i 160mila. E ogni brigata ha qualche amputato che torna al fronte.
Il sergente Andrii Rubliuk, 38 anni, ha perso entrambe le braccia e una gamba. Due anni dopo le mutilazioni è tornato ad indossare la mimetica e ad imbracciare il fucile, grazie alle protesi ad uncino al posto delle mani. «Combattere con tutti gli arti a posto lo possono fare tutti, ma senza è una sfida ha dichiarato - che fa sentire un amputato veramente vivo». Rubliuk è rientrato nelle forze speciali per addestrare le reclute e monitorare i droni russi.
Maksym Vysotskyi ha perso la gamba sinistra su una mina. Adesso comanda una squadra che lancia droni esplosivi in missioni notturne. «Il destino non ti lascia sfuggire alle sfide lungo il cammino» è la sua filosofia. Non si è mai pentito di essersi arruolato, come gran parte dei veterani mutilati che lottano per rifarsi una vita.
Anton Savintsev ti viene incontro sulla sedia a rotelle, senza una gamba e con due braccia bioniche sorridendo per stringerti la mano con le protesi al titanio piantate nelle ossa. Una granata di mortaio da 120 millimetri lo ha fatto a pezzi nel carnaio di Bakhmut, il 2 maggio 2023. Il suo primo pensiero, al risveglio orribilmente mutilato, è stato: «Combatti, combatti, combatti come avevo fatto contro i russi. Adesso la battaglia è per la mia salute e il futuro».
Omaccione con un cappellino nero, la sua trincea è il «Tytanovi Rehab», un centro di riabilitazione all’avanguardia di Kiev.
Artem Dudchenko è fra i mutilati più giovani, che vogliono rimettersi in piedi. «Un drone kamikaze mi ha portato via le gambe a Zaporizhzhia il 9 novembre di due anni fa. Trump non lo calcolo proprio, ma vorrei che la guerra finisse il prima possibile» racconta, esercitando i monconi disteso sul tappetino della palestra del centro.
Oleksandr Zozulyak, con una protesi bionica al posto del braccio sinistro, non ha dubbi sul presidente Usa: «Trump vuole risolvere alcuni problemi con la Cina a spese dell’Ucraina, ma non funzionerà. Se va avanti così, rischiamo la terza guerra mondiale».
Il Tytanovi Rehab non realizza solo le protesi bioniche, ma aiuta i mutilati a uscire dal buco nero della depressione. In un grande centro commerciale di Kiev, uno dei veterani senza una gamba, un occhio e alcune dita di una mano, ha aperto con la raccolta fondi organizzata dal centro il caffè Tytanovi, che promuove le protesi e quando ordini una tazzina una mano bionica ti fa «ciao». Fra i gadget in vendita per finanziare la riabilitazione dei veterani c’è un curioso calendario con i mutilati in smoking assieme a una famosa pornostar. Il messaggio è non mollare, mai, nella nuova battaglia «per guidare o usare il computer e rispondere al cellulare» sottolinea Anton, che degli arti ha solo una gamba sana, oppure tornare al fronte.
[continua]

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In Crimea ultimatum dei russi alle basi ucraine


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Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
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Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
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Una nuova Crimea


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