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20 agosto 2009 - Esteri - Afghanistan - Il Foglio
La spietata trincea afghana
Italebani aprono il fuoco contro quattro
soldati inglesi in avanscoperta del 5° plotone,
compagnia A. Un proiettile centra la
coscia di uno dei militari, che crolla a terra,
e una spruzzata di pallottole solleva
sbuffi dal terreno attorno a lui. I suoi commilitoni
sono riusciti a trovare riparo, 30
metri più in là, all’angolo di una casa. “Eravamo
ancora nel loro campo di tiro, sotto il
fuoco nemico. Il nostro compagno gridava
che lo avevano colpito”, racconta il caporale
Daniel Farrell, 24 anni. Tutti lo chiamano
“Danger Faz” e nell’imboscata a nord di
Sangin, uno dei covi talebani della provincia
afghana di Helmand, comanda otto uomini.
“Avrebbero continuato a spararci e il
fuciliere ferito sarebbe stato ucciso – ha
detto il caporale al Times – E’ stato un attimo,
ma ho pensato che non potevamo lasciarlo
a terra in mezzo al campo di battaglia.
Dovevamo tornare indietro a riprendercelo”.
Farrell e un altro soldato, Nathan
Hau, corrono verso il ferito. I talebani se ne
accorgono e sparano. Gli altri militari inglesi
coprono i compagni. I due soccorritori
fanno slalom fra le pallottole e raggiungono
il soldato a terra. Sorreggendolo per le
braccia lo trascinano indietro, sempre di
corsa. Riescono a uscire dalla linea di tiro
dei talebani. Appoggiato il ferito dietro un
muro di fango e paglia sbrecciato da un
precedente scontro con i talebani, “Danger
Faz” passa al contrattacco. Tira un razzo a
spalla in direzione della postazione degli
insorti, ma manca di un soffio l’obiettivo.
Allora imbraccia la mitragliatrice pesante.
Appoggiato da una squadra di tiratori scelti,
il plotone del caporale coraggioso continua
a combattere fino all’arrivo dell’elicottero
che porta in salvo il ferito. Una volta
rientrato in base Farrell si rende conto di
quanto sia stato fortunato. Un proiettile di
kalashnikov si è conficcato nel gps legato
alla gamba. Se non ci fosse stato, gli avrebbe
fracassato il femore. “Non sono particolarmente
religioso, ma penso che l’amico
ucciso da un cecchino in Iraq mi ha protetto
da lassù”, sussurra il caporale di Liverpool.
Il salvataggio del ferito è avvenuto il
19 luglio, ma la buona stella per i soldati inglesi
nella provincia di Helmand era già
tramontata. (continua nell'inserto 3)
ANNO XIV NUMERO 198 - PAG III IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVEDÌ 20 AGOSTO 2009
LA SPIETATA TRINCEA AFGHANA
Una violenza senza tregua contro i soldati inglesi tra i canali del fiume Helmand
Lo scorso mese è stato il più sanguinoso
dal crollo del regime talebano
del 2001. Ventidue militari britannici
sono caduti in soli trenta giorni. A oggi
sono morti in Afghanistan 210 soldati
di Sua maestà, compresi i sei militari
uccisi martedì in un attacco suicida a
Kabul. In Iraq, dal 2003, erano caduti
in tutto 179 uomini. A sterminare i soldati
inglesi sono stati gli Ied, le trappole
esplosive nascoste ai bordi delle
strade. Sempre più sofisticate, fanno
vittime anche tra i soccorritori, come è
successo al diciottenne Joseph
Murphy, orecchie a sventola e faccia da
bambino. Era arrivato a marzo. Il 10 luglio
il suo plotone è saltato in aria su
uno Ied. Murphy è rimasto illeso, ma
non ci ha pensato un attimo a soccorrere
un suo compagno ferito. Mentre lo
stava portando via i talebani hanno fatto
esplodere un secondo ordigno che
ha ammazzato entrambi.
Quest’anno sono già morti 66 soldati
inglesi, rispetto ai 51 di tutto il 2008. Tre
militari su quattro vengono uccisi dalle
trappole esplosive, che provocano un
alto numero di feriti. Dal 2001 i feriti inglesi
sono stati 790 dei quali 245 in maniera
grave. In luglio le battaglie di
Helmand hanno registrato un centinaio
di feriti, il doppio rispetto al mese precedente.
Amputazioni, danni al cervello
e soldati accecati dalle esplosioni sono
quasi all’ordine del giorno nell’ospedale
sotto le tende di Camp Bastion, la
più grande base inglese nella provincia
di Helmand. Il giornalista di guerra inglese,
Anthony Lloyd, ha descritto una
giornata di ordinario orrore dei medici
da prima linea. Una squadra composta
da centonovanta persone, compreso
personale danese e due cappellani militari.
L’elicottero Chinook appena atterrato
ha evacuato dal campo di battaglia
il ferito più grave della giornata.
Un giovane soldatino di sua maestà,
che ha perso le gambe. Una è volata via
fin sopra il ginocchio e dell’altra rimane
solo l’osso scarnificato. Il militare è
ancora vigile e riesce a pronunciare il
suo nome. “Benvenuti a Helmand” è il
saluto ai giornalisti del colonnello Tim
Hodgetts. Lui e i suoi chirurghi resuscitano,
curano e operano anche per 22
ore al giorno di fila. In una giornata di
guerra sono arrivati in poche ore un militare
con metà faccia portata via, un altro
con la schiena devastata dalle
schegge e infine “il miracolato”. Un soldato
britannico centrato da una pallottola
alla gola. “Questo ragazzo deve giocare
la lotteria quando torna a casa –
dice il capitano americano Joe Rappold
della squadra d’emergenza – La
pallottola gli ha sfiorato la carotide di
pochi millimetri. E’ veramente fortunato”.
Anche i chirurghi di guerra hanno
un cuore. Per il colonnello Hodgetts il
posto peggiore è il “cottage di Rose”,
come viene chiamato l’obitorio. Chi non
ce l’ha fatta arriva solitamente in più
sacconi neri, che contengono i diversi
pezzi del corpo dilaniato. Per questo
molti soldati impegnati in Afghanistan
si mettono i duplicati delle piastrine di
riconoscimento fra i lacci degli stivali
da deserto. Nel caso saltino su una mina
e le gambe volino dalla parte opposta
del tronco.
Dei 9.140 inglesi in Afghanistan 6.200
combattono nella provincia meridionale,
culla del movimento talebano. Alcuni
reparti, come il 3° battaglione del reggimento
Yorkshire, sono stati decimati a
tal punto che è arrivata la riserva da Cipro.
In un rapporto riservato gli ufficiali
sul terreno denunciano che “viene
chiesto troppo con poche risorse a disposizione”.
I blindati Warrior utilizzati
dai britannici si sfaldano sugli ordigni
disseminati dai talebani. La scarsità di
elicotteri rimane cronica ed è capitato
che unità inglesi abbiano dovuto chiedere
le munizioni agli americani. Ieri il
generale Richard Dannatt, capo di stato
maggiore uscente dell’esercito inglese,
ha ammesso che “servono più risorse in
Afghanistan”, nonostante il governo
continui a sostenere che l’equipaggiamento
è sufficiente. In particolare servono
velivoli senza pilota per una copertura
di 24 ore al giorno. Oltre a personale
e sistemi di intercettazioni per
prevenire la minaccia delle trappole
esplosive individuando dove vengono
piazzate e chi le fabbrica. La madre di
Richard Hunt, 21 anni, il caduto numero
200 del contingente britannico, ha
sbottato: le truppe inglesi vengono trattate
“come soldati di seconda classe”.
Fra i canali irrigati che rosicchiano
oasi di verde al deserto di Helmand, la
guerra non si ferma con le polemiche.
I soldati inglesi vengono attaccati in
media 12 volte al giorno. Il 19 giugno il
generale Tim Radford, comandante
della task force Helmand, ha lanciato
la più ardita offensiva elitrasportata
negli ultimi sette anni di conflitto in
Afghanistan. Il primo assalto è partito
da 12 elicotteri Chinook con a bordo
350 soldati del leggendario “Black watch”.
Il 3° battaglione del reggimento
reale scozzese è piombato sulla roccaforte
talebana di Babaji a nord di
Lashkar-Gah, capoluogo della provincia.
L’operazione – nome in codice “Artiglio
della pantera” – puntava a ripulire
la zona centrale di Helmand dalle
sacche talebane per garantire a 80 mila
civili di scegliere liberamente se andare
alle urne per le elezioni presidenziali
di oggi. “I combattimenti sono stati
molto duri – ha dichiarato il comandante
inglese – Una via di mezzo fra la
battaglia di Bocage (quando le truppe
britanniche conquistarono Caen dopo
lo sbarco in Normandia, ndr) e Belfast
(ai tempi della guerriglia dell’Ira,
ndr)”. L’operazione è durata cinque
settimane e ha coinvolto tremila uomini
impegnati fra Lashkar-Gah, Babaji e
Gereshk. Secondo i britannici dai 450
ai 500 talebani sono stati uccisi, mentre
gli inglesi hanno perso 23 uomini.
Il rinnovato attivismo dei talebani
nella provincia di Helmand talvolta è
legato agli errori degli inglesi. I servizi
di Londra, assieme ad americani e danesi,
avevano assoldato Hajij Kaduz, un
signore della guerra locale, per tenere
a bada i guerriglieri nel distretto di
Nahri Saraj. L’accordo è durato 18 mesi,
ma poi Kaduz voleva più soldi, sosteneva
di aver già speso 40 mila dollari
dal suo portafoglio per arruolare miliziani.
Di fronte al rifiuto inglese, ha scatenato
i suoi tagliagole in estorsioni, rapimenti
e nel traffico di droga, con l’obiettivo
di arrotondare. “Abbiamo ballato
con il diavolo per 18 mesi e i talebani
sono tornati”, ha denunciato Glen
Swanson, un contractor che lavora nel
distretto come consigliere per la stabilizzazione.
Gli inglesi hanno dovuto riconquistarsi
l’area combattendo.
Gli scagnozzi del mullah Omar non
hanno intenzione di perdere il loro territorio.
A Nahri Saraj hanno giustiziato
sei capi villaggio troppo vicini agli inglesi,
che avrebbero potuto andare a
votare per le presidenziali e provinciali.
L’ultima tattica è deviare l’acqua dei
canali di irrigazione dai villaggi pro inglesi.
Alcune settimane fa i talebani
hanno sparato in testa a una bambina
di sette anni, poi hanno abbandonato il
cadavere sull’uscio di casa dei familiari
accusando gli inglesi del delitto.
Fra i militari britannici c’è chi l’ha
giurata ai talebani e vuole tornare in
Afghanistan, nonostante le ferite subite.
Matt Woollard ha perso il piede destro
nella provincia di Helmand e il suo
cuore si è fermato tre volte mentre lo
portavano via in elicottero. “Ho un lavoro
da finire – sostiene il fante di 20
anni – Voglio tornare a combattere i talebani
con una compagnia di fucilieri,
come avevo fatto nel 2007 prima di saltare
su una mina”. Al posto del piede
ha una protesi e ce la sta mettendo tutta
per superare i test di idoneità al
combattimento. Il ministero della Difesa
lo appoggia e a breve potrebbe tornare
a Helmand. Natasha, la sua compagna
che gli ha dato una figlia di dieci
mesi, non lo ostacola.
Non è l’unico ferito che serve la patria
in Afghanistan. Tuila Aveuta, originario delle isole Fiji, del reggimento
reale dei fucilieri, ha perso una gamba
in Iraq nel 2005. A Musa Qala è riuscito
a seguire la sua unità occupandosi del
magazzino. Le piccole e straordinarie
storie dei volontari inglesi della missione
nell’inferno di Helmand si sprecano.
Duncan Hedges ha mollato una brillante
carriera come ingegnere per tornare
sotto le armi come riservista. Parla pashto,
la lingua locale, e dalla base avanzata
di Woqab esce con le pattuglie per
cercare di stabilizzare la zona. Cinquant’anni,
barbone lungo e grigio è
stato soprannominato dagli afghani
“Delawar khan”, il “re coraggioso”. A
Garmsir è arrivata come volontaria l’ufficiale
medico Olivia Allenby-Dilley, 25
anni. Una ragazza bassa e minuta, che
quando segue i fucilieri ogni tanto la
perdono di vista nei campi di granturco
di Helmand. Nella stessa base il sergente
Roger Waters, gestisce le operazioni
aeree nella zona. In Inghilterra fa
il manager per la raccolta dei rifiuti del
comune di Birmingham.
Il canale di Shamalan resterà nelle
memorie di guerra dei soldati inglesi.
Una quindicina di chilometri disseminati
di posti di blocco lungo le sponde
del canale della morte, che si infila nel
territorio talebano a nord ovest di Lashkar-
Gah. Di notte ricorda le scene
vietnamite di “Apocalypse now”: dalle
loro postazioni trincerate gli inglesi osservano
i razzi illuminanti che scendono
lentamente a zig-zag fendendo il
buio della notte. Il silenzio è spettrale,
nessuno muove un muscolo, fino a
quando il primo razzo controcarro lanciato
dai talebani non sfreccia sopra le
teste dei soldati. Gli inglesi rispondono
con le mitragliatrici pesanti e gli insorti
si scatenano con i kalashnikov. I
proiettili traccianti si incrociano nel
buio e se l’attacco si fa serio parte il
fuoco di sbarramento dell’artiglieria.
Oppure arriva dal cielo un elicottero
americano Apache. Su questa striscia
di terra i plotoni delle Welsh Guards
sono stati decimati subendo anche 15
attacchi in un solo giorno. Per rifornire
i soldati perduti del canale di Shamalan
c’è una sola strada, che i talebani
riempiono di trappole esplosive. Su
un ordigno è saltato in aria il tenente
colonnello Rupert Thorneloe, comandante
delle Guardie. L’ufficiale britannico
più alto in grado caduto dai tempi
della guerra delle Falkland nel 1982.
Sei settimane prima di morire aveva
detto dei suoi uomini uccisi: “Una
grande perdita, ma bisogna assolutamente
capire che la missione è vitale”.
Al posto di blocco numero 11, lungo il
canale della morte, le guardie continuano
a tenere le posizioni. Ricordano
gli amici morti in battaglia. In un momento
di calma un soldato inglese
chiede al compagno di trincea: “Pensi
che stiamo vincendo?”.


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27 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 | reportage
Kunduz sta cadendo
Kunduz sta cadendo "Inshalla"

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13 aprile 2010 | RaiNews24 | reportage
Rassegna stampa del mattino
Emergency in manette in Afghanistan

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23 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 e Studio Aperto - Italia 1 | reportage
La battaglia di Kandahar
La battaglia di Kandahar

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[altri video]
radio

02 novembre 2009 | SBS Radio Italian Language Programme | intervento
Afghanistan
La crisi elettorale
Dopo il boicottaggio del secondo turno di Abdulla Abdullah, il rivale tajiko del presidente pasthun Hamid Karzai

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13 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ La "tregua" di Bala Murghab
La vallata di Bala Murghab, nella provincia di Badghis, è il fronte nord dei soldati italiani schierati nell’Afghanistan occidentale. Da fine maggio i parà della Folgore hanno sostenuto 15 scontri costati una dozzina di feriti. I talebani uccisi sono diverse decine. Le storie di guerra dei parà del 183° reggimento Nembo si sprecano: ad Eduardo Donnantuono un proiettile di kalashnikov ha centrato l’elmetto. Quando è uscito dal blindato il suo volto era una maschera di sangue, ma la pallottola gli ha fatto solo un graffio sulla testa. Pochi millimetri più in là e sarebbe morto. Ad Alessandro Iosca, un parà romano di 23 anni, un proiettile ha bucato il braccio. Si è rimesso in sesto è tornato in prima linea a Bala Murghab con la sua unità. Dopo due mesi e mezzo di aspri combattimenti gli anziani dei villaggi hanno convinto il governo afghano ed i talebani a concordare la “nafaq.”. Una specie di tregua in vista delle elezioni. L’esercito afghano si è ritirato ed i talebani hanno smesso di attaccare gli italiani. Il comandante dei parà di Bala Murghab, colonnello Marco Tuzzolino, però, preferisce parlare di “pausa operativa”. Sul voto per le presidenziali e provinciali del 20 agosto, Nimatullah, capo villaggio vicino agli insorti, con il barbone nero come la pece, assicura che dei 33 seggi previsti almeno 27 apriranno regolarmente. Quasi tutti nelle zone controllate dai talebani. Fausto Biloslavo Afghanistan occidentale per Radio 24 Il Sole 24 ore

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20 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ La "battaglia" per il voto
L’Afghanistan ha vinto la “battaglia” per il voto” .Anche nelle zone più minacciate, come la provincia di Farah, i talebani non sono riusciti a far saltare le elezioni presidenziali e provinciali. L’aiuto dei paracadutisti della Folgore è stato determinante. I baschi amaranto della 6° compagnia Grifi sono partiti all’alba da Tobruk, la base avanzata italiana nel turbolento distretto di Bala Baluk. L’obiettivo del plotone Nembo è di garantire la sicurezza del seggio più a sud nel villaggio di Chakab. Non un paesino qualunque, ma il villaggio dove è nato Said Ayub il governatore ombra dei talebani nella provincia di Farah. Centoventicinque elettori hanno sfidato le minacce talebane andando a votare per il nuovo presidente nella piccola moschea di Chakab. Invece tre razzi sono stati lanciati contro base Tobruk. Il più vicino è esploso a 150 metri da una torretta di controllo del campo italiano. La battaglia più dura è scoppiata alle 11.30 ora afghana con un bombardamento di mortai su una colonna di bersaglieri partiti da Farh, il capoluogo provinciale. I fanti piumati hanno dovuto ripiegare, ma gli scontri sono continuati con i talebani che sparavano del villaggio di Pust i Rod. Il giorno delle elezioni e la notte precedente sono stati registrati 22 attacchi nel settore occidentale dell’Afghanistan comandato dal generale Rosario Castellano. Fausto Biloslavo da base Tobruk, provincia di Farah per Gr24 il sole 24 ore

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12 giugno 2009 | R101 | intervento
Afghanistan
Soldati italiani nel mirino
Le truppe italiani, assieme all'esercito afghano, espandono il controllo del territorio ed aumentano gli scontri. La fine della raccolta dell'oppio offre soldi e manovalanza per i talebani.

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04 ottobre 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
10 anni di Radio24. UNO SPOT SULLA CADUTA DI KABUL
Il mio servizio dalla prima linea di Kabul dopo l'11 settembre 2001, come spot per i 10 anni di Radio24. Era il 4 ottobre del 1999 quando a Milano nasceva Radio 24, la prima emittente news&talk italiana. Informazione, attualità, intrattenimento, economia, cultura, con un'attenzione sempre costante alla voce degli ascoltatori: questa la formula di un successo confermato dagli oltre 4,8 milioni di ascoltatori alla settimana, come confermano i dati Audiradio, relativi al quarto bimestre 2009.

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