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Esclusivo
11 ottobre 2010 - Il Fatto - Afghanistan - Il Giornale |
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"Qui i bombardieri servono, i nostri alleati li hanno già" |
Ancora attacchi dei talebani, dolore per i caduti, parole di elogio per gli alpini che hanno combattuto duramente e voglia di riprendersi il controllo di quella maledetta valle del Gulistan, dove in quattro «sono andati avanti», come dicono le penne nere. Il generale Claudio Berto, comandante del fronte Nato nell’Afghanistan occidentale, ha appena salutato le salme dei suoi uomini, che questa mattina torneranno in patria. Lo raggiungiamo al telefono nel quartier generale di Herat.Risponde a Il Giornale con la voce un po’ roca, ma che si impenna quando parla dei combattimenti degli alpini e del loro sacrificio. La colonna che ha perso quattro uomini è rientrata alla base ieri sera, ma sono stati di nuovo attaccati in mattinata nella valle del Gulistan. Cos’è accaduto? «C’è stato un Tic (in gergo militare significa “truppe in contatto”, ndr ). Gli insorti hanno aperto il fuoco al passaggio dei mezzi. Gli spari erano sporadici. I nostri hanno allungato il passo e sono usciti dalla zona di tiro. Sono intervenuti gli elicotteri, che mostrando la loro presenza hanno ridotto i malintenzionati a miti consigli». Cosa può dirmi dell’imboscata mortale di sabato? «Prima di tutto che è una tragedia quando quattro soldati perdono la vita. L’imboscata era organizzata molto bene. È stato schierato sul terreno personale pronto a sparare con armi leggere, ma avevano studiato anche le nostre possibilità di movimento preparando itinerari dove piazzare le trappole esplosive». Ci vogliono le bombe per i caccia italiani, che oggi sono disarmati, a parte un cannoncino, e scattano fotografie? «Tecnicamente è un’opzione che può servire, già sperimentata dai nostri alleati in Afghanistan, ma come ha annunciato lo stesso ministro della Difesa, la decisione sarà discussa dal Parlamento ». In realtà la missione degli alpini in Gulistan era di scortare decine di camion civili carichi di materiali. Sono stati colpiti? «Sì due o tre mezzi civili che erano nella colonna sono stati colpiti, ma i 70 afghani hanno ringraziato tantissimo i nostri soldati. Ci è costata cara, ma senza di noi non sarebbero mai usciti vivi dalla valle». Dopo gli attacchi alle colonne via terra utilizzeremo di più gli aviolanci ed il trasporto con gli elicotteri per rifornire le basi avanzate in Gulistan? «Il trasporto terrestre si è reso necessario perché dovevamo trasportare materiale logistico e di rafforzamento delle basi avanzate per renderle più sicure e far stare meglio i soldati all’interno. Purtroppo era materiale pesante, ingombrante, compreso quello per affrontare l’inverno, che poteva arrivare solo via terra. Per alimentare le basi verranno utilizzati in via prioritaria gli aviolanci e gli elicotteri». Si sa quanti talebani hanno partecipato all’attacco mortale di sabato ed esiste una stima delle perdite inflitte? «La risposta del 7˚ alpini c’è stata. Si sono comportati benissimo sotto il fuoco, sia con le armi di reparto, sia con i tiratori scelti. I ragazzi hanno usato anche il Panzerfaust (arma anticarro, ndr ) quando il nemico cercava di salire sui due o tre camion abbandonati. Sono stati valutati circa una decina di avversari colpiti ». Sembrano ben organizzati. Chi sono i talebani che hanno attaccato ripetutamente gli italiani? «Dalla tipologia di attacco fanno presupporre che conoscano bene il mestiere del terrorista. L’idea che mi sono fatto è di gruppi contenuti di talebani ideologizzati, con una manovalanza composta in maggioranza da bande di criminali al soldo di chi paga di più, disposti a tutto per un po’ di denaro». Nel Gulistan bisognerà riprendere il controllo del territorio. Come vi muoverete? «Non so cosa farà il mio successore, il generale Belacicco. Secondo me l’ipotesi più funzionale è quella di un’operazione stile Bala Murghab (il fronte nord dello schieramento italiano nell’Afghanistan occidentale, ndr ) spostandosi poco per volta. Rimanere fermi sul territorio, in modo da impedire ad altri di occuparlo. Creare una bolla di sicurezza, con dei capisaldi, che ha dato fino ad ora i migliori risultati ». Conosceva personalmente qualcuno degli alpini caduti oppure il ferito? «Qualcuno lo avevo incontrato, ma velocemente, quando ho visitato le basi avanzate a Bakwa e nel Gulistan, ma non li conoscevo bene, perché sono della brigata Julia. Per me, per noi, però, questa perdita è un dolore grandissimo. Non ci sono parole per spiegarlo». www.faustobiloslavo.eu |
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14 marzo 2007 | L'Infedele - La7 | reportage
Afghanistan, la guerra impossibile
Afghanistan, la guerra impossibile
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29 luglio 2015 | Sky Tg24 | reportage
Omar il fantasma
“Mullah Omar, il capo dei talebani, è morto nel 2013” rivela il governo di Kabul, ma sulla sua fine aleggia il mistero. Il leader guercio dei tagliagole afghani, dato per morto tante volte, è sempre “resuscitato”. Questa volta, per Omar il fantasma, potrebbe essere diverso. Abdul Hassib Seddiqi, portavoce dell’Nds, l’intelligence di Kabul ha sostenuto in un’intervista al New York Times che l’imprendibile mullah “è morto due anni fa in un ospedale alla periferia di Karachi, città pachistana”. Sicuramente l’Isi, il potente servizio segreto militare di Islamabad, aveva idea di dove fosse. Non è escluso che il capo dei talebani sia stato un sorvegliato speciale, praticamente agli arresti domiciliari, a Qetta, capoluogo della provincia pachistana del Baluchistan al confine con l’Afghanistan. Un ex ministro dei talebani ha dichiarato ieri, in cambio dell’anonimato, che il mullah “è morto due anni e 4 mesi fa di tubercolosi e poi sepolto in Afghanistan” in gran segreto.
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17 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia 1 | reportage
Kabul vuole tornare alla normalità
Kabul vuole tornare alla normalità
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12 aprile 2010 | Rai Radio3 | intervento |
Afghanistan
Smentito il Times
Il portavoce del governatore di Helmand, contattato telefonicamente da Il Giornale, ha smentito i virgoletatti del Times. “Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaida – ha ribadito – Ho solo detto sabato (come riportato da Il Giornale) che Marco (il chirurgo dell’ong fermato nda) stava collaborando e rispondendo alle domande”. IN STUDIO CECILIA STRADA PRESIDENTE DI EMERGENCY.
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16 giugno 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento |
Afghanistan
Il "tesoro" nascosto
L’Afghanistan è un paese disgraziato, povero e senza risorse, a parte l’oppio? Assolutamente no. Il sottosuolo afghano nasconde un forziere di minerali che vale 1 trilione di dollari. In cifre europee stiamo parlando di 810 miliardi di euro. Oro, gemme, rame, ferro ed il prezioso litio sono presenti in quantità tali da poter trasformare l’Afghanistan in una delle maggiori “potenze” minerarie al mondo. Lo hanno scoperto i geologi assoldati dal Pentagono studiando vecchie carte tracciate dai sovietici, che invasero il paese negli anni ottanta. Una ricchezza naturale capace di risollevare economicamente l’Afganistan e magari farlo uscire dal tunnel delle guerra.
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18 maggio 2010 | SBS Australia | intervento |
Afghanistan
Trappola esplosiva uccide due alpini
L’Afghanistan è la nostra trincea, dove 3300 soldati italiani combattono i talebani e portano aiuti e sviluppo alla popolazione. Dal 2001 abbiamo perso 22 uomini per cercare di garantire sicurezza al paese. Gli ultimi due caduti sono il sergente Massimiliano Ramadù ed il caporal maggiore Luigi Pascazio. La mattina del 17 maggio sono saltati in aria su una trappola esplosiva lungo la “strada maledetta”. Una pista in mezzo alle montagne di sabbia che porta da Herat, il capoluogo dell’Afghanistan occidentale, a Bala Murghab, dove i soldati italiani tengono con le unghie e con i denti una base avanzata. I caduti fanno parte del 32° reggimento genio guastatori della brigata Taurinense. Due loro commilitoni, il primo caporal maggiore Gianfranco Scirè ed il caporale Cristina Buonacucina sono rimasti feriti dall’esplosione che ha sconquassato il blindato Lince su cui viaggiavano. L’alpina è la seconda donna soldato ferita in Afghanistan.
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16 aprile 2010 | Radio 24 | intervento |
Afghanistan
I tre di Emergency a Kabul
Una svolta l'arrivo nella capitale afghana degli italiani arrestati e l'incontro con i diplomatici.
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13 aprile 2010 | SBS Radio Italian Language Programme | intervento |
Afghanistan
Mistero Emergency
La Radio per gli italiani d'Australia intervista Strada, ma i misteri di Emergency cominciano con il rapimento del free lance Gabriele Torsello nel 2006 e dell'inviato di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, l'anno dopo, sempre nella provincia di Helmand.
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