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Articolo
08 luglio 2011 - Prima - Afghanistan - Il Foglio
Senza mutande
Fra un taglio e l’altro alle nostre missioni all’estero va a finire che qualche reparto rimane senza mutande, perchè i ricambi non arrivano in tempo. Per risparmiare un bel po’ di soldi e soprattutto trovare una nuova via di rifornimento sicura la Difesa ha provato a usare un treno mandando in Afghanistan materiale non operativo, compresi indumenti ed effetti personali dei soldati. Un’ottima idea che fa risparmiare di oltre il 50 per cento rispetto all’affitto dei voli strategici o del trasporto via mare fino a Karachi, in Pakistan. Peccato che il tragitto sia lungo e denso di ostacoli inaspettati.  Il treno per Herat è ancora fermo al confine fra Ungheria e Ucraina a causa di non meglio precisati “motivi burocratici”. La verità, secondo fonti del Foglio, è che ci sia lo zampino dei russi. Sicuramente per i retaggi della burocrazia sovietica, ma pure per le compagnie nella loro orbita che ci affittano i voli strategici per il trasporto di materiale con i bisonti del cielo come gli Ilyushin. E chi vola non ama la concorrenza via strada ferrata. Non a caso sono proprio i russi che sollevano cavilli per il convoglio carico di mutande, ricambi e altro, ma non certo armi e munizioni. E il nostro addetto militare a Mosca si sta dando da fare per sbloccare la situazione. La storia salta fuori sul Gazzettino di Venezia con la protesta dei soldati del 132° Reggimento di artiglieria della brigata corazzata Ariete dispiegato in Afghanistan. Gli stessi che si sono trovati sotto attacco di un commando suicida dei talebani a Herat il 30 maggio. “Qualcuno ha la divisa strappata con i segni evidenti di quel giorno di battaglia, ma non c’è la possibilità di cambiarsi. Per le mutande, le tute da ginnastica e i pigiami abbiamo combinato con i negozi del posto, ma la divisa dell’Esercito non è certo in vendita al supermercato”. In realtà quesat emregenza, come altre, è stata risolta con i piani alternativi della richiesta urgente distribuendo materiale di riserva, in parte già presente sul posto. La notizia tragicomica nasconde, però, una vicenda più complessa con interessi in gioco non indifferenti.
Dallo stato maggiore della Difesa confermano che il treno dell Fs è partito agli inizi di maggio, diretto prima in Ungheria, poi Ucraina, Russia e infine in Uzbekistan, l’ex repubblica sovietica confinante con l’Afghanistan. Nell’ultimo tratto il materiale deve proseguire su camion verso Herat. I soldati che partono per l’Afghanistan viaggiano con 60 chilogrammi di equipaggiamento personale, ma solitamente trovano il resto quando arrivano. Il treno “sperimentale”, invece, è fermo alla frontiera con l’Ucraina da diverse settimane. In realtà sono i russi che lo bloccano sostenendo che una delle casse conterrebbe pezzi di armamento secondo la traduzione dall’italiano al cirillico. Nella cassa c’è imvece innocuo materiale del genio e basta. Oltre al gigantesco inghippo burocratico, “potrebbe esserci lo zampino di chi non vuole vedersi diminuire i noli dei voli strategici” spiega una fonte del Foglio. Dalla Difesa granatiscono che in questi giorni è previsto lo sblocco: “O si oltrepassa l’Ucraina o si ritorna indietro”.

video
29 luglio 2015 | Sky Tg24 | reportage
Omar il fantasma
“Mullah Omar, il capo dei talebani, è morto nel 2013” rivela il governo di Kabul, ma sulla sua fine aleggia il mistero. Il leader guercio dei tagliagole afghani, dato per morto tante volte, è sempre “resuscitato”. Questa volta, per Omar il fantasma, potrebbe essere diverso. Abdul Hassib Seddiqi, portavoce dell’Nds, l’intelligence di Kabul ha sostenuto in un’intervista al New York Times che l’imprendibile mullah “è morto due anni fa in un ospedale alla periferia di Karachi, città pachistana”. Sicuramente l’Isi, il potente servizio segreto militare di Islamabad, aveva idea di dove fosse. Non è escluso che il capo dei talebani sia stato un sorvegliato speciale, praticamente agli arresti domiciliari, a Qetta, capoluogo della provincia pachistana del Baluchistan al confine con l’Afghanistan. Un ex ministro dei talebani ha dichiarato ieri, in cambio dell’anonimato, che il mullah “è morto due anni e 4 mesi fa di tubercolosi e poi sepolto in Afghanistan” in gran segreto.

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16 aprile 2010 | SkyTG24 | reportage
Luci e ombre su Emergency in prima linea
Per la prima volta collegamento in diretta dal mio studio a Trieste. Gli altri ospiti sono: Luca Caracciolo di Limes, il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica e l'ex generale Mauro Del Vecchio. In collegamento Maso Notarianni, direttore di Peacereporter

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16 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia 1 | reportage
Cronaca da Kabul liberata
Cronaca da Kabul liberata

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14 luglio 2011 | Nuova Spazio Radio | intervento
Afghanistan
Si può vincere questa guerra?
Dopo la morte in combattimento dell'ultimo parà della Folgore, fino a quanto dovremo restare in Afghanistan? Almeno fino a quando gli afghani riusciranno a garantirsi da soli la sicurezza, altrimenti caliamo le braghe e la diamo vinta ai talebani. Per sconfiggerli non basta la forza delle armi.

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