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Articolo
29 aprile 2012 - Album - Italia - Il Giornale |
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Così era la vita a bordo della guerra |
Un sergente fotografo, che a bordo dell’incrociatore «Montecuccoli » ha vissuto in mare i cinque anni della seconda guerra mondiale. Emilio Gardin, classe 1921, dirigeva il tiro della batterie, ma la sua vera passione era documentare con un clic battaglie entrate nella storia e soprattutto la vita di ogni giorno a bordo di una nave da guerra. Fotografie inedite che il sergente di Marina stampava in mare, di nascosto, dopo aver capito che a Roma la censura faceva sparire le immagini più belle. Il freddo cane in navigazione sui volti dei marinai, il rancio spartano, gli incontri di pugilato dell’equipaggio, le onde che sferzano l’idrovolante sul ponte, le truppe imbarcate come formiche e i momenti di svago a terra con le partitelle di calcio sono un esclusivo spaccato dei nostri marò in guerra. L’assessore alla Cultura di Castelfranco Veneto, Giancarlo Saran, lo ha definito «il Bob Capa» della cittadina del Nord Est dove il sergente nacque e dove morì nel 2003. Per oltre 60 anni il suo piccolo tesoro è rimasto nascosto «per pudore, o come egli stesso ammise, per paura» scrive Giancarlo Baggio, del Circolo fotografico El Paveion, presentando la mostra e il catalogo dedicato al sergente fotografo. Le migliori immagini, fra le 956 scattate in mare da Gardin, sono esposte, fino al 27 maggio, nella Galleria del Teatro accademico di Castelfranco Veneto. Una mostra che dovrebbe girare per l’Italia grazie all’Associazione nazionale marinai. Un percorso esclusivo che parte dall’1 giugno 1940, quando il «Montecuccoli» salpa da La Spezia con la VII Divisione navale. «L’impatto con l’unità- scrive Gardin- è stato traumatico. Avevo lasciato aule vaste, camerate con numerosi letti a castello, refettori che contenevano centinaia di allievi. Ora [...] si scendeva dai boccaporti e ci si trovava in anguste stanze, basse, chiamate “batterie” in quanto nelle vecchie navi venivano alloggiati i cannoni. Era una piccola città in miniatura ». La foto dei marinai a torso nudo per il caldo e l’elmetto in testa, scampata alla censura, li mostra spavaldi e uniti come bambini. Il 10 luglio il sergente fotografo vive il suo battesimo del fuoco a Punta Stilo: «Forse gl’inglesi non ci hanno scorto perché a sparare per primi siamo noi. Mentre la bandiera di combattimento garrisce [...], si ode un grido di evviva. Alla seconda salva il tiro era centrato». Le foto più «autentiche» e inusuali sono quelle di svago a bordo: due moschettieri prima di una sfida a colpi di fioretto o gli incontri di pugilato, con l’equipaggio che incita i novelli Carnera. Gardin nei suoi diari ricorda anche gli amori per Alba, la bella siciliana e l’inflessibile tenente di vascello Luigi Vivaldi. L’ufficiale faceva controllare le parti intime dei marinai prima della libera uscita, ma, come ammette il marò, «se molti di noi hanno portato a casa la pelle lo devono a lui». Il sergente immortala anche la visita del Duce che decora i veterani del «Montecuccoli» dopo la battaglia di Pantelleria e l’incrociatore colpito dai bombardieri alleati. Il giorno di Santa Barbara, patrona della Marina, del 1942, Gardin scrive: «Percorrendo il ponte all’altezza del primo fumaiolo mi apparve, come una visione dantesca, un immane cratere. Lamiere contorte che si dirigevano verso il cielo [...]. Una leggera nebbia di fumo aleggiava ancora intorno, emanando un lezzo nauseante. Un misto di carne e nafta bruciata. Vedevo in quei pezzi di rottami di ferro arricciati mille braccia e mani invocanti [...] Ero spaventato, terrorizzato». Il clic più amaro è del 9 settembre 1943, quando la corazzata «Roma »,l’ammiraglia,viene affondata dagli aerei tedeschi, dopo l’armistizio. «Con mani tremanti premetti il tasto della mia “Baldina”, la macchina fotografica che tenevo sempre a tracolla [...]. Non riuscii a trattenere le lacrime». |
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29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.
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26 agosto 2023 | Tgcom24 | reportage
Emergenza migranti
Idee chiare sulla crisi dagli sbarchi alla rotta balcanica.
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10 giugno 2008 | TG3 regionale | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /1
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non dimentica i vecchi amici scomparsi. Il 10 giugno ha visitato a Bolzano la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” dedicata ad Almerigo Grilz. La mostra è stata organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti. Gli ho illustrato le immagini forti raccolte in 25 anni di reportage assieme ad Almerigo e Gian Micalessin. La Russa ha ricordato quando "sono andato a prendere Fausto e Almerigo al ritorno da uno dei primi reportage con la mia vecchia 500 in stazione a Milano. Poco dopo li hanno ricoverati tutti e due per qualche malattia". Era il 1983, il primo reportage in Afghanistan e avevamo beccato l'epatite mangiando la misera sbobba dei mujaheddin, che combattevano contro le truppe sovietiche.
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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento |
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo
I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti.
“Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale.
I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria.
Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa.
In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo.
“In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani.
Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.
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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento |
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra
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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento |
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale
Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio
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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento |
Italia
Professione Reporter di Guerra
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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento |
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.
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