image
Scenari mondo
01 maggio 2013 - Esteri - Balcani - Panorama
E a combattere contro Assad sono arrivati pure i guerrirglieri albanesi

Dall’Esercito di liberazione del Kosovo (che si è battuto per l’indipendenza da Belgrado con l’aiuto della Nato) alla galassia dei ribelli anti Assad, il passo è breve. A combattere in Siria contro Bashar-al- Assad ora sono arrivati anche guerriglieri albanesi, grazie ai legami con l’ex Uck, l’Esercito di liberazione del Kosovo (foto). L’ultimo a cadere armi in pugno in Siria contro i governativi ad Aleppo, agli inizi di aprile, si chiamava Muhamet Koprova. Originario della regione settentrionale del Kosovo, abitata da una forte comunità serba, aveva solo 22 anni. Da tempo era emigrato con la famiglia in Svezia e, secondo il quotidiano della capitale Pristina, «Koha Ditore», che ha dato la notizia, il giovane miliziano aveva aderito a un gruppo estremista islamico. Dall’inizio della rivolta anti Assad sarebbero 140, secondo fonti di intelligence kosovare, gli albanesi che hanno imbracciato le armi in Siria. Almeno 10 sono morti. 

Secondo la fonte nella sicurezza di Pristina, fra i caduti ci sono Mynyr Arnauti e Behlul Arnauti, due kosovari con cittadinanza siriana. Muse Ahmeti è arrivato da un villaggio dell’Albania, altri caduti dalla valle del Presevo, nel sud della Serbia. Il kosovaro più famoso era Naman Demolli, che secondo i compagni d’arme sarebbe stato ucciso nel novembre scorso. Ex miliziano dell’Uck, era stato ferito nel 1999 durante la guerra contro i serbi. Il centro di reclutamento di kosovari per la Siria sarebbe una moschea vicino a Pristina. 

Non a caso il Kosovo è uno dei primi paesi ad avere riconosciuto i ribelli in Libia e quelli contro Assad. Secondo una ricerca del King’s college di Londra, circa 600 europei sono andati a combattere in Siria dal 2011, su un totale di 5.500 stranieri. Monitorando i siti jihadisti, gli analisti hanno registrato la morte di 450 mujahedin provenienti dall’estero. Al momento sarebbero ancora 441 gli europei in prima linea contro Bashar al-Assad. (F.B.)


video
31 luglio 2008 | Rai News 24 | reportage
L'arresto di Karadzic 1
Smoking nero con fiocchetto impeccabile e ciuffo ribelle è il ricordo indelebile di Radovan Karadzic, poco prima che Sarajevo precipitasse all’inferno. Era il 1991 ed il duce dei serbi di Bosnia partecipava ad un ricevimento all’Holiday Inn della capitale bosniaca. Nella grande hall c’erano anche il leader musulmano Aljia Izetbegovic e quello dei croati di Bosnia. Tutti in smoking, sorridenti, con un bicchiere di Martini in mano, ma non si rivolgevano mai la parola. Pochi mesi dopo scoppiò la spaventosa guerra etnica nel cuore dei Balcani.

play
31 luglio 2008 | SkyTG24 | reportage
L'arresto di Karadzic 2
Il 54% dei serbi è contrario all’estradizione di Radovan Karadzic dietro le sbarre del tribunale de L’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Lo rivela un sondaggio, che dimostra come gran parte del popolo serbo si senta vittima della comunità internazionale. Non sono tutti impazziti o ultrà del nazionalismo. La corte de L’Aja viene percepita da molti come uno strumento di accanimento contro i serbi. Assoluzioni di comandanti musulmani bosniaci e kosovari e guanto di velluto con i generali croati accusati di crimini di guerra, non fanno altro che irritare i serbi e convincerli della teoria del complotto.

play
10 giugno 1991 | Televisione Svizzera italiana | reportage
Arkan: I prigionieri li ammazziamo subito
Reportage sulla base del signore della guerra balcanico, Arkan, alias Zeliko Raznatovic, durante l'assedio di Vukovar, in Croazia, nel 1991.

play
[altri video]




fotografie







[altre foto]