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08 agosto 2014 - Attualità - Iraq - Il Giornale
Cristiani in Irak, esodo biblico Centomila in fuga dai jihadisti
Centomila cristiani in fuga, famiglie rapite o massacrate, bambini morti di stenti fra le montagne, chiese distrutte e croci divelte dalla furiosa avanzata del Califfato. In Iraq si sta consumando «una catastrofe umanitaria», secondo Louis Raphael I Sako, il patriarca caldeo di Babilonia. Papa Francesco ha inviato un «pressante appello alla comunità internazionale» per salvare i cristiani in fuga di fronte agli estremisti islamici. E ieri si è riunito d'urgenza il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il patriarca caldeo ha chiesto senza mezzi termini un intervento armato: «C'e bisogno di sostegno internazionale e di un esercito professionale e ben equipaggiato».
La situazione è precipitata nella notte di mercoledì quando le falangi dello Stato islamico dell'Iraq e della Siria sono dilagate nella piana di Ninive, antica culla della cristianità a nord di Bagdad. «I jihadisti del califfato sono arrivati in forze alle 11 di sera e con gli altoparlanti hanno imposto alla popolazione di abbandonare le loro case. La gente è stata costretta a scappare in pigiama», racconta all'agenzia vaticana Fides sorella Luigina delle Suore Caldee Figlie di Maria Immacolata. Qaraqosh, considerata la capitale dei cristiani in Iraq, con 50mila abitanti, è stata travolta. Le forze Peshmerga, i combattenti curdi, si sono ritirate temendo l'annientamento e condannando l'intera provincia all'occupazione del Califfato. Oltre a Qaraqosh sono cadute le altre cittadine cristiane di Ninive: Tal Kayf, Bartella e Karamlesh.
La sorte peggiore è toccata a Sinjar, dove sono concentrati gli yazidi, antica comunità che si rifà a Zoroastro e mescola riti cristiani e di altre religioni. Il Califfato li considera «seguaci del diavolo». Almeno 500 donne sono state rapite, schiavizzate, e intere famiglie sono state massacrate, bambini compresi.
Secondo l'Onu 200mila persone sono in fuga da Ninive verso il Kurdistan presidiato dai peshmerga. «Ci sono bambini che stanno morendo lungo il cammino fra le montagne», denuncia l'italiano Marco Babille, responsabile in prima linea dell'Unicef. Una quarantina di piccoli sono deceduti per disidratazione e stenti. Sui sopravvissuti hanno paracaduto acqua e viveri, ma si parla già di mille morti solo fra gli yazidi. «Veniamo massacrati. Stiamo per essere sterminati. Un'intera religione verrà cancellata dalla faccia della Terra. In nome dell'umanità, salvateci», si dispera Vian Dakhil, unica deputata yazida nel Parlamento iracheno, in un video diffuso dal Washington Post.
Il patriarca caldeo snocciola i numeri della tragedia: «Centomila cristiani sfollati, fuggiti magari con nient'altro che i loro vestiti e a piedi. è un disastro umanitario, le Chiese sono state occupate e tolte le croci». Oltre a 1.500 antichi manoscritti dati alle fiamme.
In giugno gli estremisti islamici avevano conquistato la grande città di Mosul e lo scorso fine settimana hanno pianificato la devastante offensiva che ha spazzato via i cristiani. Su twitter i seguaci della guerra santa annunciano di aver conquistato 15 città in pochi giorni e la grande diga di Mosul. Un obiettivo strategico che serve ad irrigare l'intera provincia di Ninive.
I cristiani, minacciati di morte, devono convertirsi o pagare la tassa di protezione prevista dal Corano. «Nemmeno Gengis Khan aveva fatto tanto», dicono gli stessi leader religiosi islamici iracheni. A Kirkuk, forziere petrolifero del nord, due autobombe sono state fatte esplodere fra gli sfollati cristiani accolti nei pressi di un santuario sciita. I morti sarebbero 40, compresi bambini.
Un quarto dei cristiani dell'Irak, oggi al di sotto dei 500mila - erano 1,2 milioni ai tempi di Saddam - sono costretti ad un esodo biblico.
[continua]

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