image
Reportage
14 novembre 2014 - Prima - Iraq - Il Giornale
Il Califfo torna e minaccia:”Marceremo fino a Roma”
Bagdad«La marcia dei mujaheddin continuerà inarrestabile fino a quando non arriveremo a Roma», ha annunciato il Califfo, Abu Bakr al Baghdadi, novello Mussolini in versione guerra santa. Nella capitale irachena nessuno ci credeva, ma in mezzo mondo lo avevano dato per ferito oppure morto sotto le bombe dei caccia americani. E così il capoccia dello Stato islamico è risorto con un messaggio audio di 17 minuti, che sembra autentico.
Per accendere ancor più le polveri, è tornato ad annunciare la conquista di Roma, simbolo della cristianità, ovvero dei crociati, secondo la sua versione, che vorrebbe annientare. In realtà si tratta di un paio di frasi che durano pochi secondi, ma basteranno ad attizzare gli animi jihadisti ai quattro angoli del globo e di casa nostra. «I missili dei crociati - secondo il Califfo, che si riferisce ai deboli bombardamenti Usa e di qualche alleato in Siria e Irak - non fermeranno la nostra avanzata su Roma». Al Baghdadi, nei panni di duce dell'islam, l'aveva già annunciato nel famoso sermone dello scorso luglio nella moschea di Mosul, l'antica città irachena, appena conquistata ed epurata dai cristiani. In quell'occasione si proclamò Califfo e fece riferimento alla conquista di Roma. A ruota la grancassa mediatica dello Stato islamico ha pubblicato in rete e sulla sua rivista, abilmente a singhiozzo, dei fotomontaggi come la bandiera nera del Califfato che sventola in Vaticano. E qualche emulo dei tagliatole si è fatto fotografare in piazza San Pietro con barba d'ordinanza talebana e vessillo integralista.
A parte il clamore mediatico della marcia islamica su Roma, il messaggio del Califfo contiene ben altri passaggi da far tremare i polsi. I raid aerei «dei crociati non fermeranno l'espansione dello Stato islamico», che secondo Al Baghdadi è già una realtà. «O mujaheddin eruttate ovunque come un vulcano” è l'invito del capo bastone a tutti i fanatici. Il Califfo incita a «schiacciare la testa del serpente» riferendosi all'Arabia Saudita. E avalla i giuramenti di fedeltà da parte di accoliti di altri paesi come Yemen, Egitto e Libia. Oltre a spiegare che sono stati nominati degli emiri per i nuovi territori di conquista. La bandiera nera sventola anche a Bengasi e Derna, dove cominciano ad andare di moda le decapitazioni on line (tre nelle ultime settimane). Una minaccia non indifferente che cresce alle porte di casa nostra.
Al Baghdadi, per smentire indirettamente di essere stato centrato da un attacco mirato Usa nella notte fra il 7 e l'8 novembre, fa riferimento al recente annuncio della Casa Bianca di voler mandare nuovi consiglieri in Irak. «Obama ha deciso l'invio di altri 1.500 soldati perché i bombardamenti giorno e notte contro le posizioni dello Stato islamico non hanno impedito la sua avanzata né indebolito la sua volontà» sostiene il Califfo. E aggiunge: «Presto gli ebrei e i crociati saranno costretti a venire sul terreno. Ad inviare sul campo le loro forze, che sono destinate a morire e a venir distrutte». Non mancano velate minacce di attentati: «L'America, l'Europa, l'Australia, il Canada e i loro schiavi tra i governanti delle terre d'islam saranno terrorizzati dallo Stato islamico». Ovviamente i suoi «lotteranno fino all'ultimo uomo». Alla fine, secondo il Califfo, «grazie ad Allah i crociati saranno sconfitti, mentre i musulmani risulteranno vittoriosi. E la marcia dei mujaheddin continuerà fino a Roma».
www.gliocchidellaguerra.it

video
18 novembre 2015 | Virus Raid due | reportage
Speciale terrorismo
LE IMMAGINI DELLA BATTAGLIA DI SINJAR NEL NORD DELL'IRAQ VICINO AL CONFINE SIRIANO, CHE HA SPACCATO IN DUE IL CALIFFATO. COLLEGAMENTO SULL'INTERVENTO DI TERRA: "SPAZZARE VIA IL CALIFFATO NON E' IMPOSSIBILE, MA NON ABBIAMO GLI ATTRIBUTI E LA VOLONTA' POLITICA DI UNIRE LE FORZE"

play
12 febbraio 2008 | Top Secret Rete 4 | reportage
Iraq: il caso Calipari
Fausto Biloslavo e Barbara Schiavulli parlano di Nicola Calipari il numero due del Sismi ucciso ad un posto di blocco americano in Iraq, mentre portava in salvo Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto sequestrata a Baghdad nel 2005. Con Claudio Brachino si parla anche della missione italiana ad An Nassiryah e dell'impegno militare in Afghanistan.

play
21 giugno 2016 | Caffè di Rai 1 | reportage
Profughi dimenticati
Sulle macerie della guerra in Iraq, grazie al Rotary, abbiamo raccontato il dramma dei profughi dimenticati. Siamo stati gli occhi della guerra lungo il fronte dove scappano i rifugiati dall'offensiva su Mosul, la capitale del Califfato. Siamo andati nei campi dove i cristiani in fuga vivono in condizioni miserevoli. Siamo stati sotto le tende dei siriani attirati dai trafficanti per partire verso l’Europa. Abbiamo raccolto le testimonianze dei rifugiati yazidi massacrati dalle bandiere nere. Con le loro donne schiave come Lamja saltata su una mina per fuggire allo Stato islamico. Drammi veri provocati dalla tragedia della guerra.Storie terribili, che non possiamo dimenticare e che abbimo presentato 7 giugno a Cremona.

play
[altri video]
radio

14 giugno 2014 | Radio24 | intervento
Iraq
L'avanzata del Califfato
Il califfato con Baghdad capitale, Corano e moschetto, mani amputate ai ladri, nemici crocefissi, tasse islamiche, donne chiuse in casa ed Occidente nel mirino con l’obiettivo di governare il mondo in nome di Allah. Questo è lo “Stato islamico dell’Iraq e della Siria” (Isis), che sta conquistando città dopo città rischiando di far esplodere il Medio Oriente.

play

[altri collegamenti radio]




fotografie







[altre foto]