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Reportage
27 marzo 2015 - Il Fatto - Bosnia - Il Giornale |
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“Ecco perché verrà in Bosnia, frontiera d’Europa” |
Sarajevo - Il cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, parla in italiano assicurando che l'ha «imparato ascoltando la radio». Il 6 giugno accoglierà Papa Francesco in Bosnia-Erzegovina. Il Santo Padre ha scelto Sarajevo come «terra di frontiera». Il cardinale non lo dice espressamente, ma la scelta è dettata anche per dimostrare che in Bosnia non c'è spazio per l'estremismo islamico, nonostante il Califfato stia prendendo piede nel cuore dei Balcani, ad un passo dall'Italia. Qual è il vero significato della visita del Papa a Sarajevo in giugno? «Francesco è il Papa dei poveri e dei dimenticati, di chi come noi vive in una terra di frontiera. La Bosnia-Erzegovina dopo gli accordi di Dayton non ha ancora raggiunto una pace stabile e giusta. Questo Stato non funziona. Papa Francesco vuole portare a Sarajevo un messaggio di pace, ecumenico e viene per non dimenticare noi cattolici, che siamo una minoranza». Quanti sono i cattolici in Bosnia? «Prima della guerra eravamo 820mila. Oggi secondo le nostre stime siamo 430mila, praticamente la metà». Vi sentite dimenticati? «Ci sentiamo dimenticati da parte dell'Europa e vi spiego il perché. Prima di tutto negli investimenti europei del dopoguerra per il ritorno dei profughi e la ricostruzione delle case ben poco è arrivato ai cattolici. Perché l'Europa non vuole appoggiare i nostri progetti? Il secondo punto è che non c'è un'uguaglianza di diritti. Mi hanno risposto, ma nessuno vi sta sparando addosso. Anche se non tuonano le armi bisogna garantire ai cattolici gli stessi diritti degli altri, dall'istruzione al lavoro». Sta dicendo che i cattolici in Bosnia sono discriminati come in Iraq? «Ci sentiamo un po' discriminati. E poi per l'attentato di Parigi tutti i grandi si sono mobilitati, ma si fa molto meno per i massacri dei cristiani in Nigeria, in Pakistan o le vessazioni in India. L'Europa non grida, non alza la voce più di tanto se ci sono di mezzo i cristiani». L'Europa si occupa dei diritti di tutti, dai gay a quelli dei musulmani, ma un po' meno dei valori cristiani. Cosa ne pensa? «L'Europa ha paura dei musulmani e vuole sempre garantire i loro diritti. Lo stesso discorso vale per altre minoranze non solo religiose, ma dimentica la base, il fondamento, le sue radici e cultura cristiane». Molti bosniaci sono partiti per aderire al Califfato nella guerra in Siria e Iraq… «Il leader della comunità musulmana in Bosnia ha detto molto chiaramente che bisogna togliere la cittadinanza a chi va a combattere in Siria e da altre parti. Sono perfettamente d'accordo». Preti o chiese cattoliche sono stati minacciati dagli estremisti islamici? «Contro persone fisiche i casi sono rari. Ci sono stati attacchi nei confronti dei simboli come le chiese oppure i cimiteri». A Gornja Maoca, un villaggio bosniaco in mano ai salafiti, sono spuntate le prime bandiere nere più vicine all'Italia rispetto alla Libia. È un pericolo concreto? «Questa situazione deriva da un errore della comunità internazionale. Io avevo sollevato il problema fin dai tempi della guerra. A Gornja Maoca la legge dello Stato non ha valore. L'estremismo importato in Bosnia non esiste da oggi o da ieri, ma da 20 anni. Gli europei e anche gli americani avevano chiuso gli occhi. Solo adesso si svegliano e gridano: “È arrivato il terrorismo”». |
[continua] |
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16 luglio 2019 | Tg4 | reportage
Bosnia, Lampedusa terrestre
In Bosnia, una gigantesca Lampedusa terrestre, arrivano un centinaio di migranti al giorno. E si incamminano verso il nostro paese per entrare in Europa
00. 12 - “Non ho documenti. Tutti noi del Bangladesh adesso andiamo in Italia”
E prima di affrontare i dieci giorni di viaggio soprattutto a piedi consultano le mappe con i campi minati della guerra nell’ex Yugoslavia
Uno dei punti di partenza è questa tendopoli allestita dalle autorità a Vucjak nella Bosnia nord occidentale
La croce rossa locale fa quelle che può distribuendo viveri per circa 500 migranti in gran parte pachistani e addirittura nepalesi, che tentano più volte di arrivare a Trieste
00.50 “Sono dell’Afghanistan e sto viaggiando da 4 anni per venire in Europa. Ieri sono stato deportato dalla Slovenia di nuovo in Bosnia”
E la tensione è alle stelle con scontri etnici fra i migranti. Secondo la polizia locale sono stati registrati negli ultimi mesi 489 incidenti spesso per soldi o telefonini
Soprattutto a Bihac dove i migranti si incontrano per strada
1.23- “Chi ti ha assalito. Chi?”
“Penso afghani e pachistani”
“Altri migranti?”
“Altri migranti”
Al campo di Vuciak, che significa tana del lupo, l’acqua arriva con le autopompe.
Solo nel cantone di Bihac, sul confine più a nord ovest con la Croazia, ci sarebbero 4500 migranti in 5 centri e altri in sistemazioni private.
Li aiutano anche alcune volontarie italiane
1.53 - Mirian Ong delle Acli
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08 aprile 2015 | TG5 | reportage
Bandiere nere in Bosnia e minacce al Papa
In Bosnia, ad un passo dall’Italia, sventolano le bandiere nere dell’Islam che ricordano quelle dei tagliagole che combattono in Siria.
Sperduti fra boschi e colline non sono pochi i villaggi roccaforti dei salafiti, come Osve dove sembra di vivere in un emirato talebano con le donne coperte dalla testa ai piedi.
Fra le case di Osve, una volta villaggio serbo, sventola la bandiera nera.
Il figlio di Hamdo, Emrah Fojnica, si è fatto saltare in aria a 23 anni. Assieme a lui sarebbero partiti da quest’area una ventina di mujaheddin.
Per raggiungere i villaggi roccaforte degli estremisti bisogna percorrere strade neppure segnate sulle mappe.
Il rappresentante di Gornja Maoca spiega così la presenza delle bandiere nere.
Secondo Edis Bosnic, barbone islamico d’ordinanza, ”la bandiera e la scritta è una testimonianza di fede che dice "Non c'è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta”. Peccato, però, che sia anche il vessillo usato dai tagliagole.
I bambini giocano con i kalaschnikov di legno. Da queste case è partito per la Siria, uno dei leader dei combattenti bosniaci, Nusret Imamovic, sulla lista nera americana dei terroristi.
Dragan Lukac, il ministro dell’interno della Repubblica serba in Bosnia, lancia l’allarme:
Abbiamo delle informazioni su possibili minacce dei radicali islamici per la visita del Papa, il 6 giugno,
ci sono commenti on line sul fatto che non ha nulla a che fare con Sarajevo - rivela il ministro - convinto, però, che la polizia bosniaca garantirà la massima sicurezza alla visita.
Husein Bosnic detto Bilal è sotto processo a Sarajevo con l’accusa di arruolare i volontari della guerra santa che dall’Europa, compresa l’Italia, vanno a combattere in Siria. E non solo....
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16 luglio 2019 | Quarta repubblica | reportage
I migranti da Sarajevo all'Italia
In Bosnia ci sono ottomila migranti che vogliono passare il confine croato per venire in Italia
Si infilano anche di giorno nelle piantagioni di granturco
E in campo aperto corrono per non farsi individuare dalle pattuglie della polizia croata che utilizza pure i droni
Attraverso la boscaglia, che i migranti chiamano giungla, ci mettono dieci giorni a piedi per raggiungere Trieste
Siamo arrivati sul confine europeo della Croazia in mezzo al nulla
Fra i 100 e 200 migranti arrivano ogni sera con il treno da Sarajevo nell’imbuto della Bosnia nord occidentale
Sono giunti fino a qui lungo la rotta balcanica via Turchia, Grecia, Macedonia e Serbia
La polizia federale carica i migranti su un pullman per rimandarli indietro verso la parte serba della Bosnia, ma è una farsa
Si incamminano lungo la strada asfaltata… e spariscono….
il giorno dopo riprendono il cammino verso i campi di accoglienza del cantone di Bihac vicini al confine croato
A Vuciak, che significa tana del lupo, è stata montata una tendopoli
Sono in 500, soprattutto pachistani e bengalesi, che non scappano dalle guerre come questo gruppetto
Gli scontri fra migranti, per soldi o telefonini, sono all’ordine del giorno
La Bosnia nord occidentale è una grande Lampedusa terrestre dove sono passati dal 2017 20mila migranti illegali diretti in Europa
E la popolazione è esasperata
Il “gioco” così i migranti chiamano il viaggio clandestino dalla Bosnia
Ogni giorno escono dai campi con zaino e sacco a pelo e si dirigono alla stazione degli autobus
L’autista compiacente che ha fatto pagare il biglietto il doppio scarica i migranti all’incrocio per la Croazia
A ridosso del confine si fermano e si nascondono nelle case abbandonate
Si muovono soprattutto con il buio grazie ai percorsi su Google map inviati via telefonino da chi ce l’ha fatta
ma solo il 10% passa al primo tentativo. I croati li intercettano con le camere termiche, li pestano e rimandano in Bosnia dopo averli sequestrato anche le scarpe
E i migranti ritentano il gioco dell’oca anche venti volte fino a quando non arrivano a Trieste
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