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Articolo
15 aprile 2015 - Attualità - Italia - Il Giornale
Libia, Turchia e Balcani: ecco le rotte prese d’assalto da migliaia di disperati
Le rotte della valanga di clandestini, che si sta riversando in Italia sono tre: la più importante parte dalla Libia, un'altra via mare dalla Turchia e la direttrice terrestre attraverso i Balcani. Il Giornale è in possesso della mappe del traffico di uomini preparate dall'intelligence. Solo un mese fa il responsabile dell'agenzia europea Frontex, Fabrice Leggeri, aveva lanciato l'allarme: «In Libia ci sono dai 500mila al milione di migranti pronti a partire».
La mappa dello scenario africano indica con delle frecce rosse i paesi di partenza dei clandestini: Burkina Faso, Benin, Nigeria, Repubblica Centroafricana, Somalia, Etiopia, Eritrea, Sudan. Tutti diretti in Libia attraverso la porosa frontiera sudanese o quella del Niger. Alcuni punti di transito e parte dei percorsi nel deserto sono controllati da gruppi di terroristi islamici, che garantiscono la sicurezza ai trafficanti incassando un pizzo del 10%. A Zwuara, il porto della Libia occidentale da dove parte la maggioranza dei disperati verso l'Italia, ogni barcone genera un giro medio d'affari di 150mila euro.
La mappa del traffico indica con dei cerchietti verdi «i centri di accoglienza e detenzione» dei migranti in Libia, in attesa di venir smistati per l'imbarco. A Tripoli utilizzano anche la famigerata prigione del colonnello Gheddafi, Abu Saleem ed un centro di vicino all'aeroporto. Il campo più grande con una capienza ufficiale di 3mila persone, ma sempre sovraffollato, è quello di Gharyan, nella parte nord occidentale del paese. Il controllo è affidato alla milizia della 9° brigata formalmente sotto il comando del ministero della Difesa di Tripoli.
Il centro di Birak è sprofondato nel deserto del Sahara, come quello di Sabha nella Libia meridionale, una parte del paese in mano a milizie, trafficanti e terroristi. Le partenze avvengono anche dalla costa nord orientale. A Garabuli è attivo un altro centro per i migranti poco distante dalla città-stato di Misurata. Anche nella zona di Bengasi, in Cirenaica, dove sventolano le bandiere nere del Califfo, esistono campi di detenzione e smistamento dei clandestini.
Nell'Ovest vengono segnalati i centri di Al-Zawiyah, Zliten e Surman, a metà strada fra Tripoli e Sabrata, che sarebbe controllato direttamente dai miliziani filo Califfato di Ansar al Sharia.
Lo «scenario migratorio Mediterraneo» indica le rotte soprattutto dei siriani, che partono dalle coste vicino alla città turca di Mersin. Barconi e piccole navi si dirigono in Egitto, dove fanno scalo fra Il Cairo ed Alessandria per ripartire verso Sicilia e Calabria. Nel 2014 sono arrivati in Italia oltre 170mila migranti, in gran parte via mare, in fuga non solo dalle guerre, ma per motivi economici. Frontex ha definito l'ondata sulle nostre coste «come il flusso più alto, in un singolo paese, nella storia dell'Unione europea». Da gennaio a marzo sono sbarcati in Italia 7882 migranti, il 43% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Solo nelle ultime 48 ore abbiamo recuperato in mare altre 2851 persone. Si tratta delle prime avvisaglie di cosa ci aspetta con il periodo estivo preferito dagli scafisti per le buone condizioni del mare.
L'ultima grande rotta è «la direttrice terrestre dalla Siria verso i paesi europei» attraverso Turchia, Bulgaria, Romania ed Ungheria. Dallo scorso anno i bulgari hanno cominciato ad erigere un «muro» di 140 chilometri sulla frontiera turca per arginare gli ingressi illegali. I clandestini intercettati si sono già ridotti ad un terzo rispetto al 2013. Se il «muro» funziona i trafficanti di uomini lo evitano battendo le vecchie rotte balcaniche via Macedonia, Kosovo, Serbia e la frontiera colabrodo di Subotica con l'Ungheria. Una volta nell'Unione europea i clandestini si dirigono verso il blocco tedesco, i paesi del nord Europa e pure l'Italia.
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[continua]

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
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Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
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Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
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Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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