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08 ottobre 2015 - Attualità - Iraq - Il Giornale
Gli Usa ci spingono in guerra “Così in Libia comamderete voi”
I russi hanno lanciato 26 missili da crociera dalle loro navi nel Mar Caspio, che dopo aver percorso 1500 chilometri sono andati a colpire obiettivi dei ribelli estremisti in Siria. Nelle stesse ore a Roma il segretario della Difesa americano, Ash Carter, ha incontrato per due ore il ministro della Difesa Roberta Pinotti su Libia, fronte mediorientale e Afghanistan. I missili lanciati da quattro russe navi nel mar Caspio hanno sorvolato Iran e Iraq prima di piombare sui bersagli in Siria. L'annuncio è stato dato dal presidente russo Putin, assieme al ministro della Difesa Shoigu. Putin ha anche rivelato «l'idea interessante del presidente francese Hollande: provare a unire gli sforzi governativi e del cosiddetto Esercito libero siriano». Hollande intervenendo alla riunione plenaria del Parlamento europeo ha in parte smentito: «Sappiamo che non sarà possibile riavvicinare l'opposizione democratica con chi massacra il popolo siriano». Mosca, però, non demorde ed il ministero degli Esteri annuncia di essere pronto a stabilire contatti con i ribelli dell'Esercito libero siriano «per discutere dell'avvio di un processo di soluzione politica della crisi siriana attraverso trattative fra il governo e l'opposizione patriottica». Anche il governo di Baghdad potrebbe chiedere a breve l'appoggio aereo di Mosca secondo Hakim al-Zamili, della Commissione Sicurezza del Parlamento, che giudica «finora inefficaci» i raid della coalizione guidata dagli Usa. Ieri comunque secondo il Pentagono almeno un velivolo militare americano ha dovuto modificare la sua rotta mentre sorvolava la Siria per evitare di avvicinarsi in maniera troppo pericolosa ad un jet russo. Il segretario alla Difesa Usa, Carter in ogni caso insiste con l'Italia per utilizzare i caccia nei bombardamenti. Per ora i 4 Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi schierati in Kuwait (con 2 droni Reaper e un'aerocisterna KC-767A) sono stati impiegati solo in missioni di ricognizione. Questo mese i carabinieri che addestrano la polizia antiterrorismo irachena a Baghdad aumenteranno a 100 uomini. Non è escluso di potenziare lo schieramento in Kuwait con altri due caccia bombardieri ed i piani dei militari prevedono il dispiegamento di corpi speciali nel nord dell'Iraq. Le prime aliquote del 9° reggimento Col Moschin sono già arrivati al sud, nella zona sciita, ma solo per addestrare. Nel nord comandiamo la missione europea che ha già formato 4200 combattenti curdi. I corpi speciali francesi e americani, però, operano in prima linea al fianco dei Peshmerga. Se i nostri caccia bombarderanno ci sarà bisogno almeno dei parà del 185° reggimento acquisizione obiettivi. Carter è in visita in Europa soprattutto per la minaccia terroristica dalla Libia, dove l'Italia dovrebbe prendere il comando di un intervento dell'Onu che non arriva mai. «Il Mediterraneo è stato il focus del nostro incontro. Abbiamo affrontato un'analisi approfondita delle missioni Mare Sicuro e EuNavForMed» a guida italiana ha spiegato Pinotti. E sull'Afghanistan gli americani auspicano che l'Italia rimanga ad Herat con almeno 500-800 uomini. Sarà la Nato a prendere «gli impegni per garantire la nostra presenza nel futuro immediato dell'Afghanistan - ha dichiarato Carter - non ci sono dubbi che questo succederà: faremo in modo che vi siano contingenti e strutture necessarie ad una transizione autosufficiente». Ieri è venuto alla luce un altro incubo dell'Occidente. Secondo l'agenzia stampa Ap, l'Fbi e la polizia moldava hanno sgominato ad inizio anno il tentativo di vendere materiale nucleare alle bandiere nere. «Puoi costruire una bomba sporca che sarebbe perfetta per lo Stato islamico» aveva sottolineato a Chisinau, Valentin Grossu, il contrabbandiere di morte arrestato, che voleva 2,5 milioni di euro per abbastanza cesio da contaminare una città. Il tentativo di vendere materiale nucleare in Moldavia, proveniente dagli ex arsenali sovietici, è il quarto sventato negli ultimi anni.
[continua]

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Sei anni dopo la strage non si fermano le polemiche sulla mancata sicurezza della base e sulle responsabilità dei comandanti.

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Iraq
Raid italiani in Iraq?
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