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Intervista
21 febbraio 2019 - Prima - Siria - Il Giornale
“Così la mia Leica mi ha salvato gli occhi Pensavo di morire ma tornerò al fronte”
Il volto segnato dalle ferite, la mano fasciata e schegge dappertutto, ma forte e ottimista come sempre. Il fotoreporter Gabriele Micalizzi, ricoverato all\\\'ospedale milanese San Raffaele, racconta come è sopravvissuto ad un razzo (...)
(...) Rpg lanciato dalle bandiere nere nell\\\'ultima sacca dello Stato islamico nella Siria sud orientale.
Cosa ricordi del momento in cui sei stato colpito?
«Il fruscio mortale dell\\\'Rpg. Ho capito subito che era un razzo dal rumore metallico che fende l\\\'aria. Il combattente curdo davanti a me è stato colpito in pieno. L\\\'ho visto esplodere in mille pezzi. Poi ricordo il colore giallo dell\\\'esplosione, che mi ha scaraventato a terra come un lancio di dadi. Vedevo il cielo. Il primo pensiero è stato: porca tro..., mi hanno preso».
E poi?
«Non riuscivo ad alzarmi e a muovermi. Ero convinto che sarei morto. Mi sono toccato per primo il braccio sinistro dove c\\\'era un buco. Ci ho infilato dentro il dito. Poi l\\\'occhio sinistro, che era molle come se fosse un uovo à la coque. Cominciavo a vedere sempre meno. La faccia era piena di sangue, ma non sentivo dolore».
Pensavi veramente di non farcela?
«Uno, due, tre minuti..., mi sono chiesto: quanto tempo ci vuole per morire? Ad un certo punto mi sento tirare su dai combattenti curdi. Non riuscivo ad appoggiarmi sulle gambe. Mi hanno trascinato di sotto per caricarmi sul blindato. Volevo fumare l\\\'ultima sigaretta. Ho cercato di prendere il pacchetto nella tasca dei pantaloni, ma le dita della mano erano maciullate».
Chi ti ha prestato i primi soccorsi?
«Adam, il consigliere per la sicurezza della Cnn. Mi ha bendato la testa e il volto. Gli ho chiesto: come sono i miei occhi? E ha risposto: Fottuti».
Cosa stavi facendo sul tetto?
«Seguivo l\\\'avanzata dei curdi sotto il fuoco jihadista. Con il fotografo brasiliano Gabriel Cheim abbiamo raggiunto la postazione del comandante Baghuz, che era sul tetto. Mi ha mostrato una bandiera nera dell\\\'Isis davanti a noi e ho scattato una foto. Poco dopo è arrivato il razzo. Baghuz era dietro al soldato caduto ed è stato ferito gravemente. Non dobbiamo mai dimenticare che i curdi combattono anche per noi».
Volevano colpire un giornalista?
«Il razzo era mirato perché sono terroristi e vogliono colpire gli occidentali».
Come ti sei salvato?
«Le schegge più importanti le ha assorbite il giubbotto antiproiettile, che si è sfasciato. Pure l\\\'elmetto, insanguinato e ammaccato all\\\'altezza della tempia, ha resistito. La Leica, che stavo usando per le foto, mi ha riparato gli occhi».
Come ti hanno evacuato?
«Dopo il blindato, sul retro di un pick up dove hanno steso un materasso. Abbiamo viaggiato per due ore e mezza su una strada piena di buche. Prendevo sonore capocciate ad ogni scossone, ma non morivo».
I curdi ti hanno portato ad una base americana...
«Quando siamo arrivati Mustafa Bali, il portavoce delle forze democratiche siriane (che hanno sconfitto l\\\'Isis ndr) mi ha chiesto cosa dovevano fare. Ci eravamo salutati il giorno prima, sulla linea del fronte. Tu eri partito, ma ancora in Siria. Ho chiesto subito di mandarti dei messaggi vocali. Questo è uno: Ciao Fausto sono incasinato, mi devono operare agli occhi. Riesci a portarmi in Italia? Non lasciarmi qui. Ti abbraccio forte».
Quando hai capito che eri in salvo?
«Quando sono stato spogliato e infilato in una specie di guscio protettivo. Non ci vedevo, ma era chiaro che stavo decollando con un elicottero».
E una volta atterrato a Baghdad al Role 3, l\\\'ospedale da campo Usa più attrezzato dell\\\'area?
«Mi hanno operato agli occhi. Al risveglio dall\\\'anestesia continuavo a non vedere. Allora il medico mi ha forzato l\\\'apertura delle palpebre dell\\\'occhio sinistro e mi sono visto il suo faccione davanti. Poi ho sentito una vocina: Gabriele, ciao, sono Francesca. Mi hanno mandato ad accudirti. Era un sottufficiale delle forze armate italiane preparata al primo soccorso. È arrivato anche il comandante della task force dei nostri corpi speciali. Mi sentivo finalmente al sicuro». 
Tornerai al fronte?
«Certo».
Fausto Biloslavo
[continua]

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25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Maaalula: i tank governativi che martellano i ribelli
Il nostro inviato in Siria, Fausto Biloslavo, torna nel mezzo dei combattimenti fra le cannonate dei carri armati

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18 febbraio 2016 | Terra! | reportage
La guerra dei russi in Siria
Chi l’avrebbe mai pensato di ritrovarmi faccia a faccia con i russi in Siria. Negli anni ottanta, durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, il faccia a faccia con l’Armata rossa mi costò sette mesi di galera a Kabul. Gli inviati Fausto Biloslavo, Sandra Magliani, Lorena Bari e Anna Migotto documentano la guerra in Siria, l’immigrazione, i profughi, i morti ed i bombardamenti L’immigrazione, la guerra in Siria, i morti, i profughi che premono alle frontiere della Turchia cercando un varco per l’Europa, i bombardamenti.

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radio

23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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