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23 dicembre 2019 - Attualità - Libia - Il Giornale
La Libia è sempre più lontana dall’Italia Haftar sequestra una nave e minaccia i voli
Fausto Biloslavo
La marina libica del generale Khalifa Haftar ha bloccato una nave con bandiera ombra, ma equipaggio turco, costringendola ad attraccare a Ras Lanuf, terminal petrolifero nell\\\'Est del Paese. Il generale minacci anche i voli civili. Ha denunciato il volo di un Boeing 747-412 partito da Istanbul e diretto in Libia, con un carico di equipaggiamento militare. Il portavoce dell\\\'Esercito nazionale libico, Ahmad al-Mismari ha messo in guardia dall\\\'uso di aerei civili per trasportare armi: «L\\\'esercito colpirà e abbatterà ogni aereo» che porta armi.
Un\\\'escalation annunciata che troverà l\\\'Italia con il classico cerino in mano delle danze diplomatiche mente tanti altri Paesi forniscono armi. I turchi avrebbero già inviato un centinaio di uomini in ricognizione per preparare l\\\'intervento di 5mila soldati al fianco del governo di al Serraj riconosciuto dall\\\'Onu. Il punto di sbarco sarebbe la base navale di Al Qoms fra Misurata e Tripoli. «Ci penseranno due volte e probabilmente opteranno soprattutto per l\\\'appoggio aereo, ma se arrivasse un contingente turco le truppe egiziane entrerebbero da Est, in Cirenaica in appoggio ad Haftar» teme una fonte occidentale de il Giornale in prima linea a Tripoli.
E neanche i russi stanno a guardare. Un video ha ripreso per la prima volta un paio di combattenti bene attrezzati a sud di Tripoli, con tratti che sembrano caucasici. Probabilmente contractor della Wagner, la società di sicurezza russa vicina al Cremlino. «Le nostre stime indicano che ci sono un migliaio di specialisti russi o di ex paesi sovietici dalla parte di Haftar» spiega un\\\'altra fonte del Giornale in Libia.
La marina di Bengasi ha fermato al largo della Libia un mercantile che batterebbe bandiera di Grenada con equipaggio turco sospettando che trasporti armi. Sul terreno le truppe di Haftar, che attendono l\\\'invio di carri armati egiziani, avanzano lentamente alla periferia della capitale conquistando un campo militare nel quartiere di Salah ad Din, ad otto chilometri dal centro. Blindati turchi nuovi di zecca sono appena arrivati per sostenere le milizie di Misurata che difendono Tripoli. Il conflitto si sta intensificando con i bombardamenti aerei non solo sui cieli della capitale. Tre notti fa sono stati colpiti con ripetuti raid degli obiettivi a Misurata, la Sparta libica. I depositi di armi o le basi si trovano nella zona aeroportuale e nello scalo c\\\'è il nostro ospedale militare con 300 uomini, che hanno costruito un dedalo di bunker anti aerei. Haftar ha il predominio dei cieli e i turchi, grazie al memorandum sulla sicurezza firmato il 27 novembre con Tripoli, potrebbero intervenire proprio con l\\\'arma aerea. Ieri il neo sultano, Recep Tayyip Erdogan, ha ribadito che «valuteremo tutti i mezzi di sostegno militare, via terra, mare e aria, se necessario».
L\\\'offensiva diplomatica Ue tanto caldeggiata dall\\\'Italia con la recente visita di Di Maio a Tripoli e Bengasi sta facendo acqua da tutte le parti. Il ministro degli Esteri greco ha rotto il fronte europeo incontrando ieri non solo Haftar, ma pure il primo ministro del governo non riconosciuto dalla comunità internazionale di Al Baida.
[continua]

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29 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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26 marzo 2011 | TG4 | reportage
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31 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
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Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
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09 marzo 2011 | Panorama | intervento
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02 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Una nube nera su tutta Tripoli

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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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