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Artcolo
27 giugno 2020 - Interni - Italia - Il Giornale
Ora il garante dei detenuti vuole arrestare i dl Salvini
Il garante dei detenuti dovrebbe occuparsi soprattutto di carceri, ma nella presentazione della relazione annuale al Parlamento sembra il megafono delle Ong estremiste. Mauro Palma ha spaziato dai decreti sicurezza dell\'allora ministro dell\'Interno, Matteo Salvini, che vanno buttati nel cestino al controllo di Frontex, in nome dei diritti dei migranti passando per i Centri dei clandestini da rimpatriare «peggio delle carceri». Un intervento politico da talebano dell\'accoglienza, mentre in mare la nave Ocean Viking ha già recuperato in due giorni 118 migranti da portare in Italia e Mare Jonio cerca di fare lo stesso davanti alla città libica di Homs, nonostante il pericolo contagio. «Mi auguro che il governo mantenga l\'impegno di cambiare i decreti sicurezza () perché sono indicatori di culture che fanno in qualche modo individuare il migrante come nemico da osteggiare» ha sostenuto il garante a margine della presentazione. Palma incalza nella relazione sottolineando «l\'attesa e più volte annunciata revisione dei decreti sicurezza» che «assuma i rilievi sollevati dal presidente della Repubblica».
Salvini, segretario della Lega, gli ha risposto duramente: «Io sono stato scelto dagli italiani, il garante dei delinquenti da chi è stato eletto?». La faccenda può diventare un caso politico, dopo l\'uscita di ieri mattina del capo politico grillino Vito Crimi. I pentastellati sembravano voler rimandare l\'affossamento dei decreti sicurezza proprio alla ripresa degli sbarchi, con migranti infetti, che fa temere un\'ondata estiva. A sorpresa Crimi ha dichiarato su Rai 3 che i decreti sicurezza «mi piacciono in parte» e «qualche modifica certamente va fatta».
Gli affondi filo migranti di Palma sono continuati sui Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di chi non ha diritto a restare in Italia. Il garante, che già voleva «liberare» i clandestini durante l\'isolamento dettato dalla pandemia, è convinto che la situazione dei Cpr sia «peggiore di quella degli istituti di pena, se non altro per il vuoto di tutela che la caratterizza». Il garante, sirena delle Ong, spiega che «resta aperto l\'interrogativo della legittimità, certamente non formale, ma sostanziale, di tale restrizione». Però ammette che nel 28% dei casi i clandestini non viene trattenuto «per mancata convalida da parte dell\'autorità giudiziaria o proroga».
Poi si espande a livello europeo sposando un classico cavallo di battaglia dei talebani dell\'accoglienza: «Senza un passo indietro del legislatore e un ripensamento globale delle politiche di gestione delle frontiere, il Mediterraneo rischia tuttora di rimanere teatro di violazioni». E si scaglia contro Frontex, agenzia Ue di controllo delle frontiere, non si capisce bene con quale mandato. «Rimane la perplessità di fondo legata alla mancanza di un reale meccanismo di controllo esterno a Frontex che risponda in pieno al principio di terzietà del controllore sul controllato» spiega Palma. Il garante dei detenuti in Italia vorrebbe stoppare «l\'autonomia e l\'indipendenza assegnate alla super agenzia europea». Secondo Palma, che sogna in grande, si pone «un problema di bilanciamento rispetto ad attività potenzialmente in grado di entrare, in molti casi pesantemente, in conflitto con i diritti fondamentali delle persone migranti coinvolte nelle operazioni gestite da Frontex». E ovviamente, come se fosse una sorta di ministro degli Esteri, attacca «l\'inconciliabile contrapposizione logica tra la previsione di un\'area di ricerca e soccorso di competenza libica e l\'impossibilità di ritenere la Libia un place of safety, cosa di cui nessuno può dubitare».
[continua]

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14 marzo 2015 | Tgr Friuli-Venezia Giulia | reportage
Buongiorno regione
THE WAR AS I SAW IT - L'evento organizzato dal Club Atlantico giovanile del Friuli-Venezia Giulia e da Sconfinare si svolgerà nell’arco dell’intera giornata del 10 marzo 2015 e si articolerà in due fasi distinte: MATTINA (3 ore circa) ore 9.30 Conferenza sul tema del giornalismo di guerra Il panel affronterà il tema del giornalismo di guerra, raccontato e analizzato da chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo motivo sono stati invitati come relatori professionisti del settore con ampia esperienza in conflitti e situazioni di crisi, come Gianandrea Gaiani (Direttore responsabile di Analisi Difesa, collaboratore di diverse testate nazionali), Fausto Biloslavo (inviato per Il Giornale in numerosi conflitti, in particolare in Medio Oriente), Elisabetta Burba (firma di Panorama), Gabriella Simoni (inviata Mediaset in numerosi teatri di conflitto, specialmente in Medio Oriente), Giampaolo Cadalanu (giornalista affermato, si occupa di politica estera per La Repubblica). Le relazioni saranno moderate dal professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste. POMERIGGIO (3 ore circa) ore 14.30 Due workshop sul tema del giornalismo di guerra: 1. “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” - G. Gaiani, G. Cadalanu, E. Burba, F. Biloslavo 2. “Il freelance, l'inviato e l'addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” G. Simoni, G. Cuscunà, cap. B. Liotti

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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.

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21 settembre 2012 | La Vita in Diretta | reportage
Islam in Italia e non solo. Preconcetti, paure e pericoli


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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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