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Reportage
11 settembre 2020 - Sito - Bosnia - Il giornale.it |
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"Noi, ultima linea di protezione. Poi i migranti saranno in Italia" |
BIHAC - Mustafa Ružnić è il primo ministro del Cantone di Una Sana nel nord ovest della Bosnia al confine con la Croazia, che subisce il maggiore impatto della rotta balcanica dei migranti diretti verso l’Italia. La popolazione e le proteste di piazza contro l’immigrazione illegale chiedono che chiuda i campi di accoglienza, ma la decisione finale spetta a Sarajevo. Il 31 agosto è stato predisposto un piano che va parzialmente in questa direzione da attuare, teoricamente, in poche settimane. La situazione è esplosiva e Ružnić concede al Giornale un’ intervista esclusiva. Quanti migranti sono passati attraverso la Bosnia e il cantone di Bihac che lei amministra? “Nel 2018 sono stati 24mila, l’anno dopo 49mila e nella prima metà del 2020 ci risultano 30mila. Oltre 100mila migranti in gran parte illegali e se guardiamo il loro percorso verso l’Europa, l’85% si è diretto in Italia e solo il 15% verso Austria, Germania e altri paesi Ue”. Esiste una soluzione per fermare la rotta balcanica in Bosnia? “La soluzione della crisi dei migranti nel nostro paese è chiudere il confine orientale (con la Serbia da dove arrivano provenienti da Turchia, Grecia ed ex Jugoslavia nda). Possiamo farlo in due modi: il primo è mobilitare le risorse a disposizione delle nostre agenzie di polizia inviando 2000 agenti sulla frontiera per sigillarla e bloccare gli arrivi. La seconda è impiegare l’esercito, ma potrebbe creare problemi con Belgrado”. La popolazione locale è esasperata. Non teme la “caccia” al migrante? “A causa del costante e maggiore influsso di migranti sono aumentate le attività criminali con oltre 4mila reati negli ultimi tre anni compresi furti, incendi di case private e delitti anche più seri. Per questo motivo i cittadini stanno reagendo attraverso proteste di piazza”. Ci sono persone pericolose fra i migranti? “Sugli oltre 100mila passati dal Cantone di Una Sana i veri rifugiati da zone di guerra sono appena il 10%. L’80% dei migranti arriva da 47 paesi diversi e di questa massa di persone sospettiamo che il 30% abbia un passato criminale o collegamenti con organizzazioni terroristiche”. Ha un messaggio per l’Italia? “Quello che accade oggi nel nostro Cantone accadrà domani nel Nord d’Italia. Chiedo al vostro paese e all’ambasciata italiana a Sarajevo di aiutare le nostre forze di polizia. Siamo l’ultima linea di protezione per i paesi dell’Unione europea”. f.bil. |
[continua] |
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18 luglio 2019 | Tg4 | reportage
Il "gioco" della rotta balcanica
(are you going to play the game?)
Il “gioco” così i migranti della rotta balcanica chiamano il viaggio clandestino dalla Bosnia all’Italia
Ale Siljdedic portavoce polizia
Negli ultimi due anni sono passati nel nostro cantone dai 15mila a 20mila migranti
La Bosnia è un imbuto con almeno 8mila migranti, come questi algerini, giunti dalla Turchia che ogni giorno cercano in qualsiasi modo di arrivare nell’Unione europea
L’autista compiacente che ha fatto pagare il biglietto il doppio scarica i migranti all’incrocio per la Croazia
Prima del calare del buio i migranti si fermano per rifocillarsi a un passo dalla casa di un bosniaco che ha lavorato per anni in Italia
(Edin Brkic)
Vicino al confine i migranti si nascondono in case diroccate
e marciano di notte per avvicinarsi ai punti di passaggio
Come questo valico apparentemente non sorvegliato, ma i croati usano le camere termiche per individuare nel buio i clandestini
I migranti ci provano anche di giorno a raggiungere la Croazia
infilandosi nelle piantagioni di mais per non farsi vedere
e nei campi aperti si mettono a correre nella speranza di non venire notati dalle pattuglie croate,
che hanno a disposizione anche droni
i croati, se intercettano i migranti li rimandano in Bosnia sequestrandogli tutto, pure le scarpe
Siamo arrivati alla frontiera con l’Europa in mezzo alla boscaglia
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16 luglio 2019 | Tg4 | reportage
Bosnia, Lampedusa terrestre
In Bosnia, una gigantesca Lampedusa terrestre, arrivano un centinaio di migranti al giorno. E si incamminano verso il nostro paese per entrare in Europa
00. 12 - “Non ho documenti. Tutti noi del Bangladesh adesso andiamo in Italia”
E prima di affrontare i dieci giorni di viaggio soprattutto a piedi consultano le mappe con i campi minati della guerra nell’ex Yugoslavia
Uno dei punti di partenza è questa tendopoli allestita dalle autorità a Vucjak nella Bosnia nord occidentale
La croce rossa locale fa quelle che può distribuendo viveri per circa 500 migranti in gran parte pachistani e addirittura nepalesi, che tentano più volte di arrivare a Trieste
00.50 “Sono dell’Afghanistan e sto viaggiando da 4 anni per venire in Europa. Ieri sono stato deportato dalla Slovenia di nuovo in Bosnia”
E la tensione è alle stelle con scontri etnici fra i migranti. Secondo la polizia locale sono stati registrati negli ultimi mesi 489 incidenti spesso per soldi o telefonini
Soprattutto a Bihac dove i migranti si incontrano per strada
1.23- “Chi ti ha assalito. Chi?”
“Penso afghani e pachistani”
“Altri migranti?”
“Altri migranti”
Al campo di Vuciak, che significa tana del lupo, l’acqua arriva con le autopompe.
Solo nel cantone di Bihac, sul confine più a nord ovest con la Croazia, ci sarebbero 4500 migranti in 5 centri e altri in sistemazioni private.
Li aiutano anche alcune volontarie italiane
1.53 - Mirian Ong delle Acli
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08 aprile 2015 | TG5 | reportage
Bandiere nere in Bosnia e minacce al Papa
In Bosnia, ad un passo dall’Italia, sventolano le bandiere nere dell’Islam che ricordano quelle dei tagliagole che combattono in Siria.
Sperduti fra boschi e colline non sono pochi i villaggi roccaforti dei salafiti, come Osve dove sembra di vivere in un emirato talebano con le donne coperte dalla testa ai piedi.
Fra le case di Osve, una volta villaggio serbo, sventola la bandiera nera.
Il figlio di Hamdo, Emrah Fojnica, si è fatto saltare in aria a 23 anni. Assieme a lui sarebbero partiti da quest’area una ventina di mujaheddin.
Per raggiungere i villaggi roccaforte degli estremisti bisogna percorrere strade neppure segnate sulle mappe.
Il rappresentante di Gornja Maoca spiega così la presenza delle bandiere nere.
Secondo Edis Bosnic, barbone islamico d’ordinanza, ”la bandiera e la scritta è una testimonianza di fede che dice "Non c'è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta”. Peccato, però, che sia anche il vessillo usato dai tagliagole.
I bambini giocano con i kalaschnikov di legno. Da queste case è partito per la Siria, uno dei leader dei combattenti bosniaci, Nusret Imamovic, sulla lista nera americana dei terroristi.
Dragan Lukac, il ministro dell’interno della Repubblica serba in Bosnia, lancia l’allarme:
Abbiamo delle informazioni su possibili minacce dei radicali islamici per la visita del Papa, il 6 giugno,
ci sono commenti on line sul fatto che non ha nulla a che fare con Sarajevo - rivela il ministro - convinto, però, che la polizia bosniaca garantirà la massima sicurezza alla visita.
Husein Bosnic detto Bilal è sotto processo a Sarajevo con l’accusa di arruolare i volontari della guerra santa che dall’Europa, compresa l’Italia, vanno a combattere in Siria. E non solo....
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