I libri degli altri
Pupoli
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autore: Massimo Cetin
editore: emme&emme
anno: 2005
pagine: 52
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L’ombra di un vecchio lampione, il muso zozzo di un maiale, celebrità di passaggio e sprazzi di cronaca si mescolano in questo cocktail fotografico, che riflette la sua bellezza in un’asciutta ma incisiva semplicità. “Pupoli”, il titolo scelto dall’autore, Massimo Cetin, triestino doc, non poteva essere più appropriato.
Anche lui ha fatto parte dell’ avventura corsara di TriesteOggi, armato di macchine fotografiche sempre a tracolla e della spavalda buona volontà dei giovani alle prime armi. A qualsiasi ora del giorno e della notte, Massimo era ed è sempre pronto a immortalare una notizia. Con il passare degli anni e l’aumento della bravura non si è mai montato la testa adattandosi a fare un po’ di tutto nel mondo bislacco dell’informazione e dell’editoria locale.
Le fotografie di “Pupoli” sono un biglietto da visita che parla da solo. Da situazioni apparentemente banali, Massimo riesce a fissare nello scatto il particolare o la curiosità trasformando ogni fotografia in una storia. Per deformazione professionale mi colpiscono le immagini di cronaca accomunate dalla capacità di acchiappare la notizia con uno scatto, che si tratti della tragedia dei Balcani o dei clandestini alla ricerca dell’Eldorado occidentale.
Animali e paesaggi, però, vengono “catturati” dall’obiettivo nella stessa maniera. Un gatto, un cane, un pollaio o le colline toscane diventano istantanee da appendere a casa al posto di un quadro.
Spero che Massimo non si monti la testa con queste parole, ma alcuni scatti mi ricordano lo stile del grande maestro della fotografia Henri Cartier-Bresson.
La scelta del bianco e nero è doppiamente giusta tenendo conto che a breve cesserà la produzione della gloriosa carta per la stampa B/N, utilizzata in camera oscura da tanti di noi.
Dopo le lodi è lecita, anzi doverosa, qualche critica, a cominciare dalla raccolta sconclusionata delle immagini, senza un filo denominatore comune. D’altro canto è pur vero che questo biglietto da visita si intitola “Pupoli”. Per scrivere le poche righe a disposizione avevo fra le mani solo una bozza del lavoro, ma spero che da qualche parte sia prevista la faccia simpatica e sempre giovane dell’autore, anche se i veri fotografi non si vedono mai, perché per loro parlano le immagini che scattano.
Non amo il termine portfolio, abusato da tutti, ma auspico che l’idea si moltiplichi con l’intento di promuovere la fotografia di qualità che vive anche a Trieste. Il motivo è semplice: Massimo, assieme ad altri fotografi, spesso sottovalutati, sono gli “occhi” della nostra città.
FAUSTO BILOSLAVO